In Abruzzo e Sardegna sono state elette pochissime donne

Le nuove consigliere regionali sono ancora in netta minoranza rispetto agli uomini
ANSA/CLAUDIO LATTANZIO
ANSA/CLAUDIO LATTANZIO
Alle elezioni regionali in Abruzzo, che hanno visto la vittoria del presidente uscente Marco Marsilio (Fratelli d’Italia), sono stati eletti anche i 29 nuovi membri del Consiglio regionale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, sono stati eletti 26 consiglieri uomini: 15 tra le liste della coalizione di destra, 11 tra le liste della coalizione che hanno supportato Luciano D’Amico. Le uniche tre donne elette consigliere regionali sono Erika Alessandrini (Movimento 5 stelle), Tiziana Magnacca (Fratelli d’Italia) e Marianna Scoccia (Noi Moderati). In Abruzzo fanno di diritto parte del Consiglio regionale il presidente Marsilio e lo sconfitto D’Amico. Dunque, sui 31 consiglieri totali, le donne saranno solo tre: meno del 10 per cento. Questo numero è in calo rispetto alle scorse elezioni regionali del 2019, quando le consigliere elette erano state cinque (16 per cento).

Un discorso simile vale per la Regione Sardegna, dove il 25 febbraio Alessandra Todde, supportata tra gli altri dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, ha sconfitto il candidato della coalizione di destra Paolo Truzzu, esponente di Fratelli d’Italia e sindaco di Cagliari. Rispetto all’Abruzzo, lo spoglio dei voti alle elezioni regionali in Sardegna ha avuto tempi più lunghi e al momento mancano ancora tutti i nomi ufficiali degli eletti. In Sardegna il Consiglio regionale è composto da 60 consiglieri, considerando il presidente di regione e il secondo candidato presidente più votato alla elezioni. Secondo le elaborazioni fatte dal quotidiano sardo La Nuova Sardegna, le consigliere donne elette sarebbero dieci, il 16 per cento circa sul totale dei consiglieri regionali. Alle precedenti elezioni regionali del 2019 le consigliere elette erano state due in meno: otto. 

Per avere un termine di paragone, circa il 32,5 per cento dei deputati alla Camera è composto da donne, mentre al Senato questa percentuale è leggermente più alta, pari al 34,5 per cento. Secondo i dati contenuti in un dossier del Parlamento, alla fine di febbraio di quest’anno in media le donne rappresentavano quasi il 23 per cento dei consiglieri regionali. Nei 27 Stati membri dell’Unione europea questa percentuale è in media pari al 35,7 per cento. Il Lazio era al primo posto (41,2 per cento), mentre all’ultimo c’era la Basilicata (9,5 per cento) (Tabella 1). Le percentuali delle donne nelle giunte regionali, gli organi esecutivi delle regioni, sono invece un po’ più alte, anche se Molise e Valle d’Aosta non hanno assessore, ma giunte composte solo da uomini.
Tabella 1. Presenza delle donne nei consigli regionali, dato aggiornato al 28 febbraio 2024. *I dati della Sardegna non sono ancora aggiornati alle elezioni del 25 febbraio – Fonte: Camera dei deputati
Tabella 1. Presenza delle donne nei consigli regionali, dato aggiornato al 28 febbraio 2024. *I dati della Sardegna non sono ancora aggiornati alle elezioni del 25 febbraio – Fonte: Camera dei deputati

Che cosa dice la legge

Ricordiamo che ogni regione italiana ha una propria legge elettorale, che deve rispettare alcuni principi stabiliti da una legge nazionale del 2004. Questa legge è stata modificata nel 2016 e da quell’anno impone alle regioni la «promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive». Più nello specifico, la legge stabilisce che se una legge elettorale regionale prevede le preferenze per l’elezione del Consiglio regionale, in ogni lista i candidati di un sesso non possono eccedere il 60 per cento del totale e deve essere consentita l’espressione di almeno due preferenze, entrambe di sesso diverso. Nel caso in cui non siano previste le preferenze, le liste dei candidati devono essere comunque composte da uomini e donne in modo tale che i candidati di un sesso non superino il 60 per cento del totale. 

La legge elettorale della Sardegna prevede che al massimo possano essere indicate due preferenze, una di sesso diverso dall’altra, e in ogni lista ogni genere deve essere rappresentato in maniera uguale. In più, stabilisce che i partiti assicurino «la presenza paritaria di candidati di entrambi i generi nei programmi di comunicazione politica offerti dalle emittenti radiotelevisive pubbliche e private». La legge elettorale in Abruzzo prevede invece che «in ogni lista circoscrizionale nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento dei candidati». Si possono al massimo indicare due preferenze, entrambe di sesso diverso.

Come abbiamo spiegato in passato, anche le elezioni comunali hanno regole pensate per incentivare la rappresentanza femminile nelle cariche elettive. Alcuni studi hanno mostrato che negli anni queste misure hanno in effetti contribuito all’aumento di donne elette nei consigli comunali.

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