L’Italia è in ritardo sul REPowerEU? Chi ha ragione tra Meloni e Boccia

Per l’esponente del PD l’Italia è l’unica a non aver chiesto i soldi del nuovo piano, per la presidente del Consiglio lo hanno fatto solo in cinque Stati. Tra i due ha ragione Meloni, ma il governo deve comunque agire «celermente», raccomanda la Commissione Ue
EPA/STEPHANIE LECOCQ
EPA/STEPHANIE LECOCQ
In questi giorni c’è stato un botta e risposta a distanza tra il capogruppo del Partito Democratico al Senato Francesco Boccia e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul piano REPowerEU. Questo piano è stato creato dalla Commissione europea per integrare i piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri e rafforzare l’indipendenza energetica dell’Unione europea. Il 26 maggio, in un’intervista con Il Foglio, Boccia ha detto che «l’Italia è l’unico Paese che non ha ancora comunicato alla Commissione la cifra esatta di prestiti per il REPowerEU di cui intende usufruire». Due giorni dopo, intervistata da Il Messaggero, Meloni ha respinto questa accusa, dicendo che a oggi «solo cinque Stati» hanno comunicato la richiesta dei prestiti alla Commissione Ue.

Abbiamo verificato e tra i due ha ragione la presidente del Consiglio. Fonti della Commissione europea hanno infatti spiegato a Pagella Politica che, al 30 maggio, cinque Paesi Ue (Malta, Slovacchia, Francia, Estonia e Portogallo) hanno inviato la richiesta di integrare i loro piani nazionali di ripresa e resilienza con i soldi del REPowerEU (come vedremo meglio tra poco, le nuove raccomandazioni della Commissione Ue confermano questo numero). Per il momento solo la richiesta dell’Estonia è stata accettata.

Il REPowerEU è stato lanciato dalla Commissione Ue a maggio 2022, a due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Tra le altre cose questo piano ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia, di diminuire i consumi energetici e di aumentare il ricorso alle energie rinnovabili. Il REPowerEU può contare su circa 300 miliardi di euro di finanziamenti, di cui 72 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 225 miliardi in prestiti. Questi soldi provengono da altri fondi europei, destinati per esempio all’agricoltura o alle politiche di coesione, e dalle risorse non ancora utilizzate del Recovery and resilience facility (Rrf), il fondo che finanzia il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano e quello degli altri Paesi Ue. 

Dopo le trattative con il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, il regolamento del REPowerEU è entrato ufficialmente in vigore a febbraio 2023. In questi mesi, dunque, l’Ue sta aspettando dagli Stati membri le richieste per integrare i piani nazionali di ripresa e resilienza con le risorse del REPowerEU, che serviranno per finanziare progetti in ambito energetico.
Come detto, l’Italia non ha ancora comunicato la sua richiesta dei prestiti, che però si inserisce in un confronto più ampio con le istituzioni europee. La coalizione di centrodestra ha promesso in campagna elettorale la revisione del Pnrr e da mesi vari esponenti del governo Meloni ribadiscono questa volontà. Al momento, però, una richiesta ufficiale di modifica del Pnrr non è ancora stata inviata dal governo italiano all’Ue e un accordo su questo punto non è ancora stato raggiunto (a differenza di quanto detto a inizio febbraio dallo stesso governo Meloni). E i tempi stringono. «I negoziati sul capitolo dedicato al piano REPowerEU sono in corso, ma l’Italia non ha presentato alcuna proposta ufficiale. La rapida inclusione del nuovo capitolo dedicato a REPowerEU nel Piano nazionale di ripresa e resilienza consentirà di finanziare ulteriori riforme e investimenti a sostegno degli obiettivi strategici dell’Italia in materia di energia e transizione verde», ha scritto la Commissione Ue nelle sue raccomandazioni al nostro Paese, pubblicate il 24 maggio. Tra le altre cose la Commissione Ue ha esplicitamente raccomandato all’Italia di «perfezionare celermente il capitolo dedicato a REPowerEU al fine di avviarne rapidamente l’attuazione».

La stessa raccomandazione è stata fatta ad altri 21 Paesi: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia. Anche a Francia, Portogallo, Slovacchia e Malta l’Ue ha raccomandato di attuare velocemente gli investimenti del REPowerEU, certificando però che questi Paesi hanno presentato la proposta di modificare i loro piani nazionali. Nelle raccomandazioni all’Estonia si legge che il 12 maggio la Commissione Ue ha accettato la richiesta del Paese baltico per il REPowerEU. 

Il governo italiano è poi in attesa che la Commissione Ue sblocchi l’erogazione della terza rata di finanziamento del Pnrr da 19 miliardi di euro che certifica il raggiungimento degli obiettivi fissati per il secondo semestre del 2022. La richiesta di erogazione è stata fatta alla fine dello scorso dicembre, ma la Commissione Ue si è presa tempo per approfondire alcuni traguardi.

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