Al di là di quelle che possono essere le considerazioni politiche o personali sulla direzione presa dal dibattito sui diritti civili degli omosessuali, che chiaramente esulano dal ben più “freddo” esercizio di fact-checking, cerchiamo di rispondere a due quesiti che emergono dalla dichiarazione di Pisapia.
Chi deve legiferare sul tema del matrimonio (omosessuale)?
Il primo tema riguarda la competenza del tema dei matrimoni omosessuali. Come giustamente sottolinea Pisapia, è il parlamento che deve prendersi carico di legiferare in questo ambito, attuando alcune modifiche al Codice civile. Il Codice non riporta uno specifico divieto di unione tra omosessuali ma in diversi punti fa riferimento alla figura del ‘marito’ e a quella della ‘moglie’. Attualmente esistono diverse proposte di legge su questo tema, ma nessuna arrivata mai a compimento.
La prima, ad opera del leader di Sel Nichi Vendola, è racchiusa nel ddl C242, mai approvato alla Camera. Una seconda proposta è stata fatta da Scalfarotto (Pd), con il ddl n. C244, anch’esso intitolato “Modifiche alla codice civile e altre disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio e di filiazione da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso” e con il ddl n. C763. Come quello di Vendola, i ddl di Scalfarotto non hanno mai lasciato la Camera, dove si sono arenati lo scorso anno. Al Senato la senatrice De Petris (Sel) ha portato avanti la battaglia di Vendola con il ddl S204, senza miglior fortuna. Anche Lo Giudice (Pd), ex presidente dell’Arcigay, ha presentato la proposta S15 contro la discriminazione matrimoniale. Dal M5S in Senato è arrivato anche il disegno di legge “Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso”, presentato da Orellana.
A chi compete la registrazione di matrimonio avvenuti all’estero?
La seconda questione riguarda la registrazione in Italia di matrimoni avvenuti in Paesi in cui le nozze tra persone dello stesso sesso sono consentiti. Una circolare inviata dal ministro Alfano ai prefetti alcuni giorni fa richiederebbe “che, ove siano state fatte le trascrizioni di matrimonio tra persone dello stesso sesso, ci sia l’annullamento d’ufficio degli atti”. Questo perchè secondo Alfano “In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso, quindi se ci si sposa tra persone dello stesso sesso, quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano, per il semplice motivo che non è consentito dalla legge”. Tuttavia sono in molti a contestare la validità della circolare ministeriale, tra cui anche diversi avvocati (come Antonio Rotelli intervistato da Rai News o Alberto Merlo da Panorama) che sostengono che la circolare non rappresenti un vincolo di legge.
Ad essere onesti, fino ad oggi la giurisprudenza non si è distinta per chiarezza. Lo scorso aprile, il tribunale di Grosseto aveva ordinato al sindaco di trascrivere il matrimonio di due uomini, sottolineando che la trascrizione è possibile qualora non siano violati i requisiti che la impediscono (es. contrarietà all’ordine pubblico) e che, sebbene essa non influisca direttamente sullo status dei due soggetti, può essere importante per dimostrare, come per tutte le coppie di fatto, la stabilità o la durata dell’unione (che ha risvolti per esempio sull’affidamento di minori). In passato, però, la Cassazione è stata di avviso contrario (sentenza n. 4184/2012), negando la trascrizione del matrimonio dal momento che essa ha natura soltanto di certificazione di un atto di per sé già valido nell’ordinamento dello Stato in cui il matrimonio è stato celebrato ma che non ha effetto giuridico nell’ordinameno italiano.
In assenza di una presa di posizione da parte del parlamento, il vuoto legislativo diventa, come spesso accade, il campo di battaglia delle sentenze giuridiche, che sono chiamate a risolvere caso per caso.
Al di là di quale sarà la parola finale sull’annullamento delle trascrizioni, Pisapia ha ragione a dire che la competenza legislativa sui matrimoni omosessuali è del parlamento e che essa è ben diversa dalla questione della trascrizione. Il dibattito sulla loro validità è però ancora in corso e per dare maggiori risposte un intervento del parlamento sarebbe auspicabile: “C’eri quasi”.