Durante l’intervista concessa a SkyTg 24, Bersani rivendica la paternità della proposta che ha portato alla riduzione del finanziamento ai partiti.


Partiamo col definire l’oggetto della dichiarazione. La legge n.96 approvata alla Camera il 24 maggio 2012 – nel pieno della scorsa legislatura – e in modo definitivo dal Senato il 5 luglio 2012, riduce (articolo 1) i contributi per le spese dei partiti e dei movimenti politici. Come spiega il dossier di documentazione, l’articolo 1 della legge prevede la riduzione della metà dei contributi ai favore dei partiti politici e stabilisce il tetto a 91 milioni di euro annui; Il dossier spiega anche che tale somma corrisponde esattamente alla metà del fondo stanziato per le spese elettorali del 2012 (pari a poco più di 182 milioni di euro). Come descritto nelle note del disegno di legge sul disegno di legge approvato alla Camera, la legge n. 156 del 2002 che aveva sostituito il comma 5 dell’articolo 1 della legge n. 157 del 1999, riduceva l’importo del rimborso elettorale ai partiti per le spese da 4.000 lire a 1 euro da moltiplicare per il numero dei cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati.


Detto questo andiamo a verificare da chi era stata formulata questa proposta. A questo fine ci è utile scorrere le proposte presentate dai gruppi prima dell’approvazione alla Camera. Siamo andati a vedere il contenuto delle proposte di legge presentate fino all’approvazione dalla sezione ”Iter”.


Scorrendo i testi presentati, vediamo che la proposta di legge che porta il nome di Bersani come primo firmatario, datata 3 maggio 2012, prevede il dimezzamento, rispetto al 2012, del totale del finanziamento pubblico ai partiti, ponendo il tetto massimo a 90 milioni annui. Anche la proposta firmata da Rubinati, Fioroni (appartenenti al gruppo del Partito Democratico) e altri che prevedeva di sostituire la dizione «di euro 1,00 per il numero dei cittadini della Repubblica iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati» con «di euro 0,50 per il numero dei voti validi ottenuti da ciascun partito nelle ultime elezioni”. C’è da segnalare, però, che la prima delle proposte, presentata il 5 dicembre 2011 dall’onorevole Iannaccone (Gruppo Misto) mirava a ridurre dell’80 per cento il parametro (da 1 euro a 0,20 euro) per assegnare  rimborsi elettorali. La proposta di Razzi e altri del febbraio 2012 prevedeva la riduzione del 50% del rimborso per le spese elettorali. La proposta di Donadi e altri presentava, tra le altre cose, il dimezzamento così come quella del 7 marzo avente lo stesso Donadi come primo firmatario. Per concludere, anche la proposta dell’onorevole Briguglio prevedeva la riduzione di un decimo del parametro per il calcolo del rimborso spettante ad ogni partito rispetto alla legge precedente.


E’ certamente vero che la proposta di dimezzare il finanziamento ai partiti per l’anno 2012 – e di fissare il tetto del totale del finanziamento annuo ai partiti a 90 milioni di euro – sia stata presentata da Bersani e da parlamentari appartenenti al suo gruppo parlamentare. La spiegazione per cui il tetto massimo sia stato fissato a 91 milioni annui nella versione definitiva, risiede nel fatto che, da quanto spiegato nel dossier di documentazione, l’ammontare è stato calcolato sullo stato di previsione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. 


Tuttavia, come specificato nella nota del Senato, il fatto che il testo finale sia risultato dall’unificazione di una serie di disegni di legge e che altre proposte presentate prevedevano, seppur in modalità diverse e senza fissare un tetto massimo, il dimezzamento dei rimborsi, ci trattiene dall’assegnare a Bersani la paternità assoluta della proposta. “C’eri quasi”!