Uno dei cavalli di battaglia degli oppositori alla moneta unica è sempre stato la perdita di sovranità monetaria dei singoli membri dell’Eurozona, che tradotto in termini di commercio estero implicherebbe la perdita di competitività di alcuni Paesi (notoriamente l’Italia ed i Paesi dell’area Sud, incapacitati dal ricorrere a svalutazioni) nei confronti di altri, naturalmente avvantaggiati da una moneta più forte (come la Germania, che sfrutterebbe una valuta comune forgiata ad immagine e somiglianza del marco a detrimento dei rivali commerciali).
La verità è che si potrebbe effettivamente sostenere che l’Italia è stata svantaggiata sotto il profilo del commercio estero nei confronti della Germania, proprio in virtù della sua naturale predisposizione alla svalutazione monetaria, piuttosto che l’introduzione di riforme che incrementassero la propria produttività. Venuta a mancare questa possibilità, ecco che l’Italia avrebbe osservato un calo della sua bilancia commerciale. Vediamo se questi dati sono corretti, consultando il database dell’Ocse – International Trade Balance, nel periodo 1999-2014.
Abbiamo scelto il 1999 come data di inizio della nostra osservazione perché, nonostante l’euro sia stato introdotto come moneta fisica solamente nel capodanno del 2002, è esattamente tre anni prima che i tassi di cambio tra le valute nazionali e la valuta comune sono stati fissati, rendendo de facto impossibile ricorrere alle svalutazioni delle quali si era sempre avvantaggiata l’Italia.
Effettivamente possiamo notare un tonfo della bilancia commerciale italiana rispetto all’andamento della controparte tedesca, che ha invece visto crescere il suo indice in maniera pressoché costante. Si può notare, tuttavia, un forte aumento a partire proprio dagli anni di maggiore crisi della nostra economia, ovvero dal 2010 al 2013, che a prima vista può sembrare contro-intuitivo e che potrebbe inizialmente essere spiegato da un crollo delle nostre importazioni, se non fosse, invece, che queste non hanno subito un crollo così vistoso. Sembra quindi che il recupero sia anche dovuto ad un rialzo delle nostre esportazioni, fatto che smentirebbe l’asserzione del leader di Forza Italia.
Desideriamo, per completezza di informazione, riportare anche il seguente articolo del think tank Bruegel, che rapporta le bilance commerciali dei principali Paesi europei con i rispettivi Pil, isolando la ripresa della bilancia commerciale italiana da effetti di prezzo. La ripresa della bilancia commerciale italiana, cosí come l’andamento dell’indice tedesco, sono chiaramente visibili nel grafico in basso.
Insomma, se escludiamo gli anni di forte crisi che potrebbero risultare un periodo transitorio, sembra effettivamente che l’avvento dell’euro non abbia giovato a questo indice, in confronto invece di una Germania avviata su una strada di costante miglioramento. Tuttavia non possiamo ignorare il balzo all’insù degli ultimi tre anni, a fronte di una stabilizzazione sostanziale delle importazioni. “Nì”.