Il governo vuole aiutare le squadre di calcio indebitate con il fisco

Dopo alcuni ripensamenti, l’emendamento “Salva Serie A” dovrebbe finire nella legge di Bilancio, permettendo di pagare i debiti rateizzati su cinque anni
ANSA
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Negli ultimi giorni, in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati, stanno entrando nel vivo le modifiche al disegno di legge di Bilancio per il 2023, che dovrà essere approvato dal Parlamento entro la fine dell’anno. Secondo fonti stampa, dopo vari rinvii, il governo Meloni avrebbe deciso di introdurre nel testo un emendamento, già rinominato “Salva calcio” o “Salva Serie A”, per aiutare le società sportive, in particolare quelle calcistiche, a pagare i debiti con il fisco contratti durante la pandemia di Covid-19. 

Alcuni politici dell’opposizione hanno subito criticato questa proposta. Il 20 dicembre, per esempio, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha scritto su Twitter che il governo vuole regalare «890 milioni alle società di Serie A». In un video, l’ex presidente del Consiglio ha inoltre definito la proposta del governo «una marchetta ai presidenti di un calcio pieno di debiti».

In che cosa consiste di preciso la proposta del governo? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.

Che cos’è il “Salva calcio”

L’emendamento “Salva calcio” ha avuto una storia piuttosto travagliata: la sua presenza nel disegno di legge di Bilancio è stata al centro di numerose polemiche, tanto che lo stesso governo ha cambiato più volte idea sull’argomento.

Al momento, il testo ufficiale dell’emendamento non è disponibile, ma, salvo sorprese, sarà inserito nel testo del disegno di legge di Bilancio che dovrebbe essere votato alla Camera entro Natale. Tuttavia, il contenuto del provvedimento è già stato diffuso da alcune fonti stampa che ne hanno visionato la bozza. Nello specifico, il “Salva calcio” consiste in una rateizzazione dei debiti contratti dalle società sportive nei confronti dell’Agenzia delle entrate, che potranno essere pagati in 60 mesi, ossia cinque anni con una penale pari al 3 per cento del totale.

Negli ultimi anni, specialmente in seguito allo stop dovuto alla pandemia, le società sportive, in particolare quelle calcistiche di Serie A, hanno accumulato diversi debiti con il fisco, dovuti alla sospensione delle imposte Irpef e dei contributi previdenziali, prorogata anche dalla legge di Bilancio per il 2022. Non ci sono dati precisi su quanti soldi debba incassare il fisco dalle società calcistiche, ma esistono comunque alcune stime. Secondo un’inchiesta di inizio dicembre del Fatto Quotidiano, il totale dei mancati versamenti da parte delle società di calcio professionistico (dunque delle leghe di Serie A, B e C) ammonterebbe a circa 800 milioni di euro. Questo dato è stato confermato anche da Il Sole 24 Ore, secondo cui tra i tra i 500 e i 600 milioni di euro riguarderebbero la Serie A. 

Oltre alla rateizzazione del debito, nell’emendamento potrebbe essere presente anche una sorta di “scudo” che annulli le sanzioni penali e sportive previste per le società e i manager che non saldano entro il 22 dicembre le ritenute Irpef e i contributi Inps.

Non è ancora chiaro se questo “scudo” rientrerà o meno nel nuovo emendamento. Tuttavia, è probabile che il testo della misura sarà uguale o molto simile a quello presentato il 6 dicembre da un gruppo di senatori di maggioranza e opposizione e a prima firma di Dario Damiani (Forza Italia), quando, in occasione dell’approvazione del cosiddetto decreto “Aiuti quater”, si parlò per la prima volta di “Salva-calcio”. In quel caso però il governo aveva bocciato l’emendamento di Damiani a causa del parere contrario del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Il calcio non è un mondo a parte», aveva dichiarato a riguardo il ministro dello Sport Andrea Abodi, annunciando la sua contrarietà a qualsiasi rateizzazione speciale del debito.

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