Dopo le grandi conferenze internazionali a Matteo Renzi piace sottolineare che il nostro Paese ha un ruolo importante sul palcoscenico internazionale. E’ vero, ma fino a un certo punto. E infatti già in seguito alla riunione Ue-Unione Africana era scivolato sul peso dei nostri finanziamenti alle Nazioni Unite e sul numero di caschi blu.
Partiamo dai caschi blu. Dai numeri disponibili sulla sezione del sito delle Nazioni Unite dedicato al peacekeeping troviamo il numero totale di unità (tra truppe, esperti militari e ufficiali di polizia) dedicate all’Onu dai vari Paesi. L’Italia non è tra i primissimi Paesi; si colloca infatti al 22° posto con 1.378 caschi blu. Visto il contesto (la conferenza stampa si teneva dopo la riunione del G7), forse Renzi vuole fare il confronto tra i Paesi del G7. In quel caso avrebbe ragione. Scorrendo la classifica effettivamente vediamo che l’Italia è prima, seguita dalla Francia (954 caschi blu) e dal Regno Unito (285) – molto indietro rispetto al nostro Paese – Giappone (271), Germania (268), Usa (140) e Canada (120). Tuttavia, avendo tralasciato questa precisazione, sembra che il Premier voglia far intendere che siamo tra i primissimi in assoluto, cosa decisamente non vera. Come si può vedere nel grafico in basso, la top 10 è occupata tutti da Paesi in via di sviluppo.
Proviamo a fare altre ipotesi: forse Renzi intendeva “contributori” in termini finanziari. Guardando i c.d. “assessed contributions” ovvero i contributi obbligatori, l’Italia figurava nel 2013 tra i primi 10 finanziatori delle operazioni di peacekeeping. Ugualmente però riteniamo che non sia preciso definirci tra i “primissimi”, non tanto per la posizione in assoluto (7° su 193 Paesi) quanto per il peso relativo del nostro contributo. Si ferma infatti al 4,5%, il che equivale a meno di un ventesimo del totale e circa il 40% in meno del contributo francese (questi fondi non includono i contributi volontari che alcuni Paesi scelgono di assegnare alle agenzie dell’Onu, ma nel caso del Dpko questi sono una parte esigua del totale).
Renzi fa bene a segnalare che il contributo italiano al mantenimento della pace attraverso lo strumento dell’Onu è importante, ma ne esagera le proporzioni, soprattutto se si riferisce al numero di truppe. Da un Premier appena uscito da un summit internazionale ci si aspetta un po’ di precisione in più: “Nì”.