L’8 aprile Mara Carfagna, deputata di Forza Italia, ha scritto sulla sua pagina Facebook che «l’Olanda (…) è un paradiso fiscale»all’interno dell’Unione europea.
Andiamo a vedere se è vero.
I vantaggi fiscali nei Paesi Bassi
Quando si parla di “paradisi fiscali” normalmente si fa riferimento a quei Paesi che offrono un trattamento fiscale privilegiato, rispetto agli altri Stati, per attrarre capitali stranieri.
I Paesi Bassi – anche detti impropriamente Olanda – ricadono in effetti, come vedremo nel corso della nostra analisi, in questa definizione.
Il suo regime di tassazione delle società è infatti talmente favorevole da attrarre, riportava nel 2018 lo stesso governo olandese, 15 mila società “cassetta delle lettere” nel Paese. Con questa espressione si intendono, come spiegava Il Sole 24 Ore in un articolo del dicembre 2018 dedicato alla questione, quelle società che non hanno personale e una reale attività nei Paesi Bassi, ma solo la propria sede legale.
Il citato articolo del Sole 24 Ore sintetizzava poi in una tabella i diversi vantaggi che hanno le società che decidono di stabilire la propria sede legale nei Paesi Bassi, dalla tassazione dei dividendi a quella delle royalty (i diritti del titolare di un brevetto o di una proprietà intellettuale), da quella delle plusvalenze create dalla cessione di azioni a quella degli interessi.
Queste caratteristiche del sistema fiscale olandese sono state criticate anche dall’Unione europea, che nel suo Country Report del giugno 2019 ha sottolineato come «l’elevato livello dei dividendi, delle royalty e degli interessi versati tramite i Paesi Bassi indica che la normativa tributaria del Paese è impiegata dalle imprese impegnate nella pianificazione fiscale aggressiva». Cioè, in parole semplici, il regime olandese è talmente vantaggioso che le imprese multinazionali, e non solo, se ne approfittano per pagare quanto meno tasse possibile.
Ai Paesi Bassi l’Ue ha chiesto di rimediare a questa situazione e, come confermano sia le istituzioni europee sia il governo olandese, alcune contromisure sono state prese, anche se la loro entrata in vigore – soprattutto per quanto riguarda la tassazione di interessi e royalty – è prevista a partire dal 2021.
Secondo quanto si legge nelle Raccomandazioni del Consiglio dell’Ue ai Paesi Bassi del giugno 2019, «l’annuncio di un programma di riforma in materia di fiscalità, con l’introduzione di ritenute d’imposta sui pagamenti di royalty e interessi in caso di abuso o di pagamenti verso Paesi a basso tasso di imposizione, rappresenta un passo avanti per ridurre la pianificazione fiscale aggressiva e dovrebbe essere attentamente monitorato».
In attesa di verificare gli effetti delle riforme annunciate, che i Paesi Bassi siano ad oggi considerati un paradiso fiscale lo testimonia, oltre ai fatti appena visti, anche una posizione ufficiale presa dal Parlamento europeo. La Commissione speciale sui crimini finanziari, evasione ed elusione fiscale dell’istituzione comunitaria ha infatti inserito, a febbraio 2019, i Paesi Bassi tra gli Stati che hanno le caratteristiche del paradiso fiscale e che facilitano la pianificazione fiscale aggressiva da parte delle imprese. Insieme ai Paesi Bassi troviamo Belgio, Cipro, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo e Malta.
Quanti soldi “sottraggono” i Paesi Bassi al resto dell’Unione europea?
Appurato che l’accusa ai Paesi Bassi di essere un paradiso fiscale è, ad oggi, fondata, andiamo a vedere a quanto ammontano i capitali che il regime vantaggioso olandese sottrae al fisco degli altri Stati dell’Unione europea.
Secondo il Parlamento europeo, che ha approvato le conclusioni della Commissione speciale sopra citate, il regime adottato dai Paesi Bassi impone agli altri Stati dell’Unione europea un costo netto ogni anno di 11,2 miliardi di euro. Queste sono tasse che le imprese, in particolare multinazionali, dovrebbero pagare nella Ue e invece – grazie ai vantaggi che assicura la tassazione nei Paesi Bassi – restano nelle casse delle società private.
Il danno per l’Italia, derivante dalla pianificazione fiscale aggressiva delle imprese, è stato stimato nel 2019 dal presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli in 5-8 miliardi di euro all’anno. Questo danno, bisogna evidenziare, non deriva solo dal regime fiscale olandese ma da quello di tutti i paradisi fiscali nel complesso.
Il verdetto
Mara Carfagna (Fi) ha sostenuto che l’Olanda sia un paradiso fiscale. L’affermazione è corretta: il regime fiscale olandese per le società attrae sul suo territorio migliaia di imprese, tra cui molte multinazionali, che ne approfittano per pagare molte meno tasse di quanto non dovrebbero fare nella grande maggioranza degli altri Stati membri dell’Ue. Il danno stimato agli Stati dell’Unione, a causa del regime vantaggioso olandese, è di oltre 10 miliardi di euro all’anno.
Il Parlamento europeo ha criticato questo regime olandese, ritenendo abbia le caratteristiche tipiche dei paradisi fiscali, e la Ue ha chiesto ai Paesi Bassi di modificarlo. Alcuni cambiamenti sono stati approvati, entreranno in vigore nel 2021 e si vedrà quindi nel futuro con quale impatto.
In ogni caso per Carfagna un “Vero”.
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