La Carta delle Nazioni Unite è il documento fondamentale per i processi di lavoro dell’Onu, incluse le missioni di peacekeeping. Nonostante il peacekeeping non venga menzionato esplicitamente nel testo del documento, esso rappresenta uno degli stumenti principali utilizzati dalla organizzazione per “proteggere le prossime generazioni dal flagello della guerra“, garantendo la pace e la stabilità a livello internazionale. È principalmente al Consiglio di Sicurezza che viene assegnata questa responsabilità, che ha il potere di utilizzare le misure necessarie per ottenere la pace e la sicurezza, tra le quali il dispiegamento di una missione di peacekeeping.



Il Consiglio di Sicurezza ha, negli ultimi anni, fatto riferimento al Capitolo VII della Carta, che tratta le “azioni di pace, le violazioni di pace e gli atti di agressione” per autorizzare il peacekeeping dove lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, come è avvenuto per esempio nella Repubblica Democratica del Congo con la missione Monusco, stabilita nel 2010.



La missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) venne originariamente stabilita, nel 1978, con due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza (risoluzione 425 del 1978 e 426 del 1978). Una terza risoluzione, la 1701 del 2006, che risale al conflitto tra Israele e Hezbollah del 2006, ha potenziato il mandato della missione. Per sapere di più sul mandato Unifil, clicca qui.



Veniamo ora alla Russia. In quanto uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, la Russia ha il diritto di veto su qualsiasi decisione presa dal Consiglio. Il 19 luglio di quest’anno, Russia e Cina hanno posto il veto (il terzo dall’inizio del conflitto siriano) su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che minacciava sanzioni economiche su Damasco se il regime non avesse fermato le violenze. Senza entrare nei dettagli dei rapporti russo-siriani, è evidente che il potere di veto russo presenta un ostacolo da superare nel contesto del Consiglio di Sicurezza Onu che, con i diversi tentativi di passare risoluzioni contro il regime di Bachar al Assad, sta tentando – seppur con scarsi risultati – di porre fine alla guerra siriana. Terzi ha quindi ragione nel constatare che un coinvolgimento della Russia è essenziale se si vuole trovare una soluzione alla crisi.



Buona quindi la lezione del ministro sulle missioni di peacekeeping e la situazione attuale nel Consiglio di Sicurezza, per la quale si merita un “Vero”.