In un’intervista con Mentana, Grillo torna ad esprimersi sull’evolversi degli scenari politici e geopolitici in Ucraina. In una sua precedente dichiarazione sulla composizione etnica del Paese est-europeo sembrava essere al corrente dei fatti, ed abbiamo infatti provveduto ad assegnargli un voto positivo. Vediamo adesso se riesce a mantenere il ritmo.



La Crimea, come tutti ormai sanno, è una regione dell’Ucraina a maggioranza etnica russa e storicamente molto più legata a Mosca di quanto non lo sia a Kiev. Nella città di Sebastopoli, ben prima dei recenti sconvolgimenti politici, risiedeva la flotta russa per il Mediterraneo, e la regione faceva parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, prima di essere consegnata nel 1954 alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, come specificato nella nostra precedente analisi.



Il 16 marzo, in seguito all’invasione russa e alla proclamazione dell’indipendenza da parte del Consiglio Supremo di Crimea, è stato indetto un referendum per permettere alla popolazione di esprimere il suo parere circa l’annessione del territorio alla Russia. Il risultato è stato plebiscitario, con più del 95% dei votanti favorevoli all’unione con Mosca e percentuali di partecipazione vicini all’80%, secondo la stampa ucraina.



“Secondo i risultati preliminari, l’affluenza alle urne è stata del 79%. Di quelli che hanno votato, il 95,5% ha votato per l’annessione alla Russia, circa il 3,5% ha risposto “sì” alla seconda domanda – “Bisogna ripristinare la costituzione della Repubblica di Crimea nel 1992 e lo status di Crimea come parte dell’Ucraina?” 1% dei voti invalidata.” (tradotto con google translate)



Il canale televisivo RT, un canale di allnews in lingua inglese giudicato molto vicino al Cremlino, parla di percentuali leggermente diverse ma tutto sommato molto simili, con il 95,7% di voti a favore dell’annessione a Mosca e l’81,37% di partecipazione.



Il governo russo ha, inoltre, provveduto a riconoscere il referendum firmando il trattato di annessione della penisola al resto del territorio della Federazione, secondo una legge approvata recentemente dal parlamento. Insomma, per Mosca (e per Simferopoli, la capitale dell’autoproclamatasi Repubblica Crimeana) la questione sembra essersi chiusa definitivamente.



Il caso però non finisce qui: l’Unione Europea si è affrettata a dichiarare, tramite un comunicato congiunto delle Presidenze del Consiglio Europeo e della Commissione, il suo rifiuto di riconoscere la legalità del processo referendario. Allo stesso modo la Casa Bianca ha rilasciato un comunicato all’interno del quale si afferma l’illegalità del referendum e si annunciano sanzioni nei confronti di ufficiali dell’esercito russo e di membri del suo governo.



Per ultimo, per giungere alla dichiarazione di Grillo, sembra che la legalità del referendum sia stata messa in dubbio pure dall’Osce, (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea), che confermava, in un comunicato dell’11 marzo, non solo di non riconoscere la legalità del referendum, ma di non avere neanche l’intenzione di andare a presidiare le operazioni di voto in virtù del suo regolamento interno, dato che il processo referendario era stato giudicato contrario alla costituzione ucraina. Un intento che deve essere poi cambiato se, come si può desumere dalla Bbc, gli osservatori Osce in missione in Crimea sono stati dissuasi dall’entrare in seguito a spari di avvertimento da forze di guardia russe.



Le Nazioni Unite menzionate da Grillo, inoltre, hanno tentato, proprio il giorno precedente al referendum (15 marzo), di far passare una risoluzione al Consiglio di Sicurezza che riaffermasse con forza la “sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Risoluzione che non è passata per via dell’opposizione russa che ha esercitato il proprio diritto di veto, ma che sicuramente non segnala un avallo da parte delle Nazioni Unite di ciò che è avvenuto in Crimea.



Non solo. A quanto riportato da un rapporto del Consiglio di Sicurezza sulle discussioni in corso, non si fa menzione di osservatori delle Nazioni Unite presenti ma si fa invece riferimento all’impossibilità, da parte degli osservatori dell’Osce, di accedere all’area. Inoltre, i trenta osservatori presenti e definiti dal canale RT come membri dello European Democracy and Election Monitoring Institute sono descritti da Gérard Araud, ambasciatore di Francia presso le Nazioni Unite, come rappresentanti di partiti di estrema destra europei, opinione condivisa anche dalla lituana Raimonda Murmokaité.



Insomma, Grillo sembra sbagliarsi di grosso nel voler attribuire una rispettabilità internazionale – o perlomeno da parte delle Nazioni Unite – al voto crimeano. Si sa, il diritto internazionale è spesso oggetto di interpretazioni, ed il riconoscimento di ciò che è una situazione de facto da parte dei membri della comunità internazionale è puramente soggettivo. Lo stesso discorso è valido anche per la validità degli osservatori presenti anche se è vero che la Federazione Russa è Paese membro sia dell’Osce sia, ovviamente, delle Nazioni Unite, e non si capisce perché avrebbe, quindi, dovuto o voluto impedire l’accesso del personale Osce in Crimea per visionare il voto. In conclusione, Grillo avrà pure azzeccato i risultati del referendum, ma volerli ammantare di una certa legittimità internazionale facendo riferimento alla presenza di osservatori (non universalmente riconosciuti come legittimi da tutti i membri della comunità internazionale, e certamente non delle Nazioni Unite) è però malafede. “Pinocchio andante”.