Silvio Berlusconi rivendica la costituzione, nell’ambito della legislatura presieduta dal suo governo, di un nuovo servizio, quello fornito dai poliziotti (o carabinieri) di quartiere. La questione era stata soltanto accennata in una nostra precedente analisi, tanto che questa più recente dichiarazione fornisce lo spunto per il dovuto approfondimento.



Il “Piano per la difesa dei cittadini”, parte integrante del “Contratto con gli italiani” del 2001 tra lo stesso Berlusconi e gli elettori, si componeva di una promessa specifica relativa all’istituzione della figura del poliziotto di quartiere. La vittoria elettorale della Casa delle Libertà nel 2001 dava avvio alla messa in attuazione del Piano, volto a garantire sicurezza e tranquillità alla cittadinanza. Per il loro servizio i poliziotti di quartiere venivano dotati anche di computer palmare e telefono cellulare per rispondere in tempo reale alle esigenze dei cittadini.



Il progetto partiva ufficialmente in data 18 dicembre del 2002 in 28 province con successiva estensione al territorio nazionale. L’apposita informativa della Polizia di Stato informava che, a partire dal 16 gennaio 2006, il numero complessivo dei poliziotti e carabinieri di quartiere saliva a 3.071, destinati a coprire 748 zone .



Se l’ex Presidente del Consiglio inquadra correttamente l’origine del corpo di polizia, ulteriori e controverse discussioni derivano ancora oggi dall’efficacia reale del progetto Dopo sette anni – secondo un’indagine della Corte dei Conti – ne sono entrati in servizio soltanto 3.894: precisamente, 2.274 poliziotti e 1.620 carabinieri (pag. 22 del documento), con un trend che segna una sensibile diminuzione, per ciascun anno, del personale impiegato (pag. 20). È esplicita dunque la carenza relativa all’insufficienza numerica dei soggetti impiegati, requisito essenziale per la buona riuscita del Piano (pag. 30).



Precisi, in ogni caso, i termini della dichiarazione di Silvio Berlusconi.