Il tutto nasce con la riforma previdenziale del dicembre 2011 (decreto legge 201/2011 convertito nella legge 214/2011) che, tra le altre misure, prevede l’innalzamento dell’età pensionabile. Chi ha lasciato il proprio lavoro poco prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, magari con accordi sindacali particolari e con incentivi aziendali, contando su una pensione nell’arco di pochi anni, ha visto, infatti, spostarsi in avanti nel tempo il pensionamento e di conseguenza si è trovato in un limbo: difficilmente può tornare al lavoro ma allo stesso tempo non può nemmeno accedere al trattamento pensionistico nei tempi che aveva preventivato. Come precisato anche lo scorso giugno durante il suo intervento al Senato, il ministro del Lavoro, al termine esodati, preferisce quello di “lavoratori che meritano, pur con costi per la collettività, di essere salvaguardati dagli effetti del recente inasprimento dei requisiti per il pensionamento”; da qui il vocabolo “salvaguardati”. Come precisa Elsa Fornero, “per mitigare gli effetti della riforma ci si è proposti fin dall’inizio di salvaguardare i precedenti requisiti pensionistici nei confronti di chi avesse conseguito i requisiti del previgente ordinamento entro il 31 dicembre 2011, e di chi, prossimo al pensionamento, avesse perso o lasciato il suo lavoro proprio per accedervi in un arco temporale ragionevole. In questo secondo caso, proprio perché il diritto alla pensione non era ancora maturato, non si tratta però di garantire diritti acquisiti. […] La finalità primaria della norma di salvaguardia è pertanto quella di evitare che lavoratori ormai privi di lavoro perché prossimi al pensionamento si trovino senza alcuna copertura reddituale”.


In una prima istanza, dopo consultazioni con Inps e Rgs, si era stimata la presenza di circa 50.000 lavoratori da salvaguardare; con il Decreto Fornero pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 luglio 2012 tale numero fu poi aumentato a 65.000 per garantire un margine di flessibilità. La stessa Fornero riconosce che si tratta di “una platea, peraltro, ben difficile da quantificare in mancanza di un registro unico degli accordi sul territorio nazionale, e dei necessari dati relativi ai requisiti anagrafici e contributivi dei lavoratori” (a pagina 4 dell’intervento si possono trovare in dettaglio le diverse categorie di lavoratori incluse in questo computo). Come si legge in questo articolo del Sole 24 Ore, l’Inps ha già inviato a questi lavoratori le lettere in cui viene certificato il loro diritto alla pensione. Si tratta di un onere che verrà coperto dall’insieme dei risparmi generati dalla riforma Fornero (articolo 24 del dl 201/2011 «Salva Italia»), complessivamente cifrati dalla Ragioneria Generale dello Stato in 77 miliardi nel medesimo periodo. 


Con il decreto attuativo della misura contenuta nella legge di spending review, è stato aggiunto un secondo scaglione di “salvaguardati” pari a 55.000 unità. Il già citato articolo del Sole scrive che “questo secondo gruppo, che pure maturerà il diritto alla pensione negli anni 2014-2020, assorbirà una maggiore spesa previdenziale complessiva, sempre nel periodo e in termini cumulati, di 4,1 miliardi. Si tratta, in questo caso, di risorse coperte con una parte dei tagli della spending review (articolo 22 del dl 95/2012). In questo caso, quindi, non sono messe in campo risorse che provengono dallo stesso ambito di spesa (le pensioni) ma dai tagli sulla spesa delle amministrazioni, che dovranno essere quindi confermati nella loro strutturalità negli anni a venire”. 


In effetti sono stati aggiunti altri circa 10.000 lavoratori connessi al meccanismo della finestra mobile 2010 introdotta dall’ex-ministro Sacconi (una sintesi dei tre provvedimenti è consultabile qui). Il solito articolo del Sole ci informa che “si tratta di altre 10.300 posizioni che pure, al termine delle’istruttoria Inps, riceveranno la missiva che certifica il diritto alla pensione. Qui la spesa è minore: 554 milioni cumulati entro il 2020, e trova un’altra copertura a sè che rientra nell’ambito previdenziale. Le risorse verranno reperite con la deindicizzazione, per l’anno 2014, delle fasce di trattamenti pensionistici superiori a 6 volte il minimo. Si tratta, anche in questo caso, di effetti contabili a legislazione vigente su un arco temporale ampio (8 anni) e quindi esposti al «rischio politico» di modifiche ulteriori che, se dovessero arrivare, dovranno essere compensate per garantire i nuovi diritti acquisiti.”


Fin qui, abbiamo analizzato il numero di esodati (ministro, ci scusi il termine) riconosciuti e salvaguardati dal governo. A dispetto delle ottime intenzioni del ministro, fin dagli albori della questione si è scatenata una vera e propria guerra dei numeri in quanto l’Inps avrebbe poi alzato l’asticella fino a 390 mila, allargando di qualche mese l’orizzonte temporale previsto dal primo decreto, come si può leggere in questo articolo de La Stampa. Risulterebbero tutelate, quindi, 130.300 persone a fronte di un problema che ne tocca più del triplo.


Secondo Elsa Fornero, però, si tratterebbe di dati parziali – poichè non contengono tutti gli accordi di mobilità i cui effetti si perfezioneranno nei prossimi anni – e fuorvianti perché individuano un insieme eterogeneo di soggetti costituenti la base dati entro la quale è stato individuato il contingente effettivo dei 65.000 lavoratori salvaguardati con il decreto, come si può leggere a pagina 4 del suo intervento in SenatoAl documento anticipato dall’Ansa è, infatti, seguita una precisazione da parte dell’Istituto nella quale si sottolinea che “i documenti tecnici dell’Inps hanno consentito al Ministero di formulare il decreto con la salvaguardia prevista per i 65.000 lavoratori per i prossimi 24 mesi e per alcune categorie anche oltre i 24 mesi” e che “non ha fornito stime diverse o ulteriori”.


Allo stato attuale, l’unica cosa certa, relativamente agli esodati, è che non esistono ancora dati ufficiali inconfuntabili, bensì stime soggette a continue critiche e confutazioni. Alfano, che dovrebbe mostrare un po’ più di precisione e meno opportunismo politico nel maneggiare queste cifre, ha ragione nell’affermare che le misure del governo lasciano scoperti un numero imbarazzante di lavoratori ma non azzecca la quantità. Pagella Politica classifica quindi, questa dichiarazione con un “Ni”!


P.S.: per dovere di cronaca informiamo i lettori che la scorsa settimana il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero ha definito, d’intesa con il ministro dell’Economia e delle Finanze, un nuovo decreto in favore dei lavoratori salvaguardati, ai quali verrà applicata la precedente normativa in materia di requisiti e decorrenze del trattamento pensionistico. Il decreto, inviato alla Camera e al Senato per l’esame da parte delle competenti commissioni parlamentari, prevede la salvaguardia per un numero complessivo di 10.130 lavoratori, che si aggiungono alle platee di lavoratori già individuati dai precedenti provvedimenti. Ad ogni modo, Alfano ha rilasciato questa dichiarazione prima della definizione di questo decreto, pertanto abbiamo deciso di escluderlo dal conteggio totale.