Mentre è in atto il confronto con il Partito Democratico sulle riforme, Berlusconi coglie l’occasione per sottolineare che in passato la maggioranza da lui guidata era riuscita a far avanzare la riforma del Senato e la modifica del Titolo V fino all’approvazione in parlamento, prima che fosse bocciata da un referendum voluto dalla sinistra.



Durante il terzo governo Berlusconi, le Camere hanno approvato una legge di revisione costituzionale per modificare gran parte degli articoli della Parte II della Costituzione, che disciplina l’ordinamento della Repubblica. Guardando l’iter del testo di riforma vediamo che il disegno di legge di riforma costituzionale è stato presentato dal governo a ottobre 2003, dal Premier Berlusconi in primis. E’ difficile stabilire se il centrodestra da lui guidato ha “sempre” ricercato queste riforme, tuttavia segnaliamo che questo è vero almeno dal 31 maggio 2001, quando, ad inizio della XIV legislatura, alcuni rappresentanti della maggioranza (Buttiglione, Rotondi e altri) avevano presentato una proposta di legge costituzionale per l’elezione di una assemblea per la riforma della Costituzione.



Nella stessa pagina dell’iter del testo presentato nel 2003, si legge che è stato liquidato definitivamente in seconda deliberazione al Senato il 16 novembre 2005, non nel 2006, come riportato dal leader di Forza Italia. In linea con quanto detto da Berlusconi, nel documento che presenta le modifiche alla Costituzione incluse nel testo di riforma approvato si vede che la riforma riguarda la trasformazione del Senato in senso federale (articoli 55, 56,57) e alcune parti del Titolo V (articoli dal 114 al 133).



Andiamo ora a verificare la seconda parte della dichiarazione, ossia se la riforma costituzionale è stata vanificata da un referendum voluto dalla sinistra. Come si legge nella scheda dell’iter della testo di riforma, il testo è stato approvato a maggioranza assoluta (170 voti favorevoli), ma non con la maggioranza dei due terzi, così come successo alla Camera (317 voti favorevoli) Questa circostanza ha dunque aperto la possibilità di sottoporre il testo a referendum popolare così come previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Un testo del Servizio Studi della Camera dedicato al procedimento referendario in esame, informa che Il 23 novembre 2005, un gruppo di cittadini ha presentato la richiesta di referendum sul testo di legge costituzionale e che “il 15 febbraio 2006 sono state depositate presso la Corte di Cassazione due richieste di referendum ai sensi dell’art. 138 Cost. sul testo di legge costituzionale, la prima da parte dei senatori Angius, Boco e Bordon, la seconda da parte dei deputati Violante, Castagnetti e Giordano, sottoscritte rispettivamente da 112 senatori e da 248 deputati”. Procedendo nella lettura si legge che, in seguito alle ordinanze emesse dall’ufficio centrale per il referendum istituito presso la Corte di Cassazione, il referendum si è svolto a giugno 2006 mentre l’archivio elezioni del Ministero dell’Interno mostra che la maggioranza dei partecipanti al voto (61,29%) si è espressa in modo contrario alla modifica della Costituzione.



Dunque Berlusconi dice il vero sia quando sostiene che le riforme siano state approvate in parlamento – anche se fa confusione sull’anno di approvazione – sia quando dice che il referendum che “ha vanificato le riforme” sia stato voluto da esponenti della sinistra come i sei parlamentari che hanno depositato le richieste di referendum: “Vero”!