Pochi giorni dopo che Grillo aveva affermato che l’Italia si trovasse al 60esimo posto per la libertà di stampa, ritorna sul tema Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera per il M5S. E si mostra perfino più precisa di Grillo.
Le principali organizzazioni che si occupano di questo tema sono Freedom House e Reporters Sans Frontières.
L’Ong francese ha stilato la sua classifica sulla base di sei criteri generali:
1. pluralismo – misura il grado di rappresentazione delle opinioni nello spazio mediatico;
2. indipendenza dei media – misura il grado in cui i mezzi di informazione possono lavorare in modo indipendente dalle autorità;
3. ambiente e autocensura – analizza l’ambiente nel quale i giornalisti lavorano;
4. quadro legislativo – considera la qualità e l’efficacia del contesto legislativo;
5. trasparenza – misura la trasparenza di istituzioni e procedure con effetti sulla produzione di notizie e informazioni;
6. infrastrutture – misura la qualità delle infrastrutture a sostegno della produzione di notizie e informazioni.

La Lombardi ci azzecca in pieno: su un totale di 179 Paesi, l’Italia si colloca proprio in 57esima posizione. Nonostante il salto in avanti rispetto al 61esimo posto del periodo 2011-2012, il nostro rimane un Paese “parzialmente libero”; preoccupano soprattutto la mancata depenalizzazione del reato di diffamazione e il ddl intercettazioni – la cosiddetta “legge bavaglio” proposta dal quarto governo Berlusconi e all’esame della Camera dal 6 ottobre 2011, dopo l’approvazione al Senato del giugno 2010.