12 mila morti mancanti: cosa non torna nei dati sui decessi da Covid-19

Ansa
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Da inizio epidemia al 25 ottobre, secondo i dati ufficiali della Protezione civile, i deceduti per il nuovo coronavirus in Italia erano quasi 37.400: un numero superiore all’intera popolazione della città di Belluno, in Veneto.

Come abbiamo già spiegato in passato, questi dati sono però una sottostima del reale impatto del contagio nel nostro Paese: molte morti causate direttamente o indirettamente dal virus (torneremo meglio tra poco su questa distinzione) non sono state infatti rilevate dalle statistiche ufficiali.

Per avere una stima del reale impatto dell’epidemia sui decessi nel nostro Paese, abbiamo a disposizione il cosiddetto “eccesso di mortalità” in Italia negli ultimi mesi. In parole semplici, si possono confrontare i numeri dei morti registrati quest’anno con la media registrata negli anni precedenti per individuare se in effetti ci sia stato un aumento della mortalità, anche al di là dei dati ufficiali sui morti da Covid-19.

Il 22 ottobre l’Istat ha pubblicato i dati sui decessi tra gennaio e agosto 2020 su tutti i 7.903 comuni italiani, divisi anche per giorno, età e genere. Dall’analisi dei numeri emerge che tra marzo e agosto di quest’anno ci sono state circa 47 mila morti in più rispetto alla media registrata nello stesso periodo negli anni 2015-2019. A fine agosto, le morti ufficiali di coronavirus erano oltre 35 mila: ne mancano all’appello, dunque, circa 12 mila, che sono molto probabilmente state causate dall’epidemia e sono sfuggite ai conti delle autorità.

Ma quali sono state le regioni e le fasce di età più colpite? E che cosa è successo nel resto del mondo? Vediamo che cosa dicono nel dettaglio i dati Istat.

47 mila morti in più tra marzo e agosto 2020

In Italia l’anno 2020 era partito “bene”, se si guarda alla mortalità: nei mesi di gennaio e febbraio, infatti, c’era stato un numero di morti notevolmente inferiore rispetto alla media registrata nei cinque anni precedenti (2015-2019): 10.628 in meno. Questa riduzione è molto probabilmente attribuibile a un inverno mite, con una stagione influenzale meno aggressiva rispetto al passato.

A marzo però i decessi hanno subito una forte impennata. In questo mese l’eccesso di mortalità rispetto allo stesso periodo dei cinque anni precedenti è stato di oltre 27 mila deceduti: il 47 per cento in più. La crescita è iniziata a registarsi tra fine febbraio e inizio marzo, per poi accelerare durante le prime settimane del lockdown, fino a toccare il picco il 27 marzo. Quel giorno sono morte 1.650 persone in più del normale.

Ad aprile, nonostante il superamento del picco, i decessi sono stati pari al 39 per cento in più del livello atteso: complessivamente sono morte più di 20 mila persone della media del 2015-2019.

A maggio a livello nazionale si è registrato ancora un eccesso di decessi, seppur molto più ridotto rispetto ai mesi precedenti, pari a circa mille morti in più. Nei mesi di giugno e luglio invece la mortalità è scesa sotto i livelli dei cinque anni precedenti: in due mesi sono infatti morte 2.200 persone in meno rispetto alla media registrata in quel quinquennio. Nel mese di agosto c’è stato nuovamente un eccesso di mortalità, anche se lieve: 400 decessi in più (Grafico 1).
Nel complesso, tra gennaio e agosto 2020 in Italia sono morte quasi 476 mila persone, rispetto a una media dello stesso periodo nei cinque anni precedenti di circa 439 mila. Abbiamo quindi oltre 36 mila decessi in più rispetto a quelli “attesi”.

Ma se si isola il periodo che va da marzo ad agosto, cioè da quando c’è il coronavirus in Italia, i decessi in eccesso salgono a circa 47 mila: un numero superiore alla popolazione della città di Lodi, in Lombardia. A fine agosto, secondo i dati della Protezione civile, i morti di coronavirus in Italia erano oltre 35 mila: 12 mila in meno rispetto a quelle evidenziate dai dati sull’eccesso di mortalità.

Che cosa c’entra il coronavirus

Chiariamo subito un aspetto centrale della questione: questi decessi in eccesso non possono essere tutti attribuiti con certezza al nuovo coronavirus.

Una pandemia ha infatti effetti diretti e indiretti. Da un lato sappiamo che una parte dei decessi dovuti alla Covid-19 non è stata registrata in quanto tale, in particolar modo nelle zone più colpite come Bergamo. Molte persone infatti, decedute dopo aver mostrato sintomi evidenti della malattia causata dal nuovo coronavirus, non sono state sottoposte a tampone.

Dall’altro lato, una parte dei decessi in eccesso può essere attribuita alla grande pressione a cui è stato sottoposto il sistema sanitario, che non è stato dunque in grado di intervenire in modo tempestivo per curare pazienti con altre patologie.

Bisogna inoltre considerare che nonostante il confronto si faccia con il periodo 2015-2019, non per forza questi cinque anni riflettono le tendenze di lungo termine della mortalità in Italia. Per esempio, a causa della struttura demografica del nostro Paese, vi può essere stata una generale tendenza a un aumento della mortalità non direttamente collegata a una singola causa specifica.

Vediamo adesso come l’eccesso di mortalità ha colpito le diverse regioni italiane.

I dati regionali

Secondo i dati Istat, le regioni settentrionali – e in particolar modo la Lombardia – sono state quelle dove si è verificato il maggior numero di contagi e decessi.

In Lombardia, a marzo 2020 i decessi sono stati il 191 per cento in più del quinquennio precedente e ad aprile il 117 per cento in più. Anche maggio e giugno hanno registrato un eccesso di mortalità, anche se con proporzioni minori. Nei due mesi peggiori dell’epidemia in Lombardia – tra marzo e aprile – si sono registrati 26 mila decessi in più, pari a una crescita del 156 per cento (Grafico 2).
Ma non è stata solo la Lombardia a registrare un forte eccesso di mortalità. Tra marzo e aprile, l’Emilia Romagna ha registrato una crescita del 62 per cento dei decessi, la Liguria del 57 per cento, il Piemonte del 64 per cento, il Trentino-Alto Adige del 67 per cento, la Valle d’Aosta del 61 per cento e il Veneto del 26 per cento. Nel mese di aprile tutte queste regioni, a eccezione dell’Emilia Romagna, hanno registrato crescite maggiori rispetto a marzo, segno che sono state colpite dall’epidemia dopo la Lombardia.

In quei due mesi si sono registrati degli eccessi di mortalità anche in altre parti del Paese, ma notevolmente minori. Le regioni tra il 10 e il 15 per cento di crescita sono state Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna e Toscana. Tutte le altre regioni sono rimaste invece sotto il 10 per cento. Un’importante eccezione sono le Marche che hanno invece registrato un eccesso del 40 per cento e sono l’unico caso non nella zona settentrionale del Paese.

All’interno delle singole regioni, poi, vi sono poi differenze ampissime. A marzo la provincia di Bergamo ha visto un incremento dei decessi pari al 574 per cento: qui sono morte 5.170 persone in più rispetto a un marzo normale (quando ne morivano circa 900). Nello stesso periodo, a Cremona l’incremento è stato del 404 per cento e a Lodi, la crescita è stata del 371 per cento. Ad aprile Cremona ha registrato ancora una crescita del 165 percento, Brescia e Pavia del 143 per cento e Lecco del 129 per cento.

I dati per età

L’aumento dei decessi non è stato nemmeno uguale per tutte le fasce di età. Osservando il Grafico 3 si vede infatti che gli eccessi di mortalità si sono registrati principalmente a partire dai 50 anni in su e che aumentano nelle fasce di popolazione più anziane.
Tra marzo e aprile 2020 i decessi tra le persone che hanno tra i 75 e i 94 anni sono aumentati tra il 32 e il 39 per cento, a seconda della fascia di età. Nella fascia tra i 71 e i 74 anni l’incremento è stato pari al 47 per cento e tra i 96 e i 99 anni del 60 per cento.

Complessivamente tra marzo e agosto 2020, rispetto alla media dello stesso periodo tra il 2015 e 2019, sono morte 2.700 persone in più tra i 50 e i 70 anni, 27.700 tra i 70 e i 90 anni e 17 mila in più tra gli over 90.

Ci sono stati invece importanti cali di mortalità tra i più giovani, che in questi sei mesi hanno registrato cali dei decessi tra il 10 e il 50 per cento. Questa riduzione, essendo particolarmente pronunciata tra aprile e maggio, è in parte riconducibile alle misure adottate dal governo per fermare l’epidemia e può essere dovuta, tra le altre cose, alla riduzione degli incidenti sul lavoro e agli incidenti stradali.

Che cos’è successo nel resto del mondo

Nel 2020 l’Italia non è stato l’unico Paese a registrare un eccesso di mortalità. Un database del New York Times – aggiornato al 16 ottobre – mostra che quest’anno, in 32 Stati analizzati, le morti in eccesso non registrate tra quelle ufficiali sull’epidemia di coronavirus sono state circa 364 mila.

In Messico tra il 16 marzo e il 30 agosto i decessi sono stati pari al 22 per cento in più rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti e tra l’eccesso di mortalità e i decessi ufficiali per Covid-19 c’è una differenza di circa 96.500 morti. Negli Stati Uniti l’incremento tra marzo e settembre è stato del 18 per cento, in Perù del 141 per cento, in Ecuador dell’88 per cento, in Bolivia del 99 per cento tra marzo e agosto, in Brasile del 19 per cento tra marzo e luglio.

In Europa il Regno Unito, tra marzo e ottobre, ha avuto un eccesso di mortalità del 18 per cento, la Francia del 9 per cento, la Spagna del 24 per cento, i Paesi Bassi del 10 per cento, la Svezia e l’Irlanda del 12 per cento, il Belgio del 14 per cento. Norvegia, Danimarca e Svizzera non hanno invece registrato eccessi di mortalità (Grafico 4).
Grafico 4. L’eccesso di mortalità registrato in 32 Paesi del mondo – Fonte: New York Times
Grafico 4. L’eccesso di mortalità registrato in 32 Paesi del mondo – Fonte: New York Times

In conclusione

Secondo le statistiche ufficiali, ad oggi i morti di coronavirus in Italia sono stati quasi 37.400, ma i dati Istat sui decessi in tutti i comuni italiani dicono che già a fine agosto si registravano circa 47 mila morti in più rispetto allo stesso periodo del quinquennio 2015-2019. All’epoca le morti Covid-19 erano oltre 35 mila: circa 12 mila in meno di quelle riscontrate dai dati sull’eccesso di mortalità.

Il fatto che gli eccessi di mortalità siano concentrati nelle regioni maggiormente colpite dal coronavirus e nelle fasce di età più anziane, in particolar modo tra gli over 70, lascia intendere con tutta evidenza che le autorità sanitarie non siano riuscite a intercettare tutte le persone morte per Covid-19.

Tra l’altro, l’eccesso di mortalità non è un fenomeno solo italiano, ma riguarda la maggior parte dei Paesi colpiti dal contagio nel mondo e di cui si dispongono dati sui decessi.

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