Le consultazioni fra Movimento 5 Stelle e Matteo Renzi finiscono per essere un monologo di Beppe Grillo contro il tanto odiato leader del Partito Democratico. Compito di Pagella Politica è verificare se fra le tante affermazioni dichiarate ve ne siano alcune vere.
Il cosiddetto decreto anti-femminicidio è stato presentato dal Consiglio dei Ministri il 14 agosto: un pacchetto sicurezza a 360 gradi che in maniera particolare affrontava la questione della violenza sulle donne. Il testo, convertito definitivamente in legge l’11 ottobre 2013, è di ampio spettro e include vari ambiti riguardanti l’ordine e la sicurezza pubblica.
Le critiche del Movimento 5 Stelle iniziano sin dai banchi di Montecitorio, come si può vedere da questo comunicato del gruppo parlamentare alla Camera: “Il decreto sul ‘femminicidio’ dispone che se qualcuno si fa trovare con una telecamera, una fotocamera – anche un cellulare quindi può bastare – nei cantieri di un’opera pubblica – come il Tav, così per fare un esempio – per far scattare l’arresto da uno a cinque anni”.
I 5 Stelle si stanno riferendo al capo II del decreto (pag. 47) “Norme in materia di sicurezza per lo sviluppo di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e per la prevenzione e il contrastato di fenomeno di particolare allarme sociale”, nella fattispecie all’articolo 7 “Disposizioni in materia di arresto in flagranza in occasione di manifestazioni sportive e per il contrasto alle rapine, nonché in materia di concorso delle Forze Armate nel controllo del territorio”. Qui si autorizza l’esercito a perlustrare, pattugliare e vigilare gli obiettivi sensibili (comma 3, in modifica al decreto legge 78/2009 art. 24 che autorizza Comuni e Province all’utilizzo delle Forze Armate per il controllo del territorio).
Con la nuova formulazione, l’articolo del decreto del 2009 si leggerebbe così: “Al fine di assicurare la prosecuzione del concorso delle Forze Armate nel controllo del territorio, […] può essere prorogato per due ulteriori semestri per un contingente di militari incrementato con ulteriori 1.250 unità, interamente destinate a servizi di perlustrazione e pattuglia nonché di vigilanza di siti e obiettivi sensibili in concorso e congiuntamente alle forze di polizia. Il personale è posto a disposizione dei Prefetti delle Province per l’impiego nei Comuni ove si rende maggiormente necessario”.
Non sembra esserci un diretto riferimento alla Tav ma la stampa, oltre ai 5 stelle, pare essere d’accordo nel ritenere che l’intento del provvedimento sia chiaro. Ecco alcuni esempi tratti dagli articoli di La Stampa, Unità e il Fatto Quotidiano.
Un paio di considerazioni sono da fare: è vero che nel decreto anti-femminicidio ci sono delle norme che in maniera diretta o indiretta si riferiscono alla Tav, ma è anche vero che il nome integrale dell’atto è “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle Province”.Sin dall’inizio si sottolinea, quindi, come la questione di genere non sia l’unica ad essere affrontata nella norma.
Insomma, al di la del fatto che i decreti legge non andrebbero utilizzati per materie così ampie – essendo questo un metodo cui ricorrere in casi eccezionali (sappiamo che ormai non è più così), la dichiarazione di Beppe Grillo è fondamentalmente vera.