In questi giorni c’è stato un botta e risposta a distanza tra il capogruppo del Partito Democratico al Senato Francesco Boccia e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul piano REPowerEU. Questo piano è stato creato dalla Commissione europea per integrare i piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri e rafforzare l’indipendenza energetica dell’Unione europea. Il 26 maggio, in un’intervista con Il Foglio, Boccia ha detto che «l’Italia è l’unico Paese che non ha ancora comunicato alla Commissione la cifra esatta di prestiti per il REPowerEU di cui intende usufruire». Due giorni dopo, intervistata da Il Messaggero, Meloni ha respinto questa accusa, dicendo che a oggi «solo cinque Stati» hanno comunicato la richiesta dei prestiti alla Commissione Ue.
Abbiamo verificato e tra i due ha ragione la presidente del Consiglio. Fonti della Commissione europea hanno infatti spiegato a Pagella Politica che, al 30 maggio, cinque Paesi Ue (Malta, Slovacchia, Francia, Estonia e Portogallo) hanno inviato la richiesta di integrare i loro piani nazionali di ripresa e resilienza con i soldi del REPowerEU (come vedremo meglio tra poco, le nuove raccomandazioni della Commissione Ue confermano questo numero). Per il momento solo la richiesta dell’Estonia è stata accettata.
Il REPowerEU è stato lanciato dalla Commissione Ue a maggio 2022, a due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Tra le altre cose questo piano ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia, di diminuire i consumi energetici e di aumentare il ricorso alle energie rinnovabili. Il REPowerEU può contare su circa 300 miliardi di euro di finanziamenti, di cui 72 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 225 miliardi in prestiti. Questi soldi provengono da altri fondi europei, destinati per esempio all’agricoltura o alle politiche di coesione, e dalle risorse non ancora utilizzate del Recovery and resilience facility (Rrf), il fondo che finanzia il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano e quello degli altri Paesi Ue.
Dopo le trattative con il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, il regolamento del REPowerEU è entrato ufficialmente in vigore a febbraio 2023. In questi mesi, dunque, l’Ue sta aspettando dagli Stati membri le richieste per integrare i piani nazionali di ripresa e resilienza con le risorse del REPowerEU, che serviranno per finanziare progetti in ambito energetico.
Abbiamo verificato e tra i due ha ragione la presidente del Consiglio. Fonti della Commissione europea hanno infatti spiegato a Pagella Politica che, al 30 maggio, cinque Paesi Ue (Malta, Slovacchia, Francia, Estonia e Portogallo) hanno inviato la richiesta di integrare i loro piani nazionali di ripresa e resilienza con i soldi del REPowerEU (come vedremo meglio tra poco, le nuove raccomandazioni della Commissione Ue confermano questo numero). Per il momento solo la richiesta dell’Estonia è stata accettata.
Il REPowerEU è stato lanciato dalla Commissione Ue a maggio 2022, a due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Tra le altre cose questo piano ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia, di diminuire i consumi energetici e di aumentare il ricorso alle energie rinnovabili. Il REPowerEU può contare su circa 300 miliardi di euro di finanziamenti, di cui 72 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 225 miliardi in prestiti. Questi soldi provengono da altri fondi europei, destinati per esempio all’agricoltura o alle politiche di coesione, e dalle risorse non ancora utilizzate del Recovery and resilience facility (Rrf), il fondo che finanzia il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano e quello degli altri Paesi Ue.
Dopo le trattative con il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, il regolamento del REPowerEU è entrato ufficialmente in vigore a febbraio 2023. In questi mesi, dunque, l’Ue sta aspettando dagli Stati membri le richieste per integrare i piani nazionali di ripresa e resilienza con le risorse del REPowerEU, che serviranno per finanziare progetti in ambito energetico.