Il 2022 per il Pnrr è ancora lungo

Entro la fine dell’anno l’Italia dovrà rispettare 55 scadenze fissate con l’Unione europea per ricevere altri 21 miliardi di euro
ANSA
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Lo scorso 29 giugno il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha inviato alla Commissione europea la richiesta di ricevere la seconda rata degli oltre 190 miliardi di euro con cui l’Unione europea finanzierà, entro il 2026, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano. In base agli accordi presi con l’Ue, l’Italia doveva rispettare 45 scadenze entro la fine di giugno per poter richiedere i 21 miliardi di euro della seconda rata, dopo quelli ricevuti ad aprile per la prima. 

Le scadenze, che prevedevano l’approvazione di una serie di riforme e investimenti, sono state centrate tutte in tempo (qui il dossier della Camera), ma ora il governo dovrà concentrarsi su altri 55 impegni concordati con l’Ue e da completare entro la fine del 2022. In gioco c’è la terza rata del piano, che riguarda diversi obiettivi piuttosto spinosi per l’esecutivo.

Gli obiettivi per la fine del 2022

Le risorse messe a disposizione dell’Ue servono a raggiungere, entro date prestabilite, traguardi (chiamati in gergo tecnico milestone) e obiettivi (i target). Come spiega il regolamento europeo che ha istituito il fondo che finanzia il Pnrr, i traguardi fanno riferimento al raggiungimento di risultati qualitativi (per esempio, l’approvazione di riforme o singoli provvedimenti normativi), mentre gli obiettivi a risultati quantitativi (per esempio, l’assunzione di un determinato numero di personale in un settore specifico).

Entro il 30 giugno, l’impegno dell’Italia con l’Ue era quello di centrare 44 traguardi e un solo obiettivo, ossia l’assunzione di nuovo personale per gli uffici di processo della giustizia amministrativa. Entro la fine di dicembre 2022, gli obiettivi da raggiungere saranno 16, mentre i traguardi 39, per un totale di 55 impegni da rispettare [1].

Tra i vari obiettivi da portare a termine nei prossimi sei mesi, c’è l’avvio delle procedure di assunzione e l’entrata in servizio di quasi 8.800 dipendenti per gli uffici di processo dei tribunali penali e civili; l’aumento del 15 per cento rispetto al 2019 del gettito fiscale ottenuto con le cosiddette “lettere di conformità”, con cui l’Agenzia delle entrate avvisa i contribuenti non in regola con il fisco; la concessione di almeno 300 nuove borse di ricerca agli studenti e di almeno 7.500 posti letto aggiuntivi negli alloggi per gli studenti; e l’erogazione di 500 milioni di euro a sostegno delle imprese turistiche.

I 39 traguardi fanno riferimento a una serie di provvedimenti in diversi ambiti, dalla sanità all’istruzione, passando per la transizione ecologica e quella digitale. Entro la fine dell’anno, per esempio, dovrà essere completato il Polo strategico nazionale, un’infrastruttura che dovrà ospitare dati e servizi pubblici considerati critici o strategici. Ci sono poi i traguardi per l’aggiudicazione dei progetti per aumentare la resilienza delle reti del sistema elettrico, l’entrata in vigore del regolamento relativo alle concessioni portuali e l’adozione delle riforme del sistema di istruzione primaria e secondaria per migliorare i risultati scolastici.

Una delle sfide centrali per il governo e i ministeri sarà l’adozione dei vari decreti (i cosiddetti “decreti attuativi”) per rendere effettive le riforme della giustizia civile e penale, entrambe approvate alla fine dello scorso anno. Il Parlamento ha infatti delegato l’esecutivo guidato da Mario Draghi a intervenire in questi due ambiti della giustizia, indicando una serie di principi da rispettare. Ora però tocca al governo tradurre in concreto questi principi, adottando una serie di provvedimenti attuativi, su cui negli anni gli esecutivi hanno spesso accumulato ritardi. 

Discorso analogo vale anche per il disegno di legge annuale per la concorrenza, con cui l’esecutivo punta ad aumentare la concorrenza in settori come quello sanitario ed energetico. Il provvedimento sulla concorrenza, che tra le altre cose contiene la messa a gara delle concessioni balneari, è al momento all’esame della Camera, dopo l’approvazione del Senato e mesi di confronto tra i partiti della maggioranza. Tra i punti più contestati, c’è per esempio quello pensato per modernizzare il settore del trasporto pubblico non di linea, ossia i taxi. Anche se il testo dovesse essere definitivamente approvato dal Parlamento, entro la fine di dicembre andranno comunque adottati i vari decreti per rendere effettivo quanto previsto dalla legge annuale sulla concorrenza.

Quanti soldi ha già ricevuto l’Italia per il Pnrr

Fino a oggi, il nostro Paese ha ricevuto dall’Ue quasi 46 miliardi di euro per finanziare le misure del Pnrr. 

I primi 24,9 miliardi di euro sono stati erogati ad agosto 2021, come forma di prefinanziamento, poche settimane dopo l’approvazione definitiva del piano da parte dell’Ue. Gli altri 21 miliardi di euro sono arrivati ad aprile, come versamento della prima delle dieci rate di finanziamento del piano. In quel caso l’Ue aveva certificato che l’Italia aveva raggiunto le 51 scadenze fissate per la fine del 2021, dandole 10 miliardi di euro in sovvenzioni a fondo perduto e 11 miliardi di euro in prestiti. 

Il valore complessivo della prima rata era in realtà di 24,1 miliardi di euro, ma l’importo effettivamente versato è stato di 21 miliardi perché su ogni rata la Commissione Ue trattiene una quota per rimborsare il prefinanziamento iniziale di agosto scorso (Tabella 1).
Tabella 1. Scadenze e obiettivi delle rate del Pnrr – Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze
Tabella 1. Scadenze e obiettivi delle rate del Pnrr – Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze
Discorso simile vale per l’erogazione della seconda rata, richiesta di recente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In base alle regole europee, entro due mesi dalla richiesta la Commissione Ue deve valutare in via preliminare se gli obiettivi fissati per la prima metà del 2022 sono stati raggiunti «in maniera soddisfacente». Se l’esito della valutazione è positivo, toccherà poi al Comitato economico e finanziario, un organismo consultivo composto da alti funzionari di amministrazioni e banche centrali nazionali, adottare una decisione che autorizza l’erogazione dei fondi. Se dovessero essere seguite le stesse tempistiche per la prima rata, i soldi della seconda rata dovrebbero così arrivare tra settembre e ottobre.

Nel caso in cui l’Ue dovesse riscontrare alcune mancanze da parte dell’Italia nel raggiungimento degli obiettivi fissati per la prima metà del 2022 – ipotesi, al momento, remota – il pagamento, totale o parziale, della rata potrà essere sospeso.

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[1] Per una descrizione completa dei traguardi e degli obiettivi fissati per la fine del 2022, è possibile scaricare qui i dati messi a disposizione dal sito Italia domani, il portale ufficiale del Pnrr.

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