Ignazio Marino porta avanti la sua battaglia per la depenalizzazione delle droghe leggere, appellandosi ai risultati ottenuti da una serie di referendum abrogativi proposti dal Partito Radicale nel lontano 1993. Il 18 aprile di quell’anno agli italiani furono sottoposti ben 8 quesiti, di cui uno intitolato “Abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe”.



Il quorum fu raggiunto: votarono circa 39 milioni di persone (76,98%), con una vittoria abbastanza netta dei “Sì”. 19 milioni di votanti si espressero a favore (55,36%) contro 15 milioni che scelsero per il “No” (44,64%).



In seguito, a cambiare la legislazione in materia ci ha pensato il decreto legge 21 febbraio 2006 n. 49 (conosciuto come la legge Fini-Giovanardi), salvo parere di incostituzionalità da parte della Consulta che ne ha causato l’abrogazione.



Qual è lo stato dell’arte? Ad oggi il campo della coltivazione di Cannabis a stretto uso personale rimane controverso. Ufficialmente vengono depenalizzati solo la coltivazione ad uso sperimentale di istituti di ricerca. Attualmente quindi il reato è ancora perseguibilie, lasciando ai decreti attuativi del governo maggiori sviluppi.