Bonomi dà i numeri sugli investimenti cinesi in tecnologia

Secondo il presidente di Confindustria la Cina ha stanziato «100 trilioni di dollari» per diventare un campione nel settore. Ma questo numero è completamente sbagliato
Ansa
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Il 28 settembre, intervistato da la Repubblica, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha commentato la situazione economica globale, affermando che quello attuale è un periodo di «grandi trasformazioni» ed «enormi sfide». Secondo Bonomi, infatti, Paesi come la Cina e gli Stati Uniti avrebbero adottato alcune manovre per aumentare la loro influenza sui mercati, a differenza dell’Europa che non avrebbe una strategia unitaria.

In particolare il presidente di Confindustria ha citato il programma “Cina 2035”, con cui la Cina avrebbe deciso di investire «100 trilioni di dollari» per diventare «il campione mondiale della tecnologia». Abbiamo controllato e questo numero è completamente sbagliato.

I piani cinesi per lo sviluppo delle tecnologie

Nel 2015 la Cina ha lanciato il programma “Made in China 2025” con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo nel Paese di industrie e tecnologie avanzate. Questo piano prevede investimenti in settori chiave come le nuove tecnologie, la robotica, l’energia verde e l’automazione. L’ammontare dei finanziamenti governativi a sostegno di questo programma è stato stimato nell’ordine delle centinaia di miliardi di euro.

Tre anni dopo, nel 2018, il governo cinese ha dato il via a un secondo piano chiamato “China Standards 2035”. L’obiettivo di questo secondo piano è quello di trasformare la Cina in un leader dell’innovazione tecnologica. Entro il 2035 il Paese mira non solo a produrre tecnologia, ma anche a stabilire gli standard globali di riferimento per tecnologie emergenti come la rete 5G, l’Internet of Things (IoT) e l’intelligenza artificiale. Per questo piano non sono disponibili informazioni precise sull’ammontare degli investimenti, ma nel 2020 sappiamo che il Parlamento cinese ha stanziato 1.400 miliardi di dollari per costruire nuove reti 5G e integrarle nella gestione delle città e dei processi industriali.

I «100 trilioni» di Bonomi

Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani, in Italia un trilione corrisponde a un milione di bilioni, ossia a un miliardo di miliardi. Questa però non è una grandezza usata in economia, ed è più probabile che il presidente di Confindustria facesse riferimento al termine inglese “trillion”, che indica invece un milione di milioni, ossia mille miliardi. In entrambi i casi, come abbiamo visto sopra, l’ordine di grandezza corretto per gli investimenti previsti dai piani cinesi per il settore tecnologico è decisamente più basso di quello indicato da Bonomi. 

Per avere un termine di paragone, «100 trilioni» di dollari (usando la terminologia anglosassone) è una cifra che corrisponde più o meno al valore del Prodotto interno lordo (Pil) di tutti i Paesi del mondo messi insieme. Le stime del programma “Made in China 2025” parlavano invece di centinaia di miliardi di euro, mentre l’investimento sulla rete 5G nel 2020 è stato pari a 1.400 miliardi di dollari. 

Ricapitolando: secondo il presidente di Confindustria la Cina ha investito 100 trilioni di dollari in tecnologia. In realtà, al netto di una confusione tra “trilioni” e “bilioni”, questa cifra corrisponde grossomodo al Pil globale ed è ben più alta delle stime che riguardano i programmi di sviluppo tecnologico della Cina, che si aggirano intorno alle centinaia di miliardi di dollari.

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