Nordio e Piantedosi non saranno processati per il caso Almasri

Lo ha deciso la Camera, che ha negato l’autorizzazione a procedere anche per il sottosegretario Mantovano
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Nella tarda mattinata di giovedì 9 ottobre, la Camera dei deputati ha confermato – con tre votazioni distinte – che il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano non saranno processati per il caso Almasri. 

Le richieste di non autorizzare il processo nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano sono state approvate con un ampio divario tra favorevoli e contrari, un risultato prevedibile. I partiti di maggioranza che sostengono il governo, infatti, possono contare sul voto di 242 deputati su 400. In più, la maggioranza ha avuto l’aiuto di Azione. Come ha confermato a Pagella Politica il vicesegretario di Azione Ettore Rosato, il partito di Carlo Calenda ha votato per non mandare a processo sia Nordio, sia Piantedosi sia Mantovano. Anche Italia Viva ha votato per non mandare a processo Piantedosi, mentre ha votato a favore del processo nel caso di Nordio e Mantovano.

Njeem Osama Almasri Habish, meglio conosciuto come Almasri, è l’ex capo della polizia giudiziaria libica che, tra il 19 e il 21 gennaio scorsi, era stato arrestato e rilasciato in poche ore dalle autorità italiane sebbene su di lui pendesse un mandato di arresto internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale (CPI). Nordio, Piantedosi e Mantovano erano indagati per una serie di reati e secondo l’accusa avrebbero favorito il rilascio di Almasri.

La maggioranza di centrodestra ha sempre difeso l’operato del governo, giudicato a tutela della sicurezza nazionale. Al contrario, le opposizioni hanno criticato l’esecutivo per la liberazione di Almasri, sostenendo che il governo abbia violato i suoi obblighi nei confronti della CPI. Almasri è infatti accusato dalla CPI di crimini contro l’umanità e i crimini di guerra nella prigione di Mitiga, vicino a Tripoli, considerato uno dei centri di detenzione dei migranti in Libia. 

«Il governo Meloni ha scritto una pagina buia della nostra Repubblica, delegittimando il diritto internazionale e la Corte penale internazionale che indagava su un criminale libico responsabile di torture e stupri», ha detto prima del voto in aula alla Camera il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde. Per contro, il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis – relatore della richiesta di autorizzazione a procedere – ha difeso il governo, sostenendo che «la decisione di rimpatriare Almasri è stata una scelta di responsabilità e di prudenza istituzionale».

L’indagine nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano per la liberazione di Almasri era partita a fine gennaio dopo una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti. Quest’ultimo aveva denunciato pure la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
La denuncia è stata quindi esaminata dal Tribunale dei ministri, l’organo che si occupa di fare un primo esame delle accuse nei confronti dei ministri. Dopo mesi di indagini, il 5 agosto il Tribunale dei ministri ha chiesto il rinvio a giudizio per Nordio, Piantedosi e Mantovano, mentre ha archiviato le accuse nei confronti di Meloni. 

Il caso dei tre esponenti del governo è quindi passato all’esame della Camera, perché i ministri, come i parlamentari, godono dell’immunità: non possono essere processati o arrestati senza l’autorizzazione da parte del Parlamento, a meno che non siano colti in flagranza di reato, cioè mentre lo commettono. Dopo alcune settimane di esame, il 30 settembre la Giunta per le autorizzazioni della Camera – l’organo che si occupa dei processi a carico di deputati e ministri – ha respinto la richiesta di mandare a processo Nordio, Piantedosi e Mantovano. 

Prima del voto, la Giunta per le autorizzazioni aveva esaminato le accuse nei confronti dei tre esponenti del governo e le loro memorie difensive, apparse piuttosto fragili. Per esempio, nella memoria difensiva i tre ministri avevano sostenuto di aver rilasciato Almasri per paura di possibili ritorsioni della Libia contro gli interessi italiani, una versione che però contraddice quanto sostenuto a febbraio dal ministro Piantedosi in Parlamento. In quell’occasione, infatti, Piantedosi aveva escluso che dietro al rilascio di Almasri ci fosse una «pressione indebita» da parte di autorità straniere. 

Comunque, dopo il voto la Giunta per le autorizzazioni ha inviato all’aula della Camera la tre richieste di non procedere con un processo nei confronti dei tre esponenti del governo, che sono state poi votate dai deputati.

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