Martedì 12 novembre al Parlamento europeo si sono tenute le audizioni dei sei vicepresidenti designati della Commissione europea, tra cui quella del ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) Raffaele Fitto, indicato dall’Italia per il ruolo di commissario europeo e scelto dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen come commissario per la Coesione e le Riforme e vicepresidente esecutivo. Il parere sull’audizione di Fitto, però, è stato rimandato e al momento non è chiaro se il ministro italiano sarà o meno nominato commissario europeo.

Le audizioni sono una sorta di esame che i candidati commissari devono sostenere davanti alla commissioni del Parlamento europeo competenti nel settore di cui si dovrebbero occupare. Il procedimento delle audizioni non è previsto dai trattati, ma è una prassi consolidata nel tempo, ed è dettagliata nel regolamento del Parlamento europeo. Dal momento che la Commissione Ue è soggetta nel suo complesso al voto di approvazione da parte del Parlamento europeo, la valutazione individuale dei candidati può evitare il rischio che l’intera squadra venga respinta a causa delle criticità di solo alcuni dei suoi membri. 

L’audizione di Fitto è durata circa tre ore e mezzo, durante le quali il ministro italiano, oltre a rispondere alle domande dei membri della Commissione per lo Sviluppo regionale (REGI), ha tenuto un discorso introduttivo per presentare la sua storia politica e chiarire i suoi progetti da futuro commissario e vicepresidente della Commissione Ue. «Non sono qui per rappresentare un partito politico o uno Stato membro, ma per il mio impegno per l’Europa», ha detto Fitto nel suo discorso iniziale, affermando fin dall’inizio che non avrebbe risposto alle domande sulla sua attività di ministro o, più in generale, su questioni riguardanti l’operato del governo Meloni. 

Questo concetto è stato ribadito da Fitto lungo tutta l’audizione, per esempio quando non ha risposto nel merito a una domanda del parlamentare europeo di Renew Europe Sandro Gozi, italiano eletto nelle ultime due legislature europee in Francia. Gozi ha chiesto a Fitto se fosse d’accordo con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in passato aveva proposto di togliere la cittadinanza italiana allo stesso Gozi. Fitto non ha risposto nel merito nemmeno quando il parlamentare europeo Mimmo Lucano, eletto con Alleanza Verdi-Sinistra, gli ha chiesto un giudizio sulla politica migratoria del governo Meloni, esprimendo «vergogna» per la gestione dei centri per migranti in Albania. «La mia funzione non mi consente di entrare nel dibattito politico e nella dinamica del mio Paese», è stata la risposta di Fitto. 

Dai partiti di destra sono arrivate domande piuttosto accomodanti, che hanno permesso al ministro di raccontare la sua storia politica (Fitto è stato tre volte parlamentare europeo, sia con l’attuale gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei sia con il Partito Popolare Europeo) e il modo in cui gestirà i fondi di coesione, se sarà nominato commissario. Per esempio il parlamentare europeo Denis Nesci, eletto con Fratelli d’Italia, ha posto a Fitto due domande generiche: una sulle strategie che Fitto vorrebbe adottare per contrastare lo spopolamento delle aree periferiche e insulari, e una sul tema dei giovani che lasciano i Paesi di provenienza per lavorare all’estero.

Al contrario, come nel caso di Lucano, le domande più critiche sono arrivate dal gruppo dei Verdi e da quello della Sinistra, che hanno chiesto a Fitto di rendere conto delle politiche più controverse del governo Meloni. Fitto non ha però commentato per l’appunto i fatti riguardanti il governo italiano e la sua attività di ministro, ribadendo come il ruolo di commissario designato sia autonomo rispetto al governo e al Paese che lo hanno indicato.

Ma quindi, come è andata l’audizione di Fitto? Il parere della commissione REGI è positivo o negativo? Al momento non è facile rispondere a queste domande. Di per sé, durante l’audizione Fitto ha dato prova di essere un politico esperto e non sono stati registrati momenti particolarmente problematici. In questi casi, però, la “performance” del candidato conta fino a un certo punto: il parere dei gruppi nelle commissioni, infatti, risentirà di valutazioni politiche collegate alle altre audizioni. 

Il 12 novembre oltre a Fitto sono stati ascoltati anche gli altri cinque commissari e vicepresidenti designati, alcuni dei quali si trovano in una posizione simile a quella del ministro italiano. Per esempio la spagnola Teresa Ribera, esponente di spicco dei socialisti, e Stéphane Séjourné, il candidato dei liberali, hanno bisogno dell’approvazione dei gruppi politici conservatori, così come Fitto ha bisogno del parere positivo dei membri del centrosinistra nella commissione REGI. Proprio per permettere ai gruppi parlamentari di trattare e trovare un equilibrio nel sostegno o meno ai vari candidati, il voto sulle audizioni dei sei vicepresidenti è stato posticipato a data da destinarsi.