Sono tante le accuse di Vendola, cerchiamo quindi di andare per gradi.



Salvatore “Totò” Cuffaro (Udc), presidente della Regione Sicilia dal 2001 al 2008, viene condannato in Cassazione nel 2008 a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Risulta infatti colpevole di aver informato il boss di Brancaccio Guttadauro della presenza delle microspie piazzate dalla Ros nella sua abitazione. Viene succeduto da Raffaele Lombardo, segretario regionale dell’Udc fino al 2005 (anno in cui fonda il Movimento per l’Autonomia – Mpa), che stravince le elezioni regionali del 2008 ma che si dimetterà nel luglio 2012 per meglio affrontare le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio che lo coinvolgono. Sin dalla sua creazione nel 2002, l’Udc ha quindi presentato, due volte di seguito, esponenti coinvolti in casi di mafia successivamente alle elezioni: Vendola non ha quindi tutti i torti nel constatare che questo partito rappresenti una malapolitica “ininterrotta”.



In seguito alle dimissioni di Lombardo, Pd e Udc si alleano per candidare Rosario Crocetta per le ultime elezioni regionali, vinte come sappiamo tutti dallo stesso Crocetta. Sposando una linea di pensiero condivisa, tra gli altri, dal sindaco di Firenze, Vendola ritiene però che le elezioni non siano state vinte da nessuno: è infatti solo il 47% degli aventi diritto a votare, con un astensionismo del 53%, solo un punto percentuale in meno rispetto a quello citato dal governatore della Puglia.



Vendola si merita quindi un “vero” per un’analisi pessimista ma anche, purtroppo, non del tutto distante dalla realtà siciliana degli ultimi anni.