Graziano Delrio rilancia il tema dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, di cui ci siamo già occupati in diverse analisi.



La Strategia di Lisbona

I livelli minimi di cui parla Delrio in questa dichiarazione sono definiti nella Strategia di Lisbona: un programma di riforme economiche approvato nella capitale portoghese dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea nel 2000, che mirava a fare dell’Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Che cosa c’entra la Strategia di Lisbona con gli asili nido? Forse non lo sapete, ma oltre a ricerca, innovazione, tassi di occupazione, imprenditorialità e quant’altro, si parla anche di asili nido, fissando agli allora 27 Stati membri l’obiettivo di raggiungere entro il 2010 la quota del 33% di posti disponibili per i bambini al di sotto dei tre anni.



La realtà italiana

Lo scorso 25 luglio l’Istat ha pubblicato il nuovo rapporto sull’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia, relativa all’anno scolastico 2012/2013. Tale dossier resta ancora oggi la fonte più aggiornata nel settore.






Per verificare la dichiarazione di Delrio consideriamo due aspetti: la percentuale di utenza presa in carico e la copertura territoriale del servizio. Per quanto riguarda il primo fattore, l’Istat dà ragione a Delrio, definendo “forti le differenze territoriali”. Infatti i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai Comuni variano dal 3,6% dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5% al Centro.



Per quanto riguarda il secondo, l’immagine a destra parla da sola. La percentuale dei Comuni che garantiscono la presenza del servizio varia dal 22,5% al Mezzogiorno al 76,3% al Nord-Est.



Insomma, a prescindere da dove si voglia guardare, Delrio ha, in questo caso purtroppo, ragione: le differenze tra meridione e settentrione sono marcate, a svantaggio del primo. “Vero”!