L’elezione del Presidente della Repubblica: la scacchiera delle alleanze



Lo storico secondo mandato di Giorgio Napolitano si avvia al termine (anticipato) e i diversi partiti politici hanno ufficialmente dato inizio alla consueta partita a scacchi e al solito gioco di alleanze per assicurare un nome al Quirinale. Nichi Vendola, leader di Sel, ha lanciato un inaspettato assist a Matteo Renzi, avanzando il nome di Romano Prodi per la quarta votazione. Perchè la quarta votazione? Come si legge all’articolo 83 della nostra Costituzione, dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Come rivela questa dichiarazione, Matteo Renzi pare non aver recepito troppo positivamente questa proposta: il Patto del Nazareno e il ruolo di Berlusconi nell’elezione di Napolitano e Ciampi sono elementi del puzzle che il Presidente del Consiglio tiene bene a mente. La partita, insomma, è ancora totalmente aperta.



La crisi del ’98



Renzi recrimina a Vendola una mancanza di coerenza politica. Non è compito di Pagella Politica valutare nel merito questa questione, ma lo è quello di capire se il leader di Sel abbia effettivamente contribuito alla caduta del governo Prodi I. All’epoca, come molti sanno, Sel ancora non esisteva (verrà fondata undici anni più tardi, nel 2009). Dagli inizi degli anni ’90, infatti, Vendola faceva parte del Partito di Rifondazione Comunista. Il governo Prodi I è rimasto in carica dal 1996 al 1998, e i giornali dell’epoca, senza troppi giri di parole, titolavano “Bertinotti affonda il governo Prodi“. Ovviamente i giornali da soli non bastano a verificare la veridicità di quanto detto da Renzi. Guardiamo allora alla votazione sulla risoluzione Mussi (si faccia riferimento alla sezione “votazione per appello nominale”), sulla cui approvazione l’esecutivo aveva posto la questione di sfiducia. Come sottolinea il Presidente del Consiglio, il nome di Vendola figura tra i “No”.



Tirando le somme, il voto di Vendola, assieme agli altri 312 contrari, ha effettivamente contribuito alla caduta del primo governo Prodi: “Vero”!