A circa due mesi dalle elezioni europee si ritorna a parlare della possibile (o impossibile) candidatura dell’ex Cavaliere a Bruxelles.
A seguito della condanna all’interdizione dai pubblici uffici dello scorso agosto e alla votazione della decadenza da parte del Senato lo scorso novembre, Berlusconi non è più membro del parlamento italiano. Non solo. Anche per il diritto europeo – in assenza di una unica procedura elettorale e dell’attuazione dell’articolo 223 del Trattato sull’Unione, rimanda ai provvedimenti dei singoli Stati – il leader di Forza Italia risulta incandidabile. La norma nazionale a cui ci si rifà in questo caso è infatti il decreto legislativo numero 235 del 31 dicembre 2012, entrato in vigore il 5 gennaio 2013, meglio noto come legge Severino. Questa ultima reca disposizioni in materia di incandidabilità e pone il divieto a ricoprire cariche elettive a seguito di condanne definitive per delitti non colposi. L’articolo 13 del decreto preclude la candidatura a seguito delle condanne con caratteristiche esplicitate nell’articolo 1. In particolare, Berlusconi è stato condannato per frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti tv Mediaset a quattro anni di reclusione (di cui 3 sono stati condonati per indulto) e a due anni di interdizione dai pubblici uffici (confermati dalla Corte di Cassazione proprio pochi giorni fa).
Torniamo alla dichiarazione e vediamo quindi se ha ragione Roberta Pinotti: se così fosse ‘i berlusconiani’ avrebbero in un certo senso aperto la strada alla decadenza del proprio leader votando la legge in questione. Verificando sul sito Openpolis apprendiamo che la legge non solo ha ricevuto 100 voti del Pdl (oltre a 4 astenuti e 11 assenti) ma è anche stata presentata da Alfano, all’epoca ancora esponenete del Pdl. Gli unici voti contrari sono arrivati dall’Italia dei Valori: il ddl è passato con 256 voti a favore contro 7 contrari.
Tutto “Vero” quel che dice il ministro della Difesa!