Lo scorso 29 giugno il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha inviato alla Commissione europea la richiesta di ricevere la seconda rata degli oltre 190 miliardi di euro con cui l’Unione europea finanzierà, entro il 2026, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano. In base agli accordi presi con l’Ue, l’Italia doveva rispettare 45 scadenze entro la fine di giugno per poter richiedere i 21 miliardi di euro della seconda rata, dopo quelli ricevuti ad aprile per la prima.
Le scadenze, che prevedevano l’approvazione di una serie di riforme e investimenti, sono state centrate tutte in tempo (qui il dossier della Camera), ma ora il governo dovrà concentrarsi su altri 55 impegni concordati con l’Ue e da completare entro la fine del 2022. In gioco c’è la terza rata del piano, che riguarda diversi obiettivi piuttosto spinosi per l’esecutivo.
Le scadenze, che prevedevano l’approvazione di una serie di riforme e investimenti, sono state centrate tutte in tempo (qui il dossier della Camera), ma ora il governo dovrà concentrarsi su altri 55 impegni concordati con l’Ue e da completare entro la fine del 2022. In gioco c’è la terza rata del piano, che riguarda diversi obiettivi piuttosto spinosi per l’esecutivo.