C’è poca trasparenza sul fondo complementare al Pnrr

A oggi è difficile sapere se gli oltre 30 miliardi di euro stanziati sono impiegati entro le scadenze previste. Alcuni ritardi sembrano comunque esserci
ANSA
ANSA
Gli oltre 190 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziati con prestiti e sovvenzioni a fondo perduto dall’Unione europea, non sono le uniche risorse stanziate entro il 2026 per rilanciare l’economia dell’Italia. Accanto al Pnrr esiste infatti un fondo complementare (il suo nome ufficiale è “Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr”), finanziato con 30,6 miliardi di euro di risorse nazionali, dunque non provenienti dall’Ue. Come suggerisce il nome, il suo obiettivo è quello di contribuire al finanziamento dei progetti del Pnrr e al raggiungimento delle finalità del piano, con investimenti a parte. 

Il fondo complementare è stato istituito con un decreto-legge a maggio 2021 e, come il Pnrr, prevede una serie di obiettivi da rispettare con tempistiche precise. A differenza del Pnrr, però, queste scadenze non sono soggette a un monitoraggio da parte dell’Ue, che in questo caso non ci mette i soldi. Il rispetto della tabella di marcia degli obiettivi resta comunque indispensabile per evitare che gli oltre 30 miliardi di euro siano spesi in ritardo e che eventuali rallentamenti possano danneggiare l’attuazione del Pnrr. 

Nonostante questo, sapere con precisione e in tempo reale come procede la realizzazione del fondo complementare resta un compito ancora difficile.

Gli interventi finanziati

Il fondo complementare al Pnrr finanzia 30 interventi: di questi, 24 ricevono risorse solo dal fondo complementare, mentre sei sono cofinanziati con il Pnrr. Tra le misure del Pnrr cofinanziate dal fondo complementare, c’è per esempio il superbonus 110 per cento, l’incentivo fiscale con cui lo Stato copre interamente le spese dei cittadini per gli interventi di efficientamento energetico.

La fetta più consistente degli oltre 30 miliardi del fondo sono destinati al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, guidato dal ministro tecnico Enrico Giovannini, che ha la responsabilità su 13 dei 24 programmi finanziati esclusivamente dal fondo complementare. Quasi 9,8 miliardi di euro andranno infatti spesi per finanziare, tra le altre cose, progetti relativi alle linee ferroviarie ad alta velocità. Al secondo posto, con quasi 6,9 miliardi di euro, c’è il Ministero dello Sviluppo economico, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, e al terzo posto la Presidenza del Consiglio dei ministri, con 3,5 miliardi di euro circa.

Le linee di intervento finanziate dal fondo complementare riguardano molti settori, dall’ampliamento dell’accesso ai servizi digital al rinnovo delle flotte degli autobus e delle flotte navali, passando per iniziative destinate al miglioramento della ricerca in ambito sanitario e assistenziale (qui è possibile scaricare tutti gli interventi del fondo complementare, con la loro descrizione).

Gli impegni da rispettare

Come abbiamo anticipato, a differenza del Pnrr, il fondo complementare non prevede il rispetto dei cosiddetti “traguardi” (chiamati in gergo tecnico milestone) e obiettivi (target) concordati con l’Ue. Ogni sei mesi le istituzioni europee valutano infatti il raggiungimento dei primi – che fanno riferimento al raggiungimento di risultati qualitativi (per esempio, l’approvazione di riforme o singoli provvedimenti normativi) – e dei secondi – che fanno riferimento a risultati quantitativi (per esempio, l’assunzione di un determinato numero di personale in un settore specifico) – per decidere se erogare all’Italia le rate che finanziano il Pnrr.

Anche il fondo complementare al Pnrr ha comunque una serie di tappe procedurali da rispettare, per far sì che la sua attuazione venga fatta nei tempi concordati. In totale, la tabella di marcia del fondo prevede 302 tappe da raggiungere tra il 2021 e il 2026, come mostra il Grafico 1, consultabile sul sito Italia domani, il portale ufficiale del Pnrr (qui è possibile scaricare tutte le tappe, con la loro descrizione).
Grafico 1. Le tappe previste dal fondo complementare del Pnrr – Fonte: Italia domani
Grafico 1. Le tappe previste dal fondo complementare del Pnrr – Fonte: Italia domani
Il 2022 è l’anno che prevede più obiettivi da raggiungere: ben 94, quasi un terzo del totale. Ma per un comune cittadino, un giornalista o una qualche fondazione interessata al tema, sapere a che punto è l’attuazione del fondo complementare, aggiornata al 12 luglio, è un compito tutt’altro che semplice. 

La scarsa trasparenza

Sul portale Italia domani è presente una sezione dedicata all’andamento del Pnrr, ma non del fondo complementare. Tra l’altro, anche questa sezione è lacunosa: ad oggi non è infatti possibile sapere qual è lo stato di avanzamento dei 55 obiettivi e traguardi previsti dal Pnrr entro la fine di dicembre 2022, ma solo quello delle scadenze passate.

Il sito ufficiale della Camera dei deputati, che periodicamente monitora l’avanzamento del Pnrr, nella pagina dedicata dal fondo complementare rimanda ai rapporti della Ragioneria generale dello Stato, che fa parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze e ha il compito di garantire la rigorosa gestione delle risorse pubbliche. 

Fino ad oggi, la Ragioneria generale dello Stato ha pubblicato tre report sull’andamento del fondo complementare: il primo è relativo alle scadenze al 30 settembre 2021, il secondo a quelle al 31 dicembre 2021, il terzo a quelle al 31 marzo 2022. Per il momento, a quasi due settimane dal 30 giugno, non è ancora stato pubblicato il report relativo alla prima metà di quest’anno: non è dunque possibile se il piano complementare stia procedendo in linea con gli impegni previsti.

I rapporti pubblicati negli scorsi mesi avevano comunque rivelato alcuni ritardi. In base al secondo report, due obiettivi su 47 erano stati completati solo parzialmente: uno riguardava il programma Polis, che punta a rilanciare i piccoli centri urbani consentendo ai cittadini di fruire di tutti i servizi pubblici in modalità digitale; il secondo riguardava il potenziamento di alcuni contratti nel settore agroalimentare, di competenza del Ministero delle Politiche agricole. Il terzo report aveva invece individuato, sui 25 obiettivi fissati per la fine di marzo scorso, tre obiettivi conseguiti solo in parte e due non conseguiti. Anche in questo caso, i due progetti citati in precedenza erano in ritardo.

L’11 luglio la fondazione Openpolis, che da anni promuove maggiore trasparenza nella politica italiana, ha pubblicato un suo monitoraggio sul piano complementare al Pnrr, condotto grazie al portale OpenPnrr, il cui obiettivo è quello di seguire come sono spesi non solo i soldi europei ma anche una parte di quelli italiani. Secondo Openpolis, sette su undici delle scadenze monitorate, previste entro il 30 giugno 2022, erano in ritardo. 

Quali sono le ragioni di questi ritardi sull’utilizzo dell’adozione delle risorse del fondo complementare? «Essendo risorse nazionali, il governo può decidere di gestirle con maggiore autonomia rispetto a quelle del Pnrr», ha sottolineato Openpolis. «Questo probabilmente spiega il perché di una maggiore flessibilità sul cronoprogramma definito».

Il percorso del fondo complementare è ancora lungo. Oltre ai prossimi sei mesi del 2022, mancano anche altri quattro anni: l’accumulo di ritardi può essere rischioso non solo per la realizzazione degli interventi esclusivamente finanziati dal piano complementare, ma anche per il Pnrr.

SOSTIENI PAGELLA

Leggi ogni giorno la newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana. Ricevi le nostre guide eBook sui temi del momento.
ATTIVA LA PROVA GRATUITA
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli