Durante l’attuale legislatura, iniziata il 13 ottobre 2022, poco più del 10 per cento dei parlamentari (63 su 600) ha cambiato gruppo parlamentare. I gruppi sono le formazioni con cui deputati e senatori si organizzano ufficialmente e che, di norma, corrispondono ai partiti politici presenti in Parlamento.
Può sembrare un numero alto, sulla scia di quanto accaduto nelle legislature precedenti. In realtà, durante il governo Meloni il fenomeno del trasformismo parlamentare – cioè il passaggio di un eletto da un gruppo a un altro rispetto a quello in cui era stato eletto – è finora piuttosto contenuto. Una quota rilevante dei cosiddetti “cambi di casacca” ha riguardato parlamentari inizialmente approdati nel gruppo Misto che, nelle settimane successive all’inizio della legislatura, si sono riuniti per formare gruppi autonomi più piccoli: più un riordino formale che un vero cambio di partito. Se si confrontano poi i numeri registrati in questi quasi tre anni di legislatura, risultano più bassi rispetto ad altre legislature [1].
Può sembrare un numero alto, sulla scia di quanto accaduto nelle legislature precedenti. In realtà, durante il governo Meloni il fenomeno del trasformismo parlamentare – cioè il passaggio di un eletto da un gruppo a un altro rispetto a quello in cui era stato eletto – è finora piuttosto contenuto. Una quota rilevante dei cosiddetti “cambi di casacca” ha riguardato parlamentari inizialmente approdati nel gruppo Misto che, nelle settimane successive all’inizio della legislatura, si sono riuniti per formare gruppi autonomi più piccoli: più un riordino formale che un vero cambio di partito. Se si confrontano poi i numeri registrati in questi quasi tre anni di legislatura, risultano più bassi rispetto ad altre legislature [1].