Il Parlamento ha creato la commissione d’inchiesta sulla mafia

La proposta di legge è stata approvata definitivamente dal Senato. Tra le altre cose dovrà vigilare sull’effettiva applicazione delle norme dello Stato contro le associazioni criminali
ANSA/IGOR PETYX
ANSA/IGOR PETYX
Mercoledì 1° marzo il Senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia e sulle altre associazioni criminali. Le commissioni d’inchiesta parlamentare sono organi interni della Camera e del Senato, previsti dall’articolo 82 della Costituzione, che si occupano di approfondire questioni di pubblico interesse e indagano con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Per costituire una commissione d’inchiesta, il Parlamento deve per l’appunto approvare una progetto di legge dove vengono precisati gli scopi, la composizione, i poteri, l’organizzazione interna e il tetto di spese per il funzionamento.
Il testo sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla mafia è frutto dell’unione di cinque proposte presentate alla Camera sullo stesso tema: una a firma del gruppo del Partito democratico, una di Fratelli d’Italia, una della Lega, una di Forza Italia e una del gruppo di Azione-Italia viva. Prima di ottenere il via libera definitivo del Senato, il 31 gennaio il testo unificato aveva ottenuto l’approvazione della Camera con un’ampia maggioranza: 288 voti favorevoli e un astenuto, il deputato Antonino Iaria (Movimento 5 stelle). 

Al momento la commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie è la seconda commissione d’inchiesta creata dal Parlamento in questa legislatura, dopo quella sul femminicidio, istituita il 1° febbraio. La nuova commissione sulle mafie è bicamerale: sarà composta da 25 senatori e 25 deputati, scelti rispettivamente dal presidente del Senato e dal presidente della Camera in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. La commissione sarà guidata da un presidente e da un ufficio di presidenza che saranno nominati dai membri della commissione stessa. Tra i suoi compiti, la commissione dovrà vigilare sull’effettiva applicazione delle norme dello Stato contro la mafia e le altre associazioni criminali e valutare la penetrazione in Italia delle mafie, sia italiane che straniere. Ogni anno e al termine dei lavori, ossia alla fine della diciannovesima legislatura, la commissione dovrà presentare una relazione al Parlamento. Come ogni commissione parlamentare di inchiesta, anche quella contro le mafie potrà chiedere l’accesso a documenti, interrogare testimoni e disporre perquisizioni, ma non potrà accertare responsabilità penali e stabilire condanne. Questi compiti spettano infatti all’autorità giudiziaria attraverso un processo penale. 

Come tutte le commissioni di inchiesta, la commissione sulle mafie avrà un costo di funzionamento: 300 mila euro l’anno, metà a carico del bilancio della Camera e metà a carico del bilancio del Senato. Se l’attuale legislatura dovesse terminare alla sua scadenza naturale, a ottobre 2027, la commissione d’inchiesta sulle mafie potrebbe quindi costare al Parlamento fino a 1,5 milioni di euro. 

La commissione d’inchiesta sulle mafie non è una novità della politica italiana. La prima commissione parlamentare sulla criminalità organizzata è stata istituita per la prima volta nel 1962 e, da allora, è stata riproposta nuovamente all’inizio di ogni legislatura. Al termine di una legislatura, infatti, le commissioni di inchiesta terminano il loro mandato e devono essere istituite nuovamente all’inizio della legislatura successiva. 

Come abbiamo spiegato in un altro nostro approfondimento, nella storia repubblicana la maggior parte delle commissioni d’inchiesta non ha dato grandi risultati, fatta eccezione per alcuni casi, come quello della commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta da Tina Anselmi, che contribuì a far luce su quell’organizzazione eversiva, e quella sulla mafia, che per l’appunto è stata istituita nuovamente.

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