I nuovi sindaci avranno un ricco aumento di stipendio

Alcuni, a partire dal 2024, guadagneranno più del doppio rispetto a quando previsto fino a pochi mesi fa, una scelta introdotta dal Parlamento alla fine dell’anno scorso, non senza critiche 
Settembre 2020, Roma: riunione a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte con i sindaci del cratere e i governatori delle quattro Regioni colpite dal sisma 2016. ANSA/FILIPPO ATTILI
Settembre 2020, Roma: riunione a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte con i sindaci del cratere e i governatori delle quattro Regioni colpite dal sisma 2016. ANSA/FILIPPO ATTILI
I quasi mille nuovi sindaci che saranno eletti entro il prossimo 26 giugno avranno una significativa novità rispetto a quando in passato si sono candidati i loro predecessori. L’ultima legge di Bilancio, approvata a dicembre scorso dal Parlamento, ha infatti aumentato gli stipendi di tutti gli amministratori locali – anche di quelli già in carica – considerati da molti troppo bassi per incentivare i cittadini a candidarsi alla carica di sindaco.

Gli aumenti degli stipendi saranno graduali, tra il 2022 e il 2024, anno entro il quale alcuni sindaci potranno arrivare a guadagnare oltre il doppio rispetto a quanto ricevuto fino a pochi mesi fa. Una scelta, secondo alcuni, passata troppo sotto traccia nel dibattito pubblico.

Gli aumenti delle indennità dei sindaci

In gergo tecnico, i sindaci percepiscono una sorta di stipendio mensile, chiamato “indennità di funzione”. È sul valore di queste indennità che è intervenuta la legge di Bilancio per il 2022, approvata definitivamente dalla Camera il 30 dicembre 2021. Prima di questo intervento, le indennità erano regolate da un decreto del Ministero dell’Interno del 2000, le cui cifre erano state ridotte del 10 per cento con la legge finanziaria per il 2006, e poi aumentate ma solo per i comuni più piccoli. 

In base alle nuove regole, l’indennità di funzione dei sindaci delle città metropolitane e dei sindaci dei comuni nelle regioni a statuto ordinario è parametrata allo stipendio percepito dai presidenti delle regioni, ossia intorno ai 13.800 euro lordi al mese, sulla base di due fattori: la grandezza del comune e le funzioni del sindaco. Per esempio, un sindaco di una città metropolitana – come Genova, che il 12 giugno ha rieletto sindaco Marco Bucci (centrodestra) – dal 2024 potrà arrivare a guadagnare il 100 per cento di quello che guadagna un presidente di regione, di fatto quasi raddoppiando la propria indennità di funzione, prima dell’ultima legge di Bilancio fissata poco sopra i 7 mila euro lordi. Per i sindaci capoluoghi di provincia, ma non di città metropolitane, il passaggio sarà da circa 7 mila euro a poco più di 11 mila. Per i sindaci di capoluoghi di provincia con oltre 100 mila abitanti, l’aumento sarà più significativo: da circa 5.200 euro lordi al mese, a circa 11 mila euro. La crescita più alta riguarda i sindaci dei capoluoghi con meno di 50 mila abitanti: da 3.720 euro lordi circa a circa 9.660 euro. Più che un raddoppio.

Nei comuni più piccoli, invece, gli aumenti sono meno consistenti. I sindaci nei comuni con una popolazione fino a 3 mila abitanti potranno arrivare a guadagnare al massimo il 16 per cento di quanto percepito da un presidente di regione, dunque circa 2.200 euro lordi. Prima dell’ultima legge di Bilancio ne prendevano circa 1.660. 

Tra il 2022 e il 2024, anno in cui gli aumenti entreranno a pieno regime, ci saranno incrementi graduali delle indennità di tutti i sindaci in carica. Quest’anno, l’aumento è applicato per il 45 per cento circa, nel 2023 per il 68 per cento e nel 2024 per il 100 per cento. Per far fronte alle nuove spese, sono stati stanziati complessivamente 570 milioni di euro nei prossimi tre anni. 

L’aumento delle indennità dei sindaci, a cascata, avrà effetti anche su quanto percepito dagli altri membri della giunta e del consiglio comunale, come i vice sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali, che percepiscono il cosiddetto “gettone di presenza”, una cifra determinata in base a quanto partecipano ai lavori in consiglio. Questo gettone è parametrato proprio a quanto percepito dal primo cittadino.

Le critiche: poco dibattito e aumenti sbilanciati

Come abbiamo anticipato, secondo i favorevoli agli aumenti delle indennità di funzione dei sindaci, quest’ultime erano troppo basse e non incentivavano la candidatura a primo cittadino. Nelle scorse settimane, non sono però mancate critiche sia alla forma che alla sostanza del provvedimento contenuto nell’ultima legge di Bilancio.

In primo luogo, secondo la fondazione Openpolis, che da anni promuove maggiore trasparenza nella politica italiana, l’aumento delle indennità dei sindaci – e, di conseguenza, anche delle altre figure delle amministrazioni locali – è stata una «decisione in assenza di dibattito» e passata inosservata. «Se si riteneva esistessero ottime ragioni per aumentare le indennità degli amministratori locali, sarebbe forse stato corretto spiegarle pubblicamente», ha sottolineato a maggio scorso Openpolis. «D’altronde l’unico modo per contrastare la narrazione populista che vede ogni spesa destinata alla politica come uno spreco è quello di definire un sistema trasparente e di essere in grado di spiegarlo in modo lineare all’opinione pubblica». 

Openpolis ha anche evidenziato come l’aumento delle indennità sia arrivato poco prima dell’ultimo anno della legislatura, iniziata nel 2018. Una scelta con potenziali rischi di conflitti di interesse per chi non riuscirà a tornare in Parlamento. «Tra meno di un anno la legislatura volgerà al termine e le nuove elezioni porteranno alla Camera e al Senato 600 parlamentari invece degli attuali 945», ha sottolineato Openpolis. «Chi non riuscirà ad essere eletto nel nuovo Parlamento dovrà dunque scegliere se interrompere la propria attività di rappresentante politico o se proporsi in altri tipi di elezioni. Come quelle al Parlamento europeo, nei consigli regionali o, per l’appunto, nei comuni», dove le indennità sono state aumentate.

In secondo luogo, le altre critiche hanno riguardato i parametri con cui sono stati stabiliti gli incrementi delle indennità. A febbraio scorso sul sito di informazione economica lavoce.info l’economista Raffaele Lungarella ha spiegato che gli aumenti favoriscono alcuni sindaci più di altri, visti i parametri scelti per determinare i compensi. «Le nuove indennità premiano principalmente gli amministratori dei capoluoghi di provincia, in particolare quelli piccoli. Il compenso dei sindaci dei diciotto capoluoghi con meno di 50mila abitanti fa un bel salto in alto: cresce di circa 6 mila euro al mese, una volta e mezzo in più dell’importo di partenza. Per un comune non capoluogo di 50 mila abitanti l’aumento si ferma a molto meno della metà», ha calcolato Lungarella. «Ma davvero amministrare il capoluogo Isernia (21mila abitanti, indennità di 9.600 euro al mese, +160 per cento) richiede al suo sindaco un impegno tanto più gravoso di quello necessario per amministrare il non capoluogo Assisi (28 mila abitanti, indennità 4.140 euro, +48 per cento) da giustificare una così ampia differenza di indennità?», si è chiesto provocatoriamente l’economista.

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