È vero che la Banca d’Italia è controllata dalle banche private?

Lo ha lasciato intendere il sottosegretario Fazzolari, rispondendo alle critiche della banca centrale alla legge di Bilancio
ANSA/CIRO FUSCO
ANSA/CIRO FUSCO
Lunedì 5 dicembre, l’agenzia stampa Ansa ha riportato alcune dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giovanbattista Fazzolari (Fratelli d’Italia), che ha replicato alle critiche della Banca d’Italia al disegno di legge di Bilancio per il 2023, ora all’esame della Camera. Tra le altre cose, la banca centrale ha espresso perplessità sulla volontà del governo di eliminare l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti elettronici per qualsiasi importo, fissando l’obbligo solo per i pagamenti dai 60 euro in su. 

Secondo Fazzolari, la Banca d’Italia è però «partecipata da banche private», ed è dunque «una istituzione che ha una visione, legittimamente, e questa visione fa sì che reputi più opportuno che non ci sia più di fatto utilizzo di denaro contante». Poche ore dopo questa dichiarazione, fonti del governo hanno chiarito che nelle parole di Fazzolari non c’era nessuna «volontà di mettere in discussione l’autonomia della Banca d’Italia».

A polemica rientrata, è vero che la banca centrale italiana è «partecipata da banche private» e rischia di esserne influenzata? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza (qui abbiamo spiegato se è vero che l’obbligo del Pos è un «regalo alle banche», come spesso ripetuto da esponenti di Fratelli d’Italia).

Il ruolo delle banche private

La Banca d’Italia è un «istituto di diritto pubblico», come stabilisce l’articolo 1 del suo statuto, e nell’esercizio delle loro funzioni, «i componenti dei suoi organi operano con autonomia», nel rispetto del principio di trasparenza. Questi componenti «non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati», rispettando il principio di indipendenza che deve essere seguito da tutte le banche del Sistema europeo di banche centrali (Sebc), di cui fanno parte la Banca centrale europea (Bce) e le banche centrali degli Stati membri dell’Unione europea.

La natura pubblica della banca centrale italiana, come ha lasciato intendere il sottosegretario Fazzolari, sembra essere messa in dubbio da come sono distribuite le quote di capitale della Banca d’Italia. Secondo i dati più aggiornati, alla fine del 2021, su 174 partecipanti al capitale della Banca d’Italia, il 56 per cento era di proprietà di banche private, mentre il restante 44 per cento di soggetti non bancari, come assicurazioni, enti previdenziali e fondazioni. 

Come abbiamo evidenziato nel 2018 in un fact-checking per l’agenzia stampa Agi, questo modello di divisione delle quote di capitale è simile a quello in vigore nelle banche centrali di altri Paesi, come il Giappone e gli Stati Uniti. La stessa Banca d’Italia ha sottolineato come questa analogia non metterebbe in dubbio la sua natura pubblica. 

Nonostante questo, si potrebbe comunque obiettare che, anche se non tutto il capitale della Banca d’Italia è in mano a banche private, quest’ultime di fatto la controllino lo stesso. In realtà, esistono vari limiti che rendono questa obiezione meno solida.

I limiti della banche private

Innanzitutto, bisogna capire meglio come funziona la Banca d’Italia. I soggetti che partecipano al capitale della banca centrale sono rappresentati all’interno dell’Assemblea dei partecipanti, che elegge i 13 membri del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Questo organismo esercita le «funzioni di amministrazione generale» e vigila sull’«andamento della gestione e il controllo interno della banca». Una persona, per essere eletta consigliere, non deve ricoprire, o aver ricoperto nei due anni precedenti, incarichi presso banche private e deve essere una «personalità con significativa esperienza nel settore imprenditoriale, nell’attività libero-professionale, nell’insegnamento universitario o nell’alta dirigenza della Pubblica amministrazione».

In base allo Statuto della Banca d’Italia, l’Assemblea dei partecipanti non ha «alcuna ingerenza nell’esercizio delle funzioni pubbliche» non solo della banca centrale, ma anche del suo governatore, che è la figura principale dell’istituto e che fa parte del Consiglio superiore, senza però essere eletto dai rappresentanti delle banche. Quest’ultimi nominano invece il direttore generale e i vicedirettori generali, su proposta dello stesso governatore. 

Per la partecipazione delle quote di capitale della Banca d’Italia, ci sono comunque alcuni limiti. Per esempio, solo le società che hanno sede e amministrazione nel nostro Paese possono comprare le quote, non superando più del 3 per cento del totale. Oltre questa soglia, un partecipante al capitale non ha vantaggi né sui dividendi né in termini di rappresentanza.

Il ruolo del governatore

Come anticipato, la figura principale all’interno della Banca d’Italia è quella del governatore, incarico attualmente ricoperto da Ignazio Visco. In base all’articolo 18 dello Statuto della Banca d’Italia, la nomina del governatore, il rinnovo del suo mandato e un’eventuale revoca sono di natura pubblica e «sono disposti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore». Visco, per esempio, è stato nominato governatore nel 2011 dal quarto governo Berlusconi. Dunque, sulla nomina della figura principale all’interno dell’istituzione, le banche hanno solo un ruolo consultivo.

Tra le altre cose, il governatore della Banca d’Italia rappresenta il nostro Paese nel Consiglio direttivo della Bce, che è l’organo decisionale più importante della banca centrale dell’Ue. E proprio quest’ultima, negli anni, ha avuto un ruolo nel limitare le possibili influenze delle banche private sulle attività delle banche centrali degli Stati membri dell’Ue. 

Per fare un esempio, la Banca d’Italia deve esercitare le proprie funzioni rispettando le modalità previste dal Meccanismo di vigilanza unico, uno dei pilastri dell’unione bancaria dell’Ue, tra i cui obiettivi ci sono la salvaguardia della solidità del sistema bancario europeo. Il Meccanismo di vigilanza unico, tra le altre cose, stabilisce che la Bce «esercita la vigilanza diretta su 110 banche significative dei Paesi partecipanti» dell’area euro. Dunque, le principali banche italiane sono vigilate direttamente dalla Banca centrale europea.

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