Il capogruppo alla Camera del Pdl reclama più spazio per il suo partito nella composizione del governo, alla luce di un risultato elettorale equivalente a quello del Partito Democratico. Ma i suoi numeri tornano? Non esattamente.



Come si può vedere sul sito del Ministero dell’Interno, alla Camera il Partito Democratico ha ottenuto il 25,42% dei voti validi rispetto ai 21,56% del Pdl (uno scarto di 3,86 punti). Il divario è stato più marcato (5,13 punti) al Senato, dove il Pd ha conquistato il 27,43% dei voti validi contro i 22,30 del Pdl. Riassumiamo i dati nei due grafici qui sotto.









Ma che numeri ha letto allora Brunetta? L’ex ministro della Pubblica Amministrazione ha furbescamente riportato lo scarto tra le due coalizioni alla Camera (centrosinistra al 29,55 e centrodestra al 29,18), dove la differenza è stata effettivamente esigua, pari allo 0,37%. Siccome nessuna delle due coalizioni ha però retto all’urto della Grosse Koalition all’italiana (Sel, Lega, Fdi si sono tutti tirati indietro), è disonesto riportare numeri per alleanze che sostanzialmente non esistono più come se fossero di Pd e Pdl.



Alla luce di un numero sbagliato, è vero che il Pd ha “quasi il doppio” dei ministri del Pdl? Verifichiamo subito controllando nella lista dei ministri del governo Letta (l’asterisco denota i ministri con portafoglio):



  • Pd (8 ministri): Dario Franceschini, Graziano Delrio, Carlo Trigilia, Cecile Kyenge, Flavio Zanonato*, Andrea Orlando*, Maria Chiara Carrozza* e Massimo Bray*;

  • Pdl (5 ministri): Gaetano Quagliarello, Angelino Alfano*, Maurizio Lupi*, Nunzia De Girolamo*, Beatrice Lorenzin*;

  • Altri (7 ministri): Enzo Moavero Milanesi, Gianpiero D’Alia, Emma Bonino*, Annamaria Cancellieri*, Mario Mauro*, Fabrizio Saccomanni* e Enrico Giovannini*.



E’ vero che i ministri del Pd sono quasi il doppio di quelli del Pdl (1,6 volte in più), anche se non sarà una coincidenza il fatto che i ministri con portafoglio siano quattro per ciascun partito. Questa è una delle due attenuanti – insieme al fatto che le due coalizioni vengono spesso riassociate ai loro partiti principali – che fa risparmiare al capogruppo del Pdl la temuta “Panzana pazzesca”. Detto ciò, Brunetta cita lo scarto tra le due coalizioni alla Camera facendolo passare per la differenza tra i voti dei due partiti, che è invece stata molto più marcata dello 0,3%, guadagnandosi così un “Pinocchio andante”.



P.S.: forse Brunetta si era confuso con le intenzioni di voto degli italiani: secondo Swg, a giugno il Pd aveva uno scarto dello 0,2% dal Pdl, scarto che sarebbe arrivato addirittura al -1% nella rilevazione di luglio.



Integrazione 25 luglio: come giustamente ci fa notare un nostro attento lettore, lo scarto tra Pd e Pdl e tra coalizioni è ancora maggiore se si conteggia la circoscrizione estero, dove il Pd ha conquistato circa il doppio del Pdl. Questo non fa che confermare la valutazione negativa della dichiarazione di Brunetta.






(Si ringrazia Mattia Guidi per averci segnalato questa dichiarazione da verificare)