Nelle prime ore della mattinata di mercoledì 21 dicembre, la Commissione Bilancio della Camera dei deputati ha concluso l’esame degli emendamenti per modificare il disegno di legge di Bilancio per il 2023. L’arrivo del testo in aula alla Camera è atteso per giovedì 22 dicembre, per poi essere votato il giorno successivo. Successivamente, il provvedimento passerà al Senato, dove dovrà essere approvato entro il 31 dicembre.

Il disegno di legge di Bilancio è stato approvato il 22 novembre dal Consiglio dei ministri e poi il testo ufficiale è stato trasmesso al Parlamento il 29 novembre. Di fronte all’aula della Camera, i relatori di maggioranza Silvana Comaroli (Lega), Roberto Pella (Forza Italia) e Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia) presenteranno il nuovo e definitivo testo della manovra, modificato in commissione, su cui il governo porrà la questione di fiducia, per evitare un ulteriore dibattito parlamentare.

Per sette giorni, il disegno di legge di Bilancio è di fatto rimasto bloccato nella Commissione Bilancio della Camera, dove sono stati esaminati, anche con il prosieguo dei lavori durante le notti, gli emendamenti al testo originario, presentati dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega) attraverso una serie di “pacchetti”. Questi pacchetti, che contenevano modifiche riguardanti una serie di temi economici come i pagamenti con il Pos, il taglio al reddito di cittadinanza e l’aumento delle pensioni minime, sono stati oggetto di lunghe discussioni tra la maggioranza e l’opposizione. L’approvazione di questi emendamenti da parte della commissione, riunitasi in ultima battuta il 20 dicembre, non è stata priva di tensioni e la riunione è andata avanti tutta la notte, con il via libera definitivo ai relatori che è arrivato solo nella mattina del 21 dicembre. 

Tra le opposizioni, uno dei gruppi che ha criticato di più l’operato dei partiti della maggioranza è stato quello di Azione-Italia viva. Il 20 dicembre, il deputato Luigi Marattin ha infatti annunciato di aver «abbandonato i surreali lavori della commissione» perché la maggioranza non era «pronta ad approvare modifiche alla legge di Bilancio». Stando al racconto della nottata fornito dai deputati di Azione-Italia viva, la discussione avrebbe raggiunto toni piuttosto accesi. I deputati dei due partiti avrebbero infatti abbandonato la commissione in seguito alle offese del ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fratelli d’Italia), che avrebbe dato del «miracolato» a Marattin per la sua elezione a deputato, secondo la ricostruzione di Matteo Richetti (Azione).

Un altro momento di scontro è avvenuto in seguito alla presentazione di un emendamento che prevede la possibilità di abbattere la fauna selvatica (con particolare riferimento ai cinghiali) per motivi di sicurezza stradale, anche nei centri urbani. Secondo i deputati Marco Grimaldi e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi-Sinistra, questa modifica al testo è stata «tenuta nascosto» dal governo ed è stata approvata a lavori quasi conclusi, «violando le regole» tra maggioranza e opposizione. «È vergognosa l’arroganza con la quale la maggioranza di destra ha approvato l’emendamento», ha scritto Bonelli il 21 dicembre su Twitter.

Polemiche e tensioni ci sono state, e continuano a esserci, anche all’interno della stessa maggioranza di governo. Secondo diverse fonti stampa, i partiti di opposizione sono riusciti a far cancellare un emendamento che prevedeva una sorta di “scudo penale” per alcuni reati fiscali, tra cui i mancati pagamenti al fisco delle società calcistiche di Serie A. Il principale partito sostenitore di questa proposta era Forza Italia, che non avrebbe preso bene la cancellazione dell’emendamento. «Il nostro atteggiamento preventivo e di ferma opposizione ha dato i suoi frutti», ha invece dichiarato il presidente del Movimento 5 stelle commentando la «grande vittoria» ottenuta in Commissione Bilancio, mentre la capogruppo alla Camera del Partito democratico Debora Serracchiani in serata si era detta «pronta a far saltare il banco», annunciando di fatto l’opposizione del suo partito alla misura.