Laura Boldrini torna a parlare di un tema a lei caro, ossia la crisi dei rifugiati in Siria, in ossequio al suo ruolo di ex portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite. Al fine di arginare l’allarmismo italiano e spiegare l’apertura dei Paesi confinanti con la Siria, la presidente della Camera fa riferimento ad uno dei Paesi che si è dimostrata molto aperto relativamente all’emergenza siriana, la Giordania. Come conferma l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, la Giordania ha visto un’incremento considerevole nel numero di rifugiati siriani, eppure continua a tenere aperte le sue frontiere. Inoltre, il governo giordano, secondo l’agenzia Onu, continuerà a garantire l’accesso gratuito dei servizi d’istruzione e sanità, grazie anche al supporto finanziario internazionale.



Seppur con lievi imprecisioni, la Boldrini non sbaglia nell’affermare che la Giordania, con i suoi attuali 6.482.081 abitanti (fonte: Cia World Factbook) ha ospitato 480.254 persone dall’inizio del conflitto siriano, secondo lo strumento di monitoraggio per l’emergenza nella zona dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite aggiornato al 23 giugno 2013. Di queste, 406.532 sono registrate come rifugiati siriani, e 73.722 sono in attesa di essere registrati. Il governo giordano stima invece che sono 540.947 il totale dei siriani nel Paese.



Considerando che la dichiarazione della Boldrini è datata il 22 maggio e che quattro giorni dopo l’Alto Commissariato sosteneva che quasi 500 mila siriani fossero arrivati in Libano e Giordania dall’inizio della crisi (vedi riquadro “Highlights” a destra), non risparmiamo un “Vero” all’ex funzionario Onu.