Che cosa c’è di vero nella storia di Letta che si candida senza il simbolo del Pd

Pagella Politica
Aggiornamento 30 agosto, ore 15:30 – Dopo aver ricevuto la sua risposta, abbiamo aggiornato il pezzo, aggiungendo anche il simbolo del candidato del centrodestra a Siena, Tommaso Marrocchesi Marzi, sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia.

 

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Nelle ultime ore diversi parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia hanno criticato il segretario del Partito democratico Enrico Letta, colpevole – a detta loro – di candidarsi a Siena per un posto alla Camera dei deputati senza usare il simbolo del suo partito. «Il segretario del Pd si vergogna così tanto del suo partito che è disposto persino a nascondere il suo simbolo?», ha scritto il 29 agosto la presidente di Fdi Giorgia Meloni. «Lo capiamo perfettamente. Come dargli torto».

Che cosa c’è di vero in questa storia? Cerchiamo di capire come stanno davvero le cose.

Di quali elezioni stiamo parlando

Domenica 3 e lunedì 4 ottobre si terranno le elezioni suppletive della Camera dei deputati per il collegio uninominale della circoscrizione n. 12 della Toscana, che raggruppa al suo interno oltre 30 comuni, tra cui quello di Siena.

Stiamo parlando di elezioni suppletive perché va riempito il posto da deputato lasciato vacante nel 2020 da Pier Carlo Padoan – ex ministro dell’Economia, eletto deputato con il Pd nelle politiche del 2018 proprio nel collegio uninominale circoscrizione di Siena – per andare a occupare il ruolo di presidente di Unicredit.

Come abbiamo spiegato diverse volte in passato, l’attuale legge elettorale – il cosiddetto Rosatellum – assegna una parte dei seggi con il metodo proporzionale e una parte con il metodo maggioritario. Detta in parole semplici, il primo assegna il numero dei segni in proporzione al numero dei voti ricevuti dai singoli partiti; con il secondo un seggio viene vinto dal candidato che ha preso più voti in valore assoluto. L’esistenza dei collegi uninominali ha proprio questa finalità: come suggerisce il nome, in questi collegi viene candidato un solo nome, per partito o coalizione, e vince il seggio chi prende anche solo un voto in più degli avversari.

L’annuncio di Letta

Il 29 agosto il segretario del Pd Letta ha pubblicato sui social il simbolo con cui parteciperà alle elezioni del 3-4 settembre 2021, per poter entrare come deputato in Parlamento. La candidatura di Letta – tornato segretario del Pd a marzo 2021 – ha iniziato a prendere corpo a inizio giugno, per poi diventare ufficiale a luglio.

Il simbolo presentato da Letta – depositato, come vogliono le regole elettorali, presso la Corte d’Appello di Firenze – è di colore rosso, con la scritta “con Enrico Letta”, senza alcun simbolo di partito (Figura 1).
Figura 1. Il simbolo con cui Enrico Letta si candida alle suppletive di Siena
Figura 1. Il simbolo con cui Enrico Letta si candida alle suppletive di Siena
Dunque è vero che il simbolo con cui Letta si candida nel collegio di Siena non presenti il logo e nessun richiamo al Partito democratico. Ma non necessariamente la ragione di questa scelta sta nel «vergognarsi» del proprio partito.

Lo stesso Letta ha motivato sui social il simbolo, scrivendo che è stato «scelto per privilegiare allargamento e spirito di coalizione. «Cerco il più largo consenso possibile», ha dichiarato il segretario del Pd il 29 agosto, a margine della Festa dell’Unità di Milano. «Questo è un tentativo di iniziare un percorso per il futuro».

Come abbiamo detto prima, le elezioni di Siena riguardano un collegio uninominale e Letta ha ricevuto finora l’appoggio, oltre che del suo partito, di Italia viva, Movimento 5 stelle, Articolo 1-Movimento democratico e progressista (di cui è segretario il ministro della Salute Roberto Speranza) e altri partiti minori. Insomma, la stessa alleanza che ha supportato tra settembre 2019 e febbraio 2021 il secondo governo Conte.

«Io ne sono contento, e lo dice uno che è affezionato sia al simbolo che al partito», ha dichiarato a La Repubblica Andrea Valenti, segretario provinciale del Pd a Siena, commentando il simbolo di Letta. «Quando si decide di fare un progetto nuovo, che superi sia un solo partito che una somma di partiti ma voglia andare oltre ed aprirsi a tutti, qualcosa di nuovo davvero, serve un qualcosa di diverso in cui tutti possano riconoscersi».

Ricapitolando: la scelta di Letta di candidarsi con un simbolo neutro sarebbe dettata dal fatto di non dare maggiore peso al suo partito rispetto agli altri nella sua coalizione. È vero però che, in base alle regole elettorali, Letta avrebbe potuto depositare un contrassegno composito, con dentro tutti i simboli degli alleati, scelta graficamente più difficile da percorrere vista la ampia coalizione alle sue spalle.

Questa scelta è stata invece intrapresa da Tommaso Marrocchesi Marzi, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia, lo sfidante di Letta a Siena. Contattato da Pagella Politica, Marrocchesi Marzi ha voluto precisare di essere «un civico inserito in un contenitore politico che rappresenta la mia area di appartenenza», condividendo il simbolo con cui si presenterà al voto il 3-4 ottobre (Figura 2).
Figura 2. Il simbolo con cui Tommaso Marrocchesi Marzi si candida alle suppletive di Siena
Figura 2. Il simbolo con cui Tommaso Marrocchesi Marzi si candida alle suppletive di Siena

I precedenti di Bonaccini e Zaia

Prima di concludere, sottolineiamo che la polemica sulla scelta di Letta non è nuova all’interno del panorama politico italiano. Alle elezioni regionali di gennaio 2020 l’allora presidente, e ricandidato, Stefano Bonaccini del Partito democratico si era presentato alle elezioni supportato, tra gli altri, dalla lista “Bonaccini presidente”, dove non compariva il logo del Pd (presente invece nella lista ufficiale del partito). Anche in quell’occasione alcuni osservatori avevano sostenuto che Bonaccini si «vergognasse» del proprio partito, mentre il governatore si era difeso dicendo che la scelta era dovuto al supporto trasversale che stava ricevendo la sua ricandidatura.

Alle elezioni regionali di settembre 2020 una scelta simile a quella di Bonaccini era stata presa anche dal governatore leghista del Veneto Luca Zaia, la cui candidatura era sostenuta sia da una lista della Lega che dalla lista “Zaia presidente”, che nel simbolo non aveva rimandi alla Lega, come non li aveva il simbolo della coalizione. In quel caso la lista personale di Zaia aveva preso oltre il 46 per cento dei voti, mentre quella della Lega quasi il 17 per cento.

Per quanto riguarda le suppletive, anche a settembre 2020, in quelle per un seggio uninominale vacante alla Camera in Sardegna, il candidato Lorenzo Corda – supportato da Pd e M5s – si era presentato con un simbolo neutro, con scritto “Nord Sardegna con Lorenzo Corda”, senza riferimenti ai partiti (Figura 3).
Figura 3. Il simbolo di Lorenzo Corda alle suppletive di settembre 2020
Figura 3. Il simbolo di Lorenzo Corda alle suppletive di settembre 2020

In conclusione

Il 29 agosto il segretario del Pd Enrico Letta ha presentato il simbolo con cui si candiderà il 3-4 ottobre alle elezioni suppletive del collegio uninominale di Siena per la Camera dei deputati. Il simbolo, rosso con la scritta “con Enrico Letta”, non ha alcun rimando a quello del Pd, scelta che è stata molto criticata da diversi esponenti del centrodestra, tra cui Giorgia Meloni.

Letta ha motivato il simbolo neutro, spiegando di voler cercare «il più largo consenso possibile», visto che la sua candidatura è supportata da diversi partiti lontani tra loro, come M5s, Italia viva e Articolo 1.

In ogni caso, la scelta di Letta non è un unicum nel panorama politico italiano. Già in passato, in altre elezioni, candidati come Bonaccini e Zaia si sono presentati alle elezioni regionali con il supporto di liste a loro nome, senza però i loghi dei loro rispettivi partiti.

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