Per la prima volta nella sua lunga storia politica, Berlusconi non è stato il protagonista di una campagna elettorale. Ciononostante l’ex Cavaliere ha combattuto e menato fendenti in tutte le trasmissioni televisive a cui ha partecipato, unendosi al coro di critiche che piovono addosso alle istituzioni europee da tutto l’arco politico nazionale.



La storia del Parlamento Europeo (Pe) su due sedi in realtà non è proprio nuova: è uno dei temi preferiti di Grillo, che in un’intervista a SkyTG24 ha denunciato la pratica di spostare le attività parlamentari da Bruxelles a Strasburgo una volta al mese.



Come abbiamo già specificato nella nostra precedente analisi, infatti, il Pe si trova attualmente dispiegato su tre località diverse (e non due), come si può leggere sul sito ufficiale:



– una sede a Bruxelles (Belgio) dove i parlamentari risiedono per la maggior parte del tempo e dove si svolgono le riunioni delle commissioni;



– una sede a Strasburgo (Francia), dove avvengono sessioni plenarie una volta al mese;



– una sede in Lussemburgo dove si trovano gli uffici del “Segretariato generale” del Parlamento Europeo, ovvero il responsabile amministrativo dell’istituzione.



Il costo complessivo dell’intera istituzione, come dice Berlusconi, ammonta a 1,76 miliardi di euro per il 2014, come specificato dal bilancio approvato per quest’anno (pag. 9).



Ma perché il Pe deve mantenere tutte queste sedi? Non basterebbe centralizzare tutte le attività in una sola città? L’assurdità del Parlamento-idra (il mostro della mitologia greca raffigurato con molte teste) risale al 1992, quando i leader degli allora 12 Stati membri decisero di tenere le sedute plenarie nella città renana piuttosto che nella capitale belga. Da allora si sono levate moltissime critiche sui costi e gli sprechi generati dal trasferimento mensile, anche se il vero punto di rottura giunse nel 2002, quando il segretario generale (nella sua sede in Lussemburgo, tra l’altro) decise di investigare sull’entità del risparmio che si sarebbe realizzato se si fossero centralizzate le sedi. Studio ricomparso poi in una risoluzione dello stesso Pe del novembre 2013, che specificava come “i costi aggiuntivi annuali derivanti dalla dispersione geografica del Parlamento sono compresi tra 156 milioni di EUR e 204 milioni di EUR”. La risoluzione è stata votata a larghissima maggioranza dai deputati (483 a favore, 141 contrari, 34 astenuti).



Tirando le somme, se si centralizzassero le attività parlamentari nella sola Bruxelles si risparmierebbero probabilmente dai 150 ai 200 milioni di euro l’anno (non un miliardo ed oltre come sembra quasi voler suggerire Berlusconi). Ipotizziamo, infatti, che nel 2014 la centralizzazione a Bruxelles fosse già avvenuta – agli 1,76 miliardi di euro previsti nel bilancio avremmo potuto sottrarre 200 milioni di euro – 1,56 miliardi di euro.



Ricordiamo infine a Berlusconi che l’attuale dislocazione geografica del Pe è sancita dai trattati istitutivi dell’Unione, che per essere modificati richiedono l’approvazione unanime di tutti gli Stati membri. Inutile dire, come abbiamo specificato in altre analisi, che la Francia difficilmente rinuncerà ai benefici economici che le provengono dalla migrazione dei parlamentari sulle sponde del Reno, e che la maggioranza schiacciante in Parlamento a favore di una concentrazione delle sedi non ha nessun potere vincolante sullo svolgimento delle trattative.



In ogni caso, la dichiarazione del leader di Forza Italia è sostanzialmente corretta, nonostante sembri implicare che il costo del Parlamento superi il miliardo di euro proprio per via della sua dispersione geografica (ma non ne siamo sicuri). Gli diamo il beneficio del dubbio, ma non può per questo ambire al massimo dei voti. “C’eri quasi”.