Con il suo clima tendenzialmente mite, una posizione geografica relativamente centrale e le numerose attrazioni del suo centro storico, Roma potrebbe apparire un’ovvia meta per il turismo congressuale. Sul perché ciò non avvenga non esprimiamo la stessa incredulità del sindaco Marino (ci azzardiamo a ipotizzare che una causa possa essere l’arretratezza del suo sistema di trasporto pubblico, a partire dalla copertura della metropolitana). Atteniamoci però ai numeri citati e vediamo se Marino dice il vero.
La classifica che appare più opportuno utilizzare in questo contesto è quella stilata annualmente dall’International Congress and Convention Association (Icca), un ente che raggruppa oltre 1.000 operatori del settore congressuale in 90 Paesi del mondo. Secondo l’Icca nel 2013 la città che ha ospitato più congressi* è stata Parigi: se ne sono contati 204. A completare il podio tutto europeo si aggiungono Madrid e Vienna (186 e 182 congressi rispettivamente).
Roma non fa un figurone ma per un pelo entra nella top 20, con 99 congressi organizzati nel 2013. Collocandosi al 19° posto, Roma è progredita di una posizione rispetto alla classifica dell’anno precedente. Ne esce meglio l’Italia nel suo insieme: con 447 congressi, infatti, occupa il sesto posto dopo Usa, Germania, Spagna, Francia e Regno Unito.
Marino forse fa riferimento ad una graduatoria definita da una metodologia diversa oppure una che misura il numero di visitatori invece del numero di congressi. Vista la posizione comunque precaria in fondo alla classifica Icca è possibile che con altri metodi Roma non appaia nella top 20. Ciò non toglie che alla prova dei fatti la dichiarazione di Marino appaia eccessivamente negativa: “C’eri quasi”.
* L’Icca definisce congressi internazionali quelli che avvengono in maniera ricorrente e che sono stati organizzati nel tempo almeno in 3 Paesi diversi. Ne ha rilevati 11.685 nel 2013.