Incalzato da Bruno Vespa sul premio di maggioranza destinato a chi raggiunga “appena” il 35%, previsto nella proposta di legge elettorale dal gladiatoreggiante nome “Italicum”, Renzi fa due esempi di leader stranieri eletti con maggioranze ancor più striminzite.



Andiamo dapprima Oltremanica per vedere se l’ex leader laburista fautore del “New Labour”, Tony Blair, abbia effettivamente ottenuto appena il 29% prima di “cambiare la Gran Bretagna”. Tony Blair, il più longevo Primo Ministro laburista della storia ha vinto tre elezioni di fila: nel 1997, nel 2001 e nel 2005. A pagina 11 di questo studio sulle elezioni della Camera dei Comuni britannica vediamo che i numeri di Renzi non tornano. Il Labour Party ha ottenuto il 43,2% dei voti nel 1997, il 40,7% nel 2001 ed il 35,2% nel 2005. Anche il peggior risultato ottenuto da Blair, quindi, ben si allontana dal 29% citato da Renzi.



52e0427d72628_risultatitonyblair.jpg



Riscontriamo che la percentuale citata da Renzi – 29,0% – sia precisamente quella conquistata da Gordon Brown nelle elezioni perse contro David Cameron nel 2010. E’ probabilmente questa l’origine dell’errore renziano, ma l’errore tale rimane.



52e04653a3094_presidenzialifrancesi.jpg



Vediamo se almeno sull’inguaiato Hollande Renzi azzecca i numeri. Usiamo i dati del Ministero dell’Interno francese per vedere i risultati nei due turni delle scorse elezioni presidenziali. Qui il segretario Pd dà i numeri giusti: al primo turno Francois Hollande ottenne il 28,6% dei voti rispetto al 27,2% dello sfidante Nicolas Sarkozy e il 17,9% della terza classificata Marine Le Pen.



Una “Panzana” ed un “Vero”: non può essere che “Nì” per Matteo Renzi.