Ospite della trasmissione di La7 Otto e mezzo, Pier Luigi Bersani ha indicato il settore edilizio come uno dei più colpiti dalla crisi economica: secondo l’esponente di Liberi e Uguali, infatti, nella sola industria delle costruzioni si sono persi 6-700 mila posti di lavoro su un milione e mezzo totali.
Vediamo se i numeri confermano.
La disoccupazione durante la crisi
Non è chiaro a quale periodo esatto si riferisca Bersani, ma dal contesto sembra di capire che il confronto sia tra il periodo pre-crisi e oggi. Alla crisi finanziaria cominciata nell’estate del 2007 negli Stati Uniti è seguita una recessione che si è ampliata a gran parte dei Paesi occidentali – Italia inclusa – che ha avuto molti effetti: tra cui, nel nostro Paese, un drastico calo dell’occupazione.
Secondo i dati Istat il tasso di disoccupazione, che nella seconda metà del 2008 era ancora intorno al 6,5-7%, è cresciuto fino a toccare il suo livello massimo – il 12,8% – nel primo trimestre del 2014. In termini assoluti, i disoccupati erano poco più di 1,6 milioni nel 2008 e sono cresciuti fino a 3,2 milioni nel I trimestre del 2014.* Dall’inizio all’apice della crisi, quindi, i dati sulla disoccupazione erano praticamente raddoppiati: il tasso di disoccupazione era cresciuto di oltre il 6 per cento e il numero delle persone senza lavoro era aumentato di circa 1,6 milioni di persone.
Da allora, però, c’è stato un certo miglioramento. Il dato mensile più recente che poteva avere a disposizione Bersani (tralasciando quindi quello sulla disoccupazione di gennaio, uscito il 1° marzo) è quello che si riferisce a dicembre 2017: allora l’Istat attestava il tasso di disoccupazione al 10,8% e il numero di disoccupati a poco meno di 2,8 milioni. Se guardiamo a quest’ultimo numero, il miglioramento rispetto all’apice della crisi (3,2 milioni) è chiaro. I disoccupati, comunque, continuano ad essere circa 1,2 milioni di più rispetto a dieci anni fa. Leggermente meno del numero citato da Bersani.
Il settore edilizio durante la crisi
Questo per quanto riguarda i numeri generali. Ma ha ragione l’ex segretario del PD a dire che il settore delle costruzioni è stato particolarmente colpito dalla crisi economica, in termini di perdita dei posti di lavoro?
Tra il 2007 e il 2016, secondo il rapporto annuale dell’Istat, il settore delle costruzioni ha perso ben il 27,4 per cento degli occupati, la percentuale più alta tra tutti i settori. Segue l’industria estrattiva con un -23,5 per cento e l’industria in generale con un -19,4 per cento.
Nel 2014, anno in cui i dati sulla disoccupazione hanno toccato i valori più alti prima di cominciare a decrescere, l’Istat scriveva nel suo rapporto annuale che, tra 2008 e 2013, il settore delle costruzioni aveva perso 396 mila occupati, quasi il 20 per cento del totale pre-crisi; solo il settore manifatturiero aveva avuto una diminuzione degli occupati maggiore (482 mila unità), partendo però da un totale molto più alto (e infatti il calo percentuale era intorno al 10 per cento). Questi due settori, da soli, avevano assorbito circa l’89% della diminuzione totale degli occupati fra il 2008 e il 2013.
L’edilizia durante la ripresa occupazionale
Oltre ad essere stato uno dei settori più colpiti durante gli anni in cui la crisi ha prodotto i sui effetti più negativi, quello edilizio è anche uno dei segmenti dell’economia che più stenta a ripartire. Come abbiamo visto, la ripresa dell’economia italiana si è riflessa positivamente sul mercato del lavoro, con il numero degli occupati che è tornato a crescere.
Non è stato così per l’edilizia. L’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) cura un documento periodico sull’andamento del settore, l’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni. L’edizione più recente è del febbraio 2018: ne emerge che in questo settore la diminuzione nel numero di occupati cominciata nel 2008 non si è arrestata nel 2013-2014, ma è proseguita fino al 2016, mostrando segni di ripresa solo nell’ultimo anno.
Il totale degli occupati nell’edilizia, che all’inizio della crisi sfiorava i due milioni, nel 2016 si è ridotto fino a 1,4 milioni: una perdita di circa 550.000 posti di lavoro, poco meno del numero citato da Bersani. La flessione maggiore riguarda i lavoratori dipendenti, che si sono ridotti di circa 400 mila unità, mentre quelli indipendenti sono diminuiti di circa 150 mila.
I primi nove mesi del 2017 sembrano segnare la prima ripresa del dato sugli occupati complessivi per la prima volta dall’inizio della crisi, per quanto ridotta: un aumento di 12 mila unità (+0,1%).
Fonte: ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, febbraio 2018, p. 56.
Il peso del lavoro irregolare
Questi numeri potrebbero essere stati parzialmente influenzati dal dato del lavoro irregolare, definito dall’Istat come tutte le “posizioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale – contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative”. Il rapporto sull’economia non osservata pubblicato dall’Istituto nazionale di Statistica nel 2017, che fa riferimento agli anni fra il 2012 e il 2015, segnalava proprio un riacutizzarsi del fenomeno del lavoro irregolare nel settore delle costruzioni.
Il tasso di irregolarità delle unità di lavoro nell’edilizia nel 2015 – l’ultimo anno in cui il dato è disponibile – è del 16,9%, in crescita costante rispetto agli anni precedenti (era del 15,6% nel 2012, del 15,4% nel 2013, del 15,9% nel 2014) e più alto di un punto percentuale rispetto al tasso di irregolarità totale delle unità di lavoro dell’economia italiana, che si attesta al 15,9%. È possibile, quindi, che parte della contrazione del numero degli occupati nel settore edilizio sia stata assorbita dalla crescita del lavoro irregolare.
Il verdetto
Pier Luigi Bersani ha ragione nel dire che il settore edilizio è stato particolarmente colpito dalla crisi, in termini di perdita di occupazione. Tra l’inizio della crisi e oggi, i posti di lavoro persi in generale sono stati circa 1,2 milioni. Di questi, circa 550 mila sono nel settore dell’edilizia. Non sono esattamente i numeri citati dall’ex segretario del PD, che comunque ci va molto vicino: quindi un “C’eri quasi” per lui.
_____
* Percorsi per i dati. [1] Tasso di disoccupazione trimestrale: Lavoro e retribuzioni > Offerta di lavoro > Disoccupazione > Tasso di disoccupazione – dati trimestrali destagionalizzati > Ripartizioni. Totale dei disoccupati: Lavoro e retribuzioni > Offerta di lavoro > Disoccupazione > Disoccupati – dati trimestrali destagionalizzati > Ripartizioni.