La bufala dei “vitalizi” dei parlamentari salvati dalle elezioni del 25 settembre

In molti ripetono che la data del voto anticipato è stata scelta per permettere a deputati e senatori di prendersi la pensione, ma alcune cose non tornano
ANSA
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Nelle ultime ora sta circolando molto, sui social e non solo, la notizia secondo cui il 25 settembre sia stato scelto come data per le elezioni anticipate appositamente per permettere ai parlamentari di non perdere il cosiddetto “vitalizio”, una sorta di pensione più generosa di quelle comunemente intese. 

Le cose però non stanno così: questa teoria contiene alcuni errori.

Parlare di “vitalizio” è sbagliato

Innanzitutto, va chiarito che i vitalizi per i parlamentari non esistono più. Come spiegano i siti della Camera e del Senato, dal 2012 per i parlamentari è stato introdotto un trattamento pensionistico basato sul sistema di calcolo contributivo, analogo a quello vigente per i dipendenti pubblici. 

Tradotto in parole semplici, una volta in pensione, i parlamentari prendono una cifra mensile basata sulla quantità di contributi versati. Periodicamente si torna a parlare con polemica dei vitalizi, ma questi fanno riferimento ai parlamentari che li hanno percepiti in passato, e non agli attuali deputati e senatori.

I requisiti per prendere la pensione

Per accedere alla pensione, deputati e senatori devono rispettare due requisiti: aver compiuto 65 anni di età e aver svolto un mandato parlamentare di almeno cinque anni. Per ogni anno di mandato ulteriore, la soglia di età per il conseguimento del diritto alla pensione si abbassa di un anno, fino al limite di 60 anni di età.

In realtà, come hanno confermato fonti della Camera a Pagella Politica, il requisito dei cinque anni è un po’ meno stringente e va inteso come “quattro anni, sei mesi e un giorno”. 

Proprio su questo intervallo di tempo, nelle ultime ore, è nata la tesi secondo cui si è deciso di votare il 25 settembre, e non prima, per salvare le pensioni dei parlamentari che sono alla loro prima esperienza in Parlamento (secondo le elaborazioni di Openpolis, una fondazione che promuove maggiore trasparenza nella politica, circa il 65 per cento degli eletti non era in Parlamento nei cinque anni precedenti).

La tesi sul “salvataggio” delle pensioni

L’attuale legislatura è iniziata il 23 marzo 2018: se da questa data si calcolano i quattro anni, sei mesi e un giorno citati sopra, si ottiene la data del 23 settembre 2022. Essendo state fissate le elezioni il 25 settembre, a prima vista può sembrare che grazie a questa scelta i parlamentari potranno accedere al diritto di percepire la pensione. Se si fosse votato invece il 18 settembre – a 60 giorni dalla data dello scioglimento delle camere, dunque entro il limite minimo previsto dalla legge – questa possibilità sarebbe saltata. Questa interpretazione è però errata.

Non è la data delle nuove elezioni che pone fine al mandato di un parlamentare. In base all’articolo 61 della Costituzione, «finché non siano riunite le nuove camere sono prorogati i poteri delle precedenti»: dunque gli attuali parlamentari rimarranno in carica – seppure con poteri più ridotti – fino alla formazione del prossimo Parlamento. Quest’ultima, sempre in base all’articolo 61 della Costituzione, dovrà avvenire «non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni», quindi entro il 15 ottobre, quasi un mese oltre la data “incriminata” del 18 settembre. Anche se si fosse votato una settimana prima, visti i tempi previsti dalla Costituzione, l’intervallo dei “quattro anni, sei mesi e un giorno” sarebbe comunque stato superato.

In ogni caso, fonti parlamentari hanno spiegato a Pagella Politica che i deputati e i senatori, per poter accedere alla pensione, dovranno integrare i contributi previsti fino a marzo 2023, ossia fino alla scadenza naturale dell’attuale legislatura. A grandi linee, si tratta di circa 5 mila euro a parlamentare, da versare nei prossimi otto mesi. Salvo pochi casi, le pensioni, basate su questi contributi, non arriveranno poi immediatamente: alla Camera, per esempio, l’età media è di quasi 45 anni, circa 20 anni di distanza dalla soglia per poter accedere alla pensione.

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