Ospite ad In Onda, Alessandro Di Battista si lancia in un j’accuse contro la Lega Nord rea, a suo dire, di aver approvato delle “porcate” durante gli anni di governo con Forza Italia. Nella dichiarazione in questione, critica il supporto che il partito, allora guidato da Bossi, diede all’intervento in Iraq. Avrà ragione?



Iraq: oggi






Di Iraq oggi se ne sente molto parlare per via dell’Isis, il Califfato islamico che starebbe ridisegnando i confini del Medio Oriente. Nonostante la coalizione volta a contrastarlo, ad oggi, l’Isis copre un considerevole territorio che si estende tra Iraq e Siria (e di cui abbiamo parlato in quest’analisi).



Trattiamo la prima parte della dichiarazione a mo’ di approfondimento, poiché esula dal campo d’azione del fact-checking. Facciamo riferimento al monitoraggio effettuato dall’Ong Human Rights Watch, dal cui sito si apprende che il combattimento in corso tra le milizie dell’Isis, le forze governative e la coalizione internazionale ha portato come risultato almeno due milioni di sfollati interni. Human Rights Watch accusa l’Isis per le efferatezze commesse: attentati terroristici, esecuzioni sommarie, matrimoni forzati e violenze a sfondo sessuale. Anche le forze di sicurezza irachene, però, non sono esenti da critiche, colpevoli di arresti arbitrari, sparizioni forzate e atti di tortura.



Per completezza di informazioni, consigliamo di dare uno sguardo anche ai rapporti di altre organizzazioni, tra cui Freedomhouse e l’Institute for the Study of War. Freedomhouse inserisce l’Iraq tra i casi più problematici, classificandolo come un Paese non libero. La situazione all’interno, come si legge nel rapporto, sarebbe ulteriormente deteriorata a causa dell’avanzata dell’Isis. Tale tesi è confermata anche in uno degli ultimi rapporti dell’ISW dove si parla di un vero e proprio “security gap” che favorirebbe l’avanzata dell’Isis. Jessica Lewis, research director all’ISW e veterana dell’esercito statunitense (ha prestato servizio in Afghanistan e proprio in Iraq) ha un tono ancora più funereo: “Stiamo perdendo l’Iraq”. Per questo suggerisce l’intervento delle forze speciali americane.



Iraq: ieri



Come visualizzato nella linea del tempo del Council on Foreign Relations, era il marzo del 2003 quando la “coalizione dei volenterosi” guidata dagli Stati Uniti lanciò l’intervento armato contro il regime di Saddam Hussein, accusato di nascondere e sostenere militanti di al Qaida e di possedere armi di distruzione di massa.








Come spiega il Servizio Studi della Camera dei deputati, l’Italia non prende parte al conflitto armato. In un comunicato del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica viene dato conto degli esiti di una riunione del Consiglio Supremo di Difesa svoltasi il 19 marzo 2003, nel corso della quale era stata compiutamente definita la posizione dell’Italia quale Stato non belligerante. L’Italia attenderà la fine della guerra, dichiarata da Bush il 1 maggio del 2003, per fornire una missione di stabilizzazione e supporto post-bellico denominata Antica Babilonia. L’intervento, inserito nel quadro più generale della IV fase dell’operazione “Iraqi Freedom”, mirava “a garantire quella cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività d’intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali.”



Come ha votato la Lega?



Bisogna guardare l’iter dell’atto parlamentare 4154 presentato su iniziativa governativa nel luglio 2003. Dopo il via libera ottenuto alla Camera, il 31 luglio il Senato ha approvato in via definitiva l’atto che verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale come legge 1 agosto 2003/219.



In quell’occasione, i senatori della Lega Nord hanno votato compattamente con quelli di Forza Italia e Alleanza Nazionale : l’atto viene quindi approvato con un totale di 139 voti favorevoli su 220 votanti. Come viene riportato nella scheda del Senato, oltre ai senatori del centrosinistra, solo quelli del Gruppo Misto voteranno contro.



Il nostro Verdetto



Stabilire un nesso causale tra l’intervento militare e l’attuale situazione in Iraq è un po’ azzardato. Alcuni studiosi infatti affermano che anche l’accordo di Sykes Picot del primo dopoguerra ha concorso all’instabilità della regione. Siglato nel 1916, l’accordo Sykes-Picot ha stabilito le future zone di influenza e di controllo dell’Impero britannico e della Francia sui territori mediorientali dello sconfitto Impero ottomano. Se quindi la prima parte della dichiarazione resta difficile da verificare in maniera definitiva, la seconda è fuori da ogni dubbio: la Lega ha decisamente votato a favore dell’intervento italiano in Iraq. “Vero” per Di Battista!