A chi interessano le primarie del Pd?

Manca poco più di un mese all’elezione del nuovo segretario ma, tra questionari complicati e scarso interesse degli elettori, queste primarie potrebbero segnare un record negativo
ANSA
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Nella seconda metà di febbraio si terranno le elezioni primarie per eleggere il nuovo segretario del Partito democratico, il decimo dalla sua fondazione nel 2007. 

La votazione rappresenta la tappa finale del cosiddetto «congresso costituente», una serie di eventi, assemblee e discussioni interne al partito volute dall’attuale segretario Enrico Letta e iniziate il 24 novembre con la nomina del «comitato costituente». Questo gruppo di personalità ed esperti, provenienti non solo dal mondo della politica, ha il compito di redigere il «manifesto dei valori e dei principi» del «nuovo Partito democratico».

Tuttavia, a poco più di un mese dalla conclusione di questo lungo processo di trasformazione, l’attenzione nei confronti del Partito democratico e il suo congresso sembra essere piuttosto bassa. 

Le primarie sono in crisi

Su questa mancanza di partecipazione influiscono con ogni probabilità due fattori generali: il clima di disaffezione dalla politica diffuso in tutta Italia, che ha determinato per esempio l’affluenza più bassa di sempre tra i grandi Paesi Ue alle scorse elezioni politiche, e la ridotta portata delle primarie di partito, che anche nelle precedenti tornate faceva una certa difficoltà a convincere i cittadini – inclusi quelli vicini alle istanze del Partito democratico – ad andare a votare per il nuovo segretario.

Ma anche in anni recenti il giorno delle primarie una buona parte della base del partito si recava comunque alle urne: nel 2013, quando fu eletto per la prima volta segretario Matteo Renzi, gli elettori furono quasi tre milioni, mentre nel 2019 le primarie vinte da Nicola Zingaretti registrarono circa un milione e 600 mila voti. Oggi invece, secondo i commentatori, un risultato di quegli ordini di grandezza sembra essere «irraggiungibile», nonostante gli oltre cinque milioni di voti presi dalla lista del Pd alle elezioni del 25 settembre.

L’interesse del pubblico

Al momento non sono disponibili sondaggi o stime che possano quantificare a che punto sia l’interesse per il congresso del Partito democratico e le primarie per la segreteria, a cui ad oggi concorrono in quattro: le deputate Elly Schlein e Paola De Micheli, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il deputato Gianni Cuperlo. Il termine per presentare le candidature è il 27 gennaio, quindi almeno in teoria sono possibili aggiunte dell’ultima ora.

Un primissimo indizio dell’interesse per le primarie può arrivare da una ricerca su Google Trends, lo strumento che analizza la popolarità delle ricerche fatte sul web dagli utenti: nei 30 giorni che vanno dal 4 dicembre al 4 gennaio le ricerche nella sezione “Notizie” relative a “primarie Pd” sono state in media 20 volte minori rispetto ad altri temi d’attualità come “Meloni” e “Ucraina”, mentre la distanza si accorcia se invece di “primare Pd” si inserisce la sola sigla “Pd”.
Figura 1. Il confronto tra la quantità di ricerche Google su “primarie Pd” rispetto a “Meloni” e “Ucraina”  - Fonte: Google Trends
Figura 1. Il confronto tra la quantità di ricerche Google su “primarie Pd” rispetto a “Meloni” e “Ucraina” - Fonte: Google Trends

«Fort Alamo»

Giuditta Pini, deputata del Partito democratico tra il 2013 e il 2022, ha confermato a Pagella Politica che l’attenzione dell’elettorato nei confronti del processo di trasformazione del Partito democratico sembra essere ai minimi termini. Per Pini però, questo risultato è frutto di una precisa volontà degli attuali vertici del partito: «Questa fase costituente così lunga e complicata, di cui nessuno ha capito l’utilità, è in realtà una precisa strategia della segreteria attuale di chiudere il dibattito fuori e dentro il partito e chiudere la dirigenza in una specie di Fort Alamo, allo scopo di controllare il più possibile il processo di trasformazione del Pd». 

Il dibattito, secondo Pini, è stato spostato dalla proposta politica, e quindi dall’identità del partito, alla scelta delle alleanze con gli altri partiti, «preferendo nei fatti la tattica alla politica». Infine, oltre alle strategie della direzione, per l’ex deputata a raffreddare il dibattito sul futuro del Pd contribuisce anche una questione territoriale: «Da emiliana sono contenta, ma il fatto che i tre principali candidati alla segreteria provengano tutti dall’Emilia-Romagna non sta aiutando a mantenere alta l’attenzione sul tema nel resto del Paese».

Organizzare e comunicare

«Più che lamentarsi della provenienza dei candidati, bisognerebbe chiedersi perché dal resto d’Italia, e soprattutto dal Sud, non sono arrivate candidature», ha detto a Pagella Politica Sandra Zampa, senatrice e membro della segreteria nazionale del Partito democratico, considerata politicamente vicina a Romano Prodi: «Dobbiamo riuscire a trasmettere, specie ai giovani, l’idea che partecipando a processi politici come un congresso di partito qualcosa può cambiare». 

Per fare ciò, secondo Zampa i candidati alla segreteria dovrebbero farsi carico della comunicazione in questa fase di cambiamento, compiendo uno sforzo collettivo per creare una discussione proficua e coinvolgente sui temi più importanti anche attraverso l’uso dei social network e delle piattaforme. «Chi vuole guidare un partito è bene che si occupi da subito anche dei suoi problemi, uno dei quali è proprio quello relativo all’organizzazione», ha continuato la senatrice. «Persone vicine al Pd, molto preparate, mi chiedono come fare per seguire o partecipare alle fasi congressuali, ignorando l’esistenza di strumenti come la Bussola: se questo avviene a Bologna, figuriamoci nelle altre aree d’Italia».

Anche per Zampa infatti, di questa prima fase del congresso costituente «è passato poco all’esterno, anche per come è stata costruita. Ma so che al momento il comitato costituente sta discutendo su una serie di temi che saranno nel nuovo Manifesto. Siamo tutti curiosi di conoscere i risultati di questo lavoro, ma è questione di giorni».

I posticipi e le smentite

In ogni caso, la fase costituente dovrà necessariamente incrociarsi con il confronto fra i candidati alla segreteria, come ha detto a Pagella Politica il deputato Andrea De Maria, che sostiene la candidatura di Bonaccini: «Mi aspetto molta partecipazione al nostro congresso e in particolare alle primarie, perché noi non siamo il partito di un leader ma una grande comunità politica. Certo dovremo essere attenti a promuovere un dibattito in positivo, di grande solidarietà e rispetto, ma ci sono tutte le condizioni per farlo. Sono convinto che usciremo dalle primarie più forti e più uniti».

Se, quindi, il lavoro di questi mesi sarà fondamentale per determinare il futuro del partito, alcuni esponenti del Pd nei giorni scorsi avevano proposto di posticipare di una settimana la data delle primarie, in modo da proseguire il dibattito sui temi ma anche distanziare ulteriormente l’elezione del nuovo segretario dalle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, previste per il 12 e 13 febbraio, una settimana prima delle primarie. 

A queste due importanti tornate elettorali il Partito democratico si presenta in coalizione con Azione-Italia viva nel Lazio e con il Movimento 5 stelle in Lombardia, e c’è chi pensa che il risultato delle urne possa in qualche modo influenzare l’elezione del segretario. I vertici del partito hanno inizialmente smentito qualsiasi ipotesi di rinvio, confermando la data iniziale del 19 febbraio per l’elezione del successore di Enrico Letta, ma secondo un’indiscrezione de La Stampa le primarie potrebbero effettivamente slittare al 26 febbraio in seguito a un accordo tra i candidati. Una decisione ufficiale non arriverà comunque prima dell’11 gennaio, giorno in cui si riunirà la direzione del partito.

“La Bussola”

Quella che ha subito una proroga è stata invece la scadenza per la compilazione de “La Bussola”, un documento simile a un questionario sviluppato in collaborazione con la fondazione tedesca di studi politici Friedrich Ebert Stiftung (Fes) e la società di ricerche di mercato e consulenza Ipsos. Presentato a inizio dicembre, la Bussola punta a essere «un importante strumento di orientamento della discussione» per la «definizione dell’identità e del profilo del nuovo Pd», che ha l’obiettivo di «stimolare il dibattito» su una serie di temi attraverso un questionario articolato in tre sezioni: “Perché”, “Come” e “Cosa”. Inizialmente, il termine per la compilazione del documento era previsto per il 3 gennaio, ma è stato poi posticipato all’8 con una comunicazione sui social.

L’ufficio stampa del Partito democratico ha dichiarato a Pagella Politica che al momento le “Bussole” completate sono oltre 11 mila, ma le modalità di compilazione del documento non sono molto chiare e diversi commentatori hanno espresso dubbi sull’utilità dell’operazione. Il questionario infatti è corposo, composto da 11 pagine e 22 quesiti – tra risposte multiple e domande aperte – alcuni dei quali piuttosto ripetitivi, ma soprattutto non è chiaro a chi si rivolga, se ai partecipanti al congresso, alla comunità degli iscritti oppure a tutto il bacino elettorale del Partito democratico.

Secondo l’ufficio stampa del partito il documento è arrivato via mail a chiunque abbia aderito al “percorso per il congresso costituente”, partito a ottobre con una lettera del segretario Letta e a cui ci si può iscrivere attraverso un form online. Ma l’annuncio sui social della proroga per la sua compilazione non specifica nulla a riguardo e rimanda solo a un link contenente un semplice file Pdf, che non può essere compilato online e che non fornisce alcuna indicazione su dove (o come) vada inviato una volta completato. Uno dei commenti perplessi che circolano su Twitter infatti è: «Ok, ma una volta compilato dove lo mando?».

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