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Tajani ha ragione: Berlusconi voleva lo ius scholae (anche se prima era contrario)

| 21 agosto 2024
La dichiarazione
«Non c’è stata nessuna trasformazione di Forza Italia, lo ius scholae lo voleva già Berlusconi»
Fonte: Repubblica | 21 agosto 2024
Ansa
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Verdetto sintetico
Il ministro degli Esteri ha sostanzialmente ragione
In breve
  • Nel 2022, Berlusconi disse che Forza Italia era favorevole alla concessione della cittadinanza per gli immigrati che avessero frequentato un intero ciclo scolastico in Italia. TWEET
  • In passato però lo stesso ex presidente del Consiglio aveva dichiarato che «non basta frequentare una scuola italiana per avere diritto alla cittadinanza». TWEET
Il 21 agosto, in un’intervista con la Repubblica, il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani è tornato a parlare della sua proposta di una riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri, introducendo il cosiddetto ius scholae (dal latino “diritto di scuola”). Questo è il principio in base al quale si dovrebbe concedere la cittadinanza italiana ai bambini stranieri che hanno concluso un percorso di studi nel nostro Paese.

Nel difendere la posizione sua e del suo partito, Tajani ha affermato che, nonostante non sia stato inserito nel programma elettorale, «non c’è stata nessuna trasformazione di Forza Italia», dal momento che «lo ius scholae lo voleva già Berlusconi». Ma davvero l’ex presidente del Consiglio e fondatore di Forza Italia, morto a giugno 2023, era favorevole? Abbiamo verificato e la risposta è sì, anche se negli anni Berlusconi ha sostenuto diverse posizioni riguardo la concessione della cittadinanza agli stranieri.

Prima no

Le norme sulla concessione della cittadinanza italiana sono regolate dalla legge n. 91 del 1992, approvata oltre trent’anni fa. In breve, l’ottenimento della cittadinanza italiana è regolato dal principio dello ius sanguinis (dal latino “diritto di sangue”), in base al quale la cittadinanza viene “ereditata” automaticamente alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede.

Le cose si complicano per i bambini nati in Italia da genitori entrambi stranieri. In questo caso, per ottenere la cittadinanza italiana un bambino deve aspettare di aver compiuto 18 anni e solo se fino a quell’età ha vissuto senza interruzioni nel nostro Paese. Gli altri cittadini stranieri possono ottenere la cittadinanza italiana dopo essere stati residenti per almeno dieci anni in Italia. 

Da anni nel nostro Paese si discute della possibilità di modificare questa legge, introducendo ad esempio lo ius scholae o perfino lo ius soli (dal latino “diritto del suolo”), in base al quale tutte le persone nate in Italia ottengono automaticamente la cittadinanza.

La posizione di Silvio Berlusconi sul tema non rimase sempre la stessa. Intervenendo su questo tema durante un’ospitata a Che tempo che fa su Rai3 nel 2017, Berlusconi si dichiarò contrario allo ius scholae e affermò (min. -1:35) che «non basta frequentare una scuola italiana per avere diritto alla cittadinanza». Aggiunse anche che «alcune di queste persone che abbiamo avuto modo di conoscere — gli immigrati, Ndr — ancora vogliono la donna segregata e velata, odiano i cristiani, odiano gli ebrei, odiano la civiltà occidentale, odiano lo Stato italiano, non si può dare loro la cittadinanza italiana solo perché hanno frequentato una scuola», aveva aggiunto l’ex presidente del Consiglio in quell’occasione. Nel 2017 Berlusconi, e di conseguenza anche Forza Italia, erano insomma assai contrari a ius soli e ius scholae

Poi sì

Queste posizioni però non sono durate a lungo. A luglio 2022, durante il governo Draghi, lo ius scholae tornò al centro del dibattito pubblico a causa di una proposta di legge del Partito Democratico, che prevedeva la concessione della cittadinanza ai minori stranieri dopo la frequenza di un ciclo scolastico nel nostro Paese per almeno cinque anni, senza dover necessariamente attendere il compimento dei 18 anni di età.

Contro questa specifica proposta, che di fatto contribuì a dare il via alla crisi che portò alla fine del governo Draghi, si schierarono i partiti del centrodestra. E soprattutto di Lega e Forza Italia, che con il PD facevano parte della maggioranza di governo. Diversamente dal leader della Lega Matteo Salvini, che definì la proposta «una provocazione» e cercò in tutti i modi di affossarla facendo ostruzionismo in Parlamento, Berlusconi diffuse una nota al termine di una riunione con i vertici del partito in cui sottolineava come, al netto del no alla proposta del PD, Forza Italia fosse favorevole a «norme che consentano ai giovani immigrati che frequentino un intero ciclo scolastico di ottenere la cittadinanza».

Aggiungeva la nota: «La sinistra ha bocciato in Parlamento tutte le nostre proposte di buonsenso, dimostrando di non essere interessata al risultato finale». Forza Italia infatti, così come Fratelli d’Italia, all’epoca riteneva che per ottenere la cittadinanza gli studenti stranieri dovessero frequentare tutta la scuola dell’obbligo, che nel nostro Paese dura dieci anni (dai 6 ai 16 anni di età), e non solo i cinque anni proposti dal Partito Democratico. In ogni caso, che siano dieci o cinque anni, entrambe le proposte puntavano a introdurre nel nostro Paese il principio dello ius scholae, e quindi Tajani ha sostanzialmente ragione a dire che Berlusconi, almeno a partire dal 2022, era favorevole a questo principio.

Il verdetto

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando della sua proposta di discutere in Parlamento una riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri introducendo lo ius scholae, ha dichiarato che questo principio «lo voleva già Berlusconi».

L’attuale leader di Forza Italia ha sostanzialmente ragione: due anni fa, a luglio 2022, Berlusconi aveva affermato che Forza Italia era favorevole alla concessione della cittadinanza per gli immigrati che avessero frequentato un intero ciclo scolastico in Italia.

L’ex presidente del Consiglio però non è sempre stato favorevole a questo principio. A novembre 2017 infatti lo stesso Berlusconi aveva dichiarato in un’intervista che «non basta frequentare una scuola italiana per avere diritto alla cittadinanza».

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