Renato Brunetta ritorna sul risultato elettorale dello scorso febbraio, ma i suoi dati sono corretti?
Lo possiamo verificare facilmente consultando l’archivio storico delle elezioni del Ministero dell’Interno. Alla Camera – dove si ottiene il premio di maggioranza del Porcellum – la coalizione di centrosinistra (Partito Democratico + Sinistra Ecologia e Libertà + Centro Democratico + Sudtiroler Volkspartei) ottenne 10.049.393 voti, pari al 29,55% dei consensi. Dall’altra parte, la coalizione di centrodestra (Popolo della Libertà + Lega Nord + Fratelli d’Italia + La Destra + Grande Sud-MPA + Moderati in Rivoluzione + Partito Pensionati + Intesa Popolare + Liberi per un’Italia Equa) si fermò a 9.923.600 voti, pari al 29,18%i. La differenza in termini percentuali è esattamente dello 0,37%, come affermato da Brunetta, mentre in termini assoluti si tratta di 125.793 voti, poco sotto i 140 mila voti citati.
Tanto bastava, secondo i meccanismi del Porcellum bocciati dalla Consulta, a garantire il premio di maggioranza di 148 deputati alla Camera, così ripartiti: 126 al Pd, 13 a Sel, 7 al Cd e 2 alla Svp. Tuttavia, in seguito alla decisione di formare un governo di larghe intese con il centrodestra, Sel decise di passare all’opposizione, nonostante avesse contribuito, con oltre 1 milione di voti, ad assicurare il premio di maggioranza al Pd.
La ricostruzione è dunque corretta e Brunetta conquista un “Vero”. A conclusione dell’analisi aggiungiamo che forse sarebbe utile ricordare all’esponente forzista, che sembra non apprezzare le conseguenze della legge elettorale, che il Porcellum è stato introdotto dal governo Berlusconi nel 2005.