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Sì, nel 2014 Salvini faceva «scenate» contro l’aumento dei pedaggi e ora li aumenta

| 05 gennaio 2023
La dichiarazione
«Nel 2014 il deputato Salvini faceva scenate sui pedaggi. Nel 2023 aumentano le tariffe e il Ministro Salvini tace»
Fonte: Twitter | 4 gennaio 2023
Michael Gaida/Pixabay
Michael Gaida/Pixabay
Verdetto sintetico
Il leader di Italia viva ha sostanzialmente ragione
In breve
  • L’11 gennaio 2014, insieme a diversi militanti della Lega Nord, Salvini si era rifiutato di pagare un pedaggio autostradale in segno di protesta contro i rincari delle tariffe autorizzati all’epoca dal governo Letta. TWEET
  • Quasi nove anni dopo, il 31 dicembre 2022, il governo Meloni, di cui Salvini è ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, ha disposto un nuovo aumento dei pedaggi autostradali a partire dal 1° gennaio 2023. TWEET
Il 4 gennaio il leader di Italia viva Matteo Renzi ha pubblicato un video sul suo profilo Twitter in cui ha commentato i recenti aumenti dei prezzi alla pompa dei carburanti e dei pedaggi autostradali, criticando le recenti scelte del governo Meloni. «Nel 2014 il deputato Salvini faceva scenate sui pedaggi. Nel 2023 aumentano le tariffe e il Ministro Salvini tace», ha scritto Renzi nel tweet che accompagna il video.

Abbiamo verificato e, al netto del giudizio politico, sui fatti Renzi ha ragione: nove anni fa Salvini protestava contro gli aumenti dei pedaggi, mentre oggi no. 

Le «scenate» di Salvini contro i pedaggi

Il video pubblicato dal leader di Italia viva include lo spezzone di un altro video, risalente a gennaio 2014, in cui Salvini si rifiuta di pagare il pedaggio e strappa l’avviso di mancato pagamento a un casello autostradale, una delle «scenate» a cui fa riferimento Renzi nel suo Tweet. Al tempo Salvini era già segretario della Lega Nord (la precedente denominazione della Lega), ma ricopriva l’incarico di europarlamentare e non quello di «deputato», come ha invece scritto Renzi erroneamente nel suo tweet.

Il video completo del gesto di Salvini venne pubblicato da Repubblica l’11 gennaio 2014. Quel giorno, insieme ad altri militanti della Lega, Salvini aveva deciso di protestare contro l’aumento dei pedaggi autostradali, disposto a partire dal 1° gennaio 2014 da Maurizio Lupi, all’epoca ministro dei Trasporti del governo guidato da Enrico Letta (Partito democratico). «Con una crisi economica senza precedenti, il Governo autorizza altri aumenti dei pedaggi autostradali! Sabato 11 gennaio alle ore 11 giornata di presidi ai caselli delle autostrade: io non pago!», aveva scritto Salvini su Facebook il 5 gennaio, annunciando la sua presenza ai caselli.
L’11 gennaio, quindi, Salvini andò con la sua auto al casello di Cavaria, sulla autostrada A8, quella che porta da Milano a Gallarate, e, dopo essersi fermato, si rifiutò di pagare il pedaggio, strappando l’avviso di pagamento.

Gli aumenti delle tariffe

Il pedaggio autostradale è l’importo che si paga per l’utilizzo dell’autostrada. Ricordiamo che in Italia le autostrade sono di proprietà dello Stato, ma la loro gestione è affidata in concessione a società private, come Astm Spa, o a partecipazione pubblica, come Anas e Autostrade per l’Italia.

Dopo il 2014, l’importo dei pedaggi è aumentato anche negli anni successivi, sia durante il governo Renzi, all’inizio del 2015 e del 2016, sia durante il governo Gentiloni, nel 2017 e nel 2018. Il sistema che determina il prezzo dei pedaggi è complesso. In sostanza, come abbiamo spiegato in un altro nostro fact-checking sul tema, fino al 2018 lo Stato riconosceva ai concessionari aumenti annuali di pedaggio pari al 70 per cento dell’inflazione. A settembre 2018, il primo governo Conte, quello sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 stelle, ha poi approvato il decreto “Genova”, che stabiliva le regole per la ricostruzione del Viadotto Polcevera (noto anche con il nome di “ponte Morandi”) a Genova, crollato due mesi prima. Tra le varie cose, questo decreto ha stabilito il nuovo sistema dei tariffari dei pedaggi, introducendo il metodo del price cap, in italiano “limite di prezzo”. In sostanza, si è stabilito un tetto massimo per gli aumenti, da ridefinire ogni cinque anni.

Al di là di queste modifiche, il 31 dicembre 2018 il primo governo Conte ha comunque bloccato gli aumenti dei pedaggi sul 90 per cento delle autostrade italiane per il 2019. Successivamente, sia durante il secondo governo Conte che durante il governo Draghi, questo blocco è stato di fatto prorogato nel 2020, nel 2021 e nel 2022, attraverso i decreti “Milleproroghe”.

Il 31 dicembre 2022, il governo Meloni ha autorizzato un aumento dei pedaggi dal 1° gennaio 2023 pari in media al 2 per cento, attraverso un decreto interministeriale firmato proprio dall’attuale ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e da quello dell’Economia e delle finanze Gianfranco Giorgetti. Al momento, il testo del decreto non è ancora pubblicamente disponibile sui siti istituzionali.

Secondo diverse fonti stampa, Salvini avrebbe giustificato i rincari sui pedaggi, sostenendo che si sarebbe rischiato anche un aumento maggiore, pari al 5 per cento. Al momento, però, Salvini non ha rilasciato nessuna dichiarazione pubblica sul tema, nemmeno sui suoi profili social.

Il verdetto

Secondo Renzi, nel 2014 Salvini «faceva scenate» contro l’aumento dei pedaggi autostradali, mentre oggi aumentano le tariffe e «tace». 

Abbiamo verificato e, al di là del giudizio politico, il leader di Italia viva ha sostanzialmente ragione sui fatti. L’11 gennaio 2014, Salvini si era rifiutato di pagare un pedaggio autostradale in segno di protesta contro i rincari delle tariffe disposti all’epoca dal governo Letta. Nove anni dopo, il governo Meloni, di cui Salvini è ministro delle Infrastrutture dei trasporti, ha disposto un nuovo aumento dei pedaggi autostradali per il 2023.

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