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È vero che è stato speso solo il 6 per cento dei soldi del Pnrr?

| 31 marzo 2023
La dichiarazione
«È stato speso solo il 6 per cento dei fondi del Pnrr, come certificato dalla Corte dei Conti»
Fonte: Corriere della Sera | 30 marzo 2023
ANSA
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Verdetto sintetico
Il presidente del Movimento 5 stelle omette alcuni dettagli importanti.
In breve
  • Secondo la Corte dei Conti, alla fine del 2022 l’Italia aveva speso una cifra pari a «circa il 12 per cento» delle risorse totali programmate per il Pnrr: oltre 23 miliardi di euro su 191,5 miliardi. TWEET
  • La percentuale sale al 34 per cento circa se si considerano i soldi spesi sui quasi 67 miliardi di euro effettivamente erogati dall’Ue all’Italia fino a oggi. TWEET
  • Il dato scende invece al 6 per cento – la percentuale indicata da Conte – se nel calcolo non si considerano le voci di spesa di Transizione 4.0 e dei bonus edilizi, quelle che hanno permesso di accelerare la spesa dei fondi. TWEET
Il 30 marzo il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera del presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte in cui ha dato la disponibilità del suo partito a collaborare con il governo e risolvere i problemi nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). 

Secondo Conte, la Corte dei Conti ha certificato che fino a oggi è stato speso «solo il 6 per cento dei fondi». È davvero così? Abbiamo verificato e il presidente del Movimento 5 stelle omette alcuni dettagli.

Quanti soldi del Pnrr ha ricevuto l’Italia

Il Pnrr è finanziato con 191,5 miliardi di euro di risorse europee che l’Italia riceverà in dieci rate entro la fine di giugno 2026 se rispetterà tutte le scadenze prese con l’Unione europea. Quasi 69 miliardi di euro sono sovvenzioni a fondo perduto, dunque l’Italia non dovrà restituirli. I restanti oltre 122 miliardi di euro sono invece prestiti, che il nostro Paese dovrà invece restituire dal 2028 in poi. 

Fino a oggi l’Ue ha erogato all’Italia 67 miliardi di euro per finanziare i progetti del Pnrr. I primi 24,9 miliardi di euro sono stati erogati ad agosto 2021 sotto forma di prefinanziamento, mentre i 21 miliardi di euro della prima rata sono arrivati ad aprile. In quel caso l’Ue aveva certificato che l’Italia aveva raggiunto le 51 scadenze fissate per la fine del 2021, dandole 10 miliardi di euro in sovvenzioni a fondo perduto e 11 miliardi di euro in prestiti. Discorso analogo vale per la seconda rata, arrivata dopo che le istituzioni europee hanno certificato il raggiungimento da parte dell’Italia delle 45 scadenze fissate per la fine di giugno 2022. Il valore effettivo della prima rata e della seconda rata era in realtà di 24,1 miliardi di euro, ma l’importo versato è stato poi di 21 miliardi perché su ogni rata la Commissione Ue trattiene una quota per rimborsare il prefinanziamento iniziale di agosto scorso.

Il 27 marzo il governo ha spiegato in una nota di aver concordato con la Commissione europea un mese in più di tempo per valutare la reale attuazione dei 55 obiettivi previsti per la seconda metà del 2022. Se l’Ue certificherà che l’Italia li ha raggiunti tutti, darà il via libera all’erogazione della terza rata, con un valore pari a 19 miliardi di euro (in realtà il valore lordo è di 21,8 miliardi di euro, da cui viene scalata una parte del prefinanziamento).

Quanti soldi del Pnrr ha già speso l’Italia

Il 28 marzo la Corte dei Conti ha presentato una relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, evidenziando vari ritardi nella spesa dei fondi e nell’attuazione dei progetti. Tra le altre cose la Corte dei Conti, che controlla come vengono spesi i soldi pubblici, ha stimato che alla fine del 2022 erano stati spesi «oltre 23 miliardi» di euro dei fondi del Pnrr, una cifra pari a «circa il 12 per cento delle dimensioni finanziarie complessive del piano», un livello più basso rispetto a quanto inizialmente previsto nel 2021 dal governo Draghi. La percentuale sale al 34 per cento circa se si considerano i soldi spesi sui quasi 67 miliardi di euro effettivamente erogati all’Italia.

Il dato scende invece al 6 per cento – la percentuale indicata da Conte – se nel calcolo non si considerano alcune voci di spesa, che hanno permesso di superare il livello di spesa di 20,4 miliardi di euro alla fine del 2022 stimato dal governo Draghi poco prima dell’insediamento del governo Meloni. In particolare «l’accelerazione rispetto al cronoprogramma» è dovuta alla misura dei crediti d’imposta del piano “Transizione 4.0”, un programma con cui lo Stato incentiva l’innovazione tecnologica delle imprese, e «all’intervento di rafforzamento» dell’Ecobonus e del Superbonus 110 per cento, con cui lo Stato ha incentivato interventi di ristrutturazione edilizia. «In entrambi i casi si è registrato un livello di spesa molto più elevato di quanto previsto», ha spiegato la Corte dei Conti. Al netto della spesa di queste misure, «il livello di attuazione finanziaria scende al 6 per cento».

Il verdetto

Giuseppe Conte ha scritto che l’Italia ha speso finora solo il 6 per cento dei fondi del Pnrr, «come certificato dalla Corte dei Conti». Abbiamo verificato e il presidente del Movimento 5 stelle omette alcuni dettagli importanti. 

Secondo la Corte dei Conti, alla fine del 2022 l’Italia aveva speso una cifra pari a «circa il 12 per cento» delle risorse totali programmate per il Pnrr: oltre 23 miliardi di euro su 191,5 miliardi. La percentuale sale al 34 per cento circa se si considerano i soldi spesi sui quasi 67 miliardi di euro effettivamente erogati dall’Ue all’Italia fino a oggi. 

Il dato scende invece al 6 per cento – la percentuale indicata da Conte – se nel calcolo non si considerano le voci di spesa di Transizione 4.0 e dei bonus edilizi, quelle che hanno permesso di accelerare la spesa dei fondi.

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