Mario Mauro ritorna sugli F-35, tema lungamente affrontato in campagna elettorale, per ricordare come il processo di acquisizione del caccia monoposto e monoreattore di quinta generazione prodotto da Lockheed Martin, affondi le sue origini nel lontano 1996, quando Beniamino Andreatta era ministro della Difesa del primo governo Prodi (come giustamente ricordato da Mauro). Pagella Politica ha seguito il dibattito, verificando dichiarazioni come quelle di Ingroia e Monti sull’iter del programma, e non può esimersi dal farlo ancora.
Come abbiamo ricordato nelle precedenti analisi, nel dossier della Difesa del 14 marzo 2012, si legge che l’Italia ha aderito al programma Joint Strike Fighter sin dalla fase concettuale-dimostrativa (denominata CDP) svolta tra il 1996 e il 2001. Questo significa che già 17 anni fa (Mauro parla giustamente di “circa venti anni”) in Italia si iniziava a parlare di F-35. Citiamo dal medesimo dossier come il caccia sia un tipo di velivolo originariamente progettato per la per la distruzione in volo di aerei nemici, con particolare riferimento ai bombardieri, progettati per attaccare obiettivi terrestri, sia civili che militari. La classificazione dei caccia attraverso il riferimento ad una determinata “generazione” consente di individuare le diverse tipologie di caccia sviluppatesi dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi. Ad esempio, appartengono alla prima generazione (1945 – 1955) i caccia subsonici ad ala dritta con prese d’aria a geometria fissa ( ad es., Lockheed P-80 Shooting Star americano e il Gloster Meteor britannico). La seconda generazione (1955-1960) è caratterizzata dalla collocazione dei motori del velivolo nella fusoliera, anziché nelle semi ali e dall’ala a freccia (ad es., North American F-100 Super Sabre). La terza generazione (1960-1970), comprende i caccia con ala a forte freccia o delta capaci di raggiungere velocità transoniche o di poco supersoniche. Alla quarta generazione(1970-1995)appartengono, poi, i caccia con ala a forte freccia o a delta e prese d’aria a geometria variabile, capaci di raggiungere la velocità Mach 2. A questa categoria di caccia appartiene il velivolo Eurofighter. La quinta generazione corrisponde a quei caccia sviluppati a partire dal 1995 e dotati di tecnologie molto avanzate in ambito stealth.
A proposito del ruolo che Beniamino Andreatta ebbe nel sostenere il programma Joint Strike Fighter, ci rifacciamo al resoconto stenografico della seduta della Commissione difesa della Camera del 16 gennaio 2007, concernente le comunicazioni del governo sullo stato di attuazione del programma pluriennale Joint Strike Fighter. L’allegato riporta la documentazione consegnata dal governo nel corso della seduta, e al paragrafo 2 (pag. 18) si legge: “Nel 1996, all’avvio della XIII legislatura, “il ministro della Difesa protempore, On.le Beniamino Andreatta, promuoveva le iniziative e le discussioni esplorative intese a valutare la possibilità di una partecipazione italiana al programma, al tempo ancora nella fase di fattibilità, per gli obiettivi dichiarati del progetto di voler ricercare la multinazionalità governativa ed industriale, lo sviluppo di nicchie d’eccellenza tecnologica, la promozione dell’interoperabilità tra le Forze armate dei Paesi Nato ed il contenimento dei costi”. L’attuale ministro della Difesa dimostra quindi (per fortuna) di conoscere l’operato dei suoi predecessori e, in particolare, la volontà di Andreatta di inserire l’Italia nel programma degli F-35.
Anche sul numero dei velivoli Mauro è preparato. Il 15 febbraio 2012, infatti, l’ex ministro della Difesa, ammiraglio Di Paola, nell’illustrare il più generale disegno di revisione dello strumento militare davanti alle Commissioni Difesa della Camera e del Senato, annunciava un ridimensionamento del programma, sostenenendo come l’esame tecnico e operativo portasse a “ritenere come perseguibile, da un punto di vista operativo e di sostenibilità, un obiettivo programmatico dell’ordine di 90 velivoli (con una riduzione di circa 40 velivoli, pari a un terzo del programma); una riduzione importante che, tuttavia, salvaguarda anche la realtà industriale e che, quindi, rappresenta una riduzione significativa coerente con l’esigenza di oculata revisione della spesa”. Il 9 marzo 2012, con la mozione n. 1-00908, la Camera impegnava il governo a valutare la riduzione del numero di F-35 acquistati. Il governo, il 28 marzo, confermava la mozione della Camera a ridurre effettivamente il numero da 131 a 90.
Inoltre, come ricordato in una recente analisi su Affari Internazionali, la necessità di partecipare al programma e, soprattutto, di proseguire nella realizzazione dello stesso, è stata altresì determinata dalla necessità di sostituire, nei prossimi 15 anni, ben tre linee di velivoli: 236 aerei per l’attacco al suolo (i Tornado e gli AMX dell’Aeronautica) e 18 velivoli da imbarco su portaerei (gli Harrier AV-8B della Marina), per un totale di 254 unità (non così distanti dai 250 citati del Ministro).
Mario Mauro segna una tripletta nella rete di Pagella Politica e porta a casa un meritato “Vero”.