In una intervista rilasciata al quotidiano L’Unità, il ministro della Giustizia interviene sul tema annoso delle carceri, in particolare sulla recidività. Il nostro fact-checking quindi, si è indirizzato verso l’ultimo dato ufficiale a cui siamo riusciti a risalire, derivante da una conferenza stampa di presentazione di uno studio sul rapporto tra carceri e recidività. l’analisi, incaricata dall’ex ministro della Giustizia Paola Severino, è stata avviata a fine 2012 e in occasione della succitata conferenza stampa l’ex Guardasigilli ha illustrato i dati raccolti.
Dal report si evince che su un totale di 66.568 detenuti, gli italiani e gli stranieri senza alcuna condanna precedente erano 29.215, circa il 43,88% dell’intera popolazione carceraria. Limitando la ricerca ai soli nostri connazionali, nel 2012 avevamo il 67,2% dei detenuti recidivi, ossia coloro i quali avevano già subìto precedenti incarcerazioni. Tale percentuale si avvicina molto al 75% citato da Andrea Orlando.
Aggiungiamo che il ministro si riferisce solo al numero di italiani recidivi, ignorando il dato totale, ossia quello che comprende il numero degli stranieri. Includendo questi ultimi, infatti, si avrebbe una percentuale di recidivi più bassa, pari a 56%. Non solo. Il numero di recidivi diminuisce drasticamente se si guarda alle condanne in via definitiva: su un totale di 38.512 detenuti, soltanto per 13.818 si sono registrate precedenti condanne, il 36% del totale.
Infine specifichiamo che, relativamente agli stranieri, l’incidenza di recidività risulta più difficile da calcolare visto che, come si legge dalle slide della Severino, si incontrano verosimilmente maggiori difficoltà di identificazione rispetto agli italiani.
Per completezza di informazione, chiudiamo l’analisi con un dato legato alla recidività, ossia la capacità di reinserimento dei detenuti nella società. Qui i dati parlano abbastanza chiaro: nel 2013 solamente il 23% di essi lavorava. Tale dato è da considerarsi molto preoccupante se si considera che, scontando la pena in maniera alternativa, si abbassa la possibilità di recidiva al 19%.
A conclusione dell’analisi possiamo sostenere che il ministro Orlando ha peccato di imprecisione. E’ vero che il numero di recidivi nelle nostre carceri è molto alto ma il dato del 75% vale solo – anche se in maniera molto limitata – per i detenuti italiani. “Nì” da Pagella Politica.