Il teleriscaldamento, questo sconosciuto. Prima di iniziare con il nostro fact checking, cerchiamo di capire di cosa sta parlando il primo cittadino di Torino.


Il teleriscaldamento consiste nel prendere vapori caldissimi di una centrale elettrica, intubarli sottoterra e, con essi, riscaldare una città. Si tratta di una pratica molto diffusa nel nord d’Europa che piano piano sta diventando una realtà anche in Italia: capofila fu Brescia negli anni ’70, seguita poi da Torino nel 1982.


A quanto pare Torino è all’avanguardia in materia, stando alle principali “autorità” che si occupano dell’argomento, come Moebius, rivista scientifica partner di Radio24, che parla del teleriscaldamento in Piemonte in questi termini: “oltre 370 chilometri, che hanno fatto della metropoli piemontese la città più teleriscaldata d’Italia”. Riconoscimenti di rilievo nel campo del teleriscaldamento, Torino ne ha ricevuti già nel lontano 2011. Proprio in quell’anno, infatti, il capoluogo torinese viene nominato fra le città che rappresentano l’eccellenza nella capacità di rinnovare reti già esistenti. Stiamo parlando del Global District Energy Climate Award, con cui si sottolinea la forza innovatrice di Torino nel fornire energia teleriscaldata al 60% dei propri abitanti. 


La compagnia che ha assistito Torino nel raggiungimento dell’obiettivo di diventare una città teleriscaldata è la Iren, che proprio l’anno scorso ha festeggiato 30 anni di collaborazione con il capoluogo piemontese. In un rapporto atto a tirare le fila, relativo a tre decadi di collaborazione, l’azienda conferma, a pagina 7, che quello compiuto è stato “un itinerario che non solo ha fatto di Torino la metropoli più teleriscaldata d’Italia, ma, nel contempo, ha permesso alla città di beneficiare dei correlati vantaggi sotto il profilo ambientale, grazie all’eliminazione in questi anni di migliaia di impianti condominiali più inquinanti”. Stiamo parlando di una rete che, come si legge nel rapporto, si espanderebbe per 500 km (pag. 89), battendo altre città italiane come Reggio Emilia (215 km), Parma (81 km), Piacenza (18 km) e infine Genova (10 km).


Fin qui tutto bene, ma nella classifica sovracitata manca una città italiana che batte Torino, che sembra essere la vera pioniera in materia: Brescia. La A2A – l’azienda che gestisce il teleriscaldamento sia a Milano che a Brescia – scrive, nel rapporto “Il teleriscaldamento a Brescia e nelle città servite da A2A”, redatto in occasione dei 40 anni di teleriscaledamento a Brescia, che Milano ha una rete di 100km (pag. 14), mentre Brescia di 630 km (pag. 11)


Quindi, il primato presunto di Torino di cui parla Fassino, a cosa si riferisce? Forse alla volumetria degli impianti, che a Brescia misura 41 milioni di metri cubi (pag. 4 – rapporto A2A), mentre a Torino 54 milioni di metri cubi (pag. 89 – rapporto Iren). 


In effetti Torino risulta certamente la prima per volumetria, ma non per chilometraggio. “C’eri quasi” per il sindaco Fassino.


P.S.: per essere il più precisi possibile, abbiamo controllato velocemente altre grandi città italiane non censite nelle classifiche sovracitate: Roma, Napoli e Firenze. Il servizio di teleriscaldamento nella capitale è gestito da Acea, e copre appena 23.000 abitanti. Per quanto riguarda Firenze e Napoli, non siamo riusciti a trovare dati ufficiali, ma alcune relazioni, ad esempio questa del GeoTherm Expo 2009 (nell’immagine 1.2), non ci fanno pensare che i capoluoghi in questione abbiano delle reti rilevanti. Circa le altre città in vetta alla classifica, riportiamo qui i dati: Verona (218km), Sesto (oltre 63 km) e Ferrara (225 km) che non superano, quindi, Torino.