Che Renzi abbia un debole per l’inventore nostrano è cosa nota: non è la prima volta infatti, che il Presidente del Consiglio cita Meucci per tessere le lodi degli italiani che hanno dato il proprio contributo a favore dell’innovazione a livello globale. Stavolta torna a farlo in occasione del suo intervento alla nuova sede dell’Alcatel-Lucent, visita meglio conosciuta come quella accompagnata dal “lancio delle uova“.
Primi passi
Nato a Firenze nel 1808, Meucci studia ingegneria meccanica all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Lavorando come tecnico di scenografia al Teatro la Pergola, il giovane Meucci inventa un rudimentale sistema per facilitare la comunicazione tra colleghi. Nel 1830 si trasferisce a Cuba per studiare nuovi metodi per curare le malattie attraverso elettroshock. E’ in questa occasione che scopre che il suono può essere trasmesso attraverso un filo di rame in presenza di impulsi elettrici.
New York ed il brevetto
A seguito di questa intuizione, nel 1850 si trasferisce a New York con la speranza di dare un seguito concreto alla sua scoperta. Nel 1860 rivela un nuovo sistema di comunicazione al pubblico collegando la stanza di sua moglie, afflitta da paralisi, con il suo laboratorio. Sfortunatamente, le difficoltà economiche in cui versa Meucci non gli permettono di pagare i 250 dollari necessari per brevettare la sua invenzione – il “teletrofono” – e di conseguenza, nei primi anni ’70, decide di inviare la sua invenzione alla compagnia di telegrafi “Western Union”. Tuttavia quest’ultima non risponderà mai all’inventore fiorentino (probabilmente per ostacoli linguistici: sembra che Meucci avesse un livello di inglese alquanto limitato) il quale, nel 1874, decide di chiedere che gli vengano restituiti i materiali inviati. Materiali che, secondo la Western Union, erano andati persi.
L’entrata in scena di Bell
Solo due anni dopo, nel 1876, lo scozzese naturalizzato americano Alexander Graham Bell ottiene il brevetto per l’invenzione di Meucci: di conseguenza quest’ultimo decide di denunciarlo. Purtroppo però, nel 1889, mentre il processo stava procedendo a favore dell’italiano (la Corte Suprema si era dimostrata disposta a sentire il caso e ad accettare le accuse di frode contro Bell), Meucci muore nelle stesse condizioni economiche che gli avevano impedito di brevettare la sua invenzione.
La riabilitazione di Meucci
Nel 2002, proprio come affermato dal Presidente del Consiglio, il Congresso americano riconosce la paternità di Antonio Meucci, e ufficializza l’attribuzione di una delle più grandi invenzioni del diciannovesimo secolo – il teletrofono, meglio noto come il telefono – all’inventore fiorentino: “Vero”.