A quasi un anno e mezzo dalla sua approvazione, l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è ancora troppo poco trasparente. Già a dicembre 2021 avevamo spiegato come, di fatto, fosse impossibile per giornalisti, addetti ai lavori e comuni cittadini monitorare, anche solo a grandi linee, la spesa degli oltre 190 miliardi di euro che arriveranno all’Italia dall’Unione europea entro il 2026. Un discorso simile vale anche per il fondo complementare nazionale, che con oltre 30 miliardi di euro supporta vari progetti del Pnrr.

In questi mesi sono stati fatti alcuni passi avanti verso una maggiore trasparenza da parte delle istituzioni, per esempio con l’apertura di nuove sezioni sul sito Italia domani. Ma questi interventi sono ancora insufficienti. L’assenza di informazioni chiare e di dati rielaborabili, pubblicamente disponibili, è un problema perché non consente di chiedere conto alla politica di come sta procedendo il piano e se stiamo rispettando gli impegni presi con l’Europa. 

Per questo motivo, oltre 50 realtà del mondo civico hanno deciso di lanciare la campagna #ItaliaDomaniDatiOggi, per chiedere un maggiore impegno verso la trasparenza alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Come spiega Openpolis, una fondazione tra i firmatari della campagna, «le norme prevedono obblighi precisi in termini di trasparenza per quanto riguarda il Pnrr», ma «a oggi tali impegni non sono stati rispettati». Per esempio, la legge di Bilancio per il 2021, approvata dal governo Draghi, aveva impegnato il governo a rendere pubblici i dati di tutti i progetti del Pnrr per quanto riguarda le spese sostenute e gli interventi realizzati. Successivamente, un decreto del presidente del Consiglio dei ministri aveva chiarito che questi dati sarebbero dovuti essere messi a disposizione in un formato aperto e rielaborabile, dunque utilizzabile da tutti, dai giornalisti ai singoli cittadini.

Al momento, questa promessa non è stata ancora rispettata. Esiste il sistema ReGiS, sviluppato dalla Ragioneria generale dello Stato per permettere a tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del piano di caricare i dati e permettere un puntuale monitoraggio. Ma, al 1° dicembre, questo sistema non è accessibile alla cittadinanza.  

Nello specifico, la campagna #ItaliaDomaniDatiOggi ha chiesto l’impegno del governo su quattro punti: «la pubblicazione completa, tempestiva e in formato aperto dei dati relativi a tutti i progetti»; «la creazione di un’unica banca dati per le schede progetto e tutti i dati e informazioni utili a comprendere come il Pnrr impatterà sui singoli territori»; l’«aggiornamento costante, quantomeno trimestrale, dei dati»; la divulgazione degli «indicatori su cui si intende monitorare l’impatto dei progetti sulle tre priorità trasversali».

In base ai dati pubblicamente disponibili, sappiamo già per certo che quest’anno l’Italia spenderà meno risorse del Pnrr rispetto a quanto preventivato. Fino a oggi il nostro Paese ha già ricevuto 67 miliardi di euro e il governo Draghi aveva dichiarato l’obiettivo di spenderne circa 20,5 miliardi di euro entro la fine del 2021, circa la metà rispetto alla spesa preventiva con la tabella di marcia originaria. Il 1° dicembre, un articolo pubblicato su La Stampa ha anticipato che, sulla base di fonti ministeriali, la spesa entro la fine di quest’anno si aggirerà intorno ai 15 miliardi di euro, lontani anche dal traguardo fissato dal precedente governo.

Per seguire l’avanzamento del piano, suggeriamo di seguire gli approfondimenti e fact-checking di Pagella Politica sul tema; l’Osservatorio Recovery plan (Orep), un progetto indipendente del dipartimento di economia e finanza dell’Università di Roma Tor Vergata e di Promo Pa, fondazione che promuove l’innovazione nella pubblica amministrazione; il portale OpenPnrr di Openpolis; l’Osservatorio Pnrr del Sole 24 Ore; e gli aggiornamenti periodici realizzati dal Servizio studi della Camera dei deputati.

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